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martedì 19 marzo 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Lettera a mio nipote di due mesi

di Adolfo Santoro - sabato 23 aprile 2022 ore 07:30

Caro Theo, ti scrivo per darti il benvenuto. “Benvenuto, raggio di sole”, ti canterebbe Francesco De Gregori, “a questa terra di terra e sassi, a questi laghi bianchi come la neve sotto i tuoi passi, a questo amore, a questa distrazione, a questo carnevale, dove nessuno ti vuole bene, dove nessuno ti vuole male.”. Ed il “nessuno ti vuole bene, nessuno ti vuole male” può anche essere letto, da una visione profonda, come “Nessuno ti vuole bene, Nessuno ti vuole male”, per cui diventa tua responsabilità scegliere il Nessuno cui fare riferimento.

Hai due mesi e il tuo sistema visivo è quasi abbastanza maturo da poter iniziare a cogliere il sorriso negli occhi di tua mamma e di rispondere a quel sorriso con un sorriso. Ricordati: il sorriso nasce dal fondo degli occhi e dall’interno si irradia negli occhi, sulle guance, nel naso, nelle orecchie, nella bocca ed arriva ad allargare la gola! Comprendi: il sorriso è la base della tua responsività alla Vita, da cui si sviluppa la tua responsabilità!

Hai due mesi e già un passato! Quello dei tuoi genitori e delle loro famiglie, quello delle loro culture, quello del posto dove sei nato. Ed ancora, il passato del momento della tua concezione e il passato della gravidanza di voi tre; tu, impiantato nella placenta di tua mamma, come un seme che boccia in fiore sulla terra che lo nutre. Ed ancora il passato di quando sei venuto alla luce e sei diventato un animale. Hai sentito i tuoi genitori che, al di là dell’interferenza dell’istituzione-ospedale, ti sussurravano “Benvenuto al mondo, Theo, ti stavamo aspettando. Siamo così felici che tu sia qui. Ti abbiamo preparato un posto particolare dove vivere. Ci piaci così come sei. Non ti lasceremo mai, non importa cosa succederà. Con noi i tuoi bisogni saranno soddisfatti. Ti daremo tutto il tempo di cui necessiti per soddisfare i tuoi bisogni. Siamo così contenti che tu sia un maschietto. Vogliamo prenderci cura di te e siamo pronti a farlo. Ci piace darti da mangiare, farti il bagno, cambiarti e trascorrere il tempo con te. In tutto il mondo non c’è mai stato un altro come te. La vita ha sorriso quando sei nato.”.

Bada, Theo! I tuoi genitori non saranno, probabilmente, così perfetti come queste parole suggeriscono: anche loro sono, probabilmente, attraversati dai rapporti irrisolti con le istituzioni, che incombono con l’intento di servirsi degli individui e non di essere al loro servizio. Anche loro possono non aver girato le spalle per liberarsi dalla dipendenza dalla cultura, dall’invischiamento con le loro famiglie d’origine, con la loro storia personale. Possono non essere stabilmente ispirati dalla bontà della loro Origine. Ma ogni interruzione del rapporto con l’Origine può essere ricomposta, semplicemente tornando nel corpo, nel “qui ed ora”, nel “da ora in poi”.

Ora sei nel tempo in cui, per qualche mese, puoi goderti l’idillio con tua mamma, alla presenza protettiva del tuo babbo e di chi ti vuole rispettosamente bene: le memorie implicite di questo passato rispettoso potranno strutturare in te la fiducia di base e la rappresentazione dell’Universo nel tuo cuore. Ed il tuo corpo ne risentirà! Ne risentirà soprattutto il tuo Sistema Immunitario, che viene modulato dalle relazioni che la tua psiche in formazione stabilisce con l’ambiente, di cui fanno parte i tuoi microbi intestinali. Hai compreso bene: i tuoi microbi intestinali sono importanti per il tuo corpo ed, in un certo senso, tu sei anche i tuoi microbi intestinali. Noi non siamo, infatti, solo il nostro corpo più o meno sensibile, ma anche l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Ed è proprio lì che avviene la nostra evoluzione. Ti faccio un esempio: quando l’ambiente della Terra è cambiato lasciando all’ossigeno il posto fino ad allora occupato dallo zolfo, le cellule con un nucleo “complesso”, dette “eucariote”, hanno probabilmente fagocitato, per sopravvivere, alcuni batteri a doppia membrana, in grado di utilizzare l’ossigeno per convertire i nutrienti in ATP, cioè in depositi di energia. Questi batteri, diventati “mitocondri” e, nelle cellule vegetali, “cloroplasti”, erano e sono dunque in grado di far “respirare” la cellula. Ma ora torniamo a te: in questo periodo di tempo l’affiatamento tra il tuo corpo, la relazione con tua madre ed l’ambiente microbico interno al tuo corpo ed immediatamente esterno permette la giusta maturazione della tua “competenza immunitaria”, cioè la capacità di riconoscere immediatamente il “sé” dal “non sé” e di attivare i processi di protezione e difesa. Anche per questo è fondamentale la qualità del rapporto con tua madre in questo periodo della tua vita: il rapporto con lei si fonda, infatti, sulla comunicazione non-verbale del suo emisfero cerebrale destro col tuo emisfero cerebrale destro, che prevale in questo periodo della tua vita. E gli emisferi cerebrali destri sono la sede direzionale delle funzioni biologiche fondamentali che esprimono l’”attaccamento” alla vita, come il sonno, il nutrirsi, l’andare di corpo, l’elaborazione delle emozioni, del sistema endocrino-immunitario e della tenerezza sessuale. Nel corso della tua vita dovrai imparare a ritornare a questo stato di privacy, al di là di tutte le istituzioni, compreso il tuo “Io”, che è l’istituzione a fondamento delle altre istituzioni. Sei, dunque, nel tempo in cui tu sei il tuo ambiente e le domande interiori, che inconsciamente ti poni e che svilupperai in tutta la tua vita, sono “Dove? Quando? Quali sono i contesti spaziali e temporali in cui agisco così?”.

E attorno all’anno comincerai a staccarti per esplorare. E potrai sentire i tuoi genitori sussurrarti: “Piccolo Theo, è normale essere curiosi, desiderare, osservare, toccare ed assaggiare le cose. Renderemo sicuro il tuo esplorare. Ti amiamo così come sei, piccolo Theo. Siamo qui per occuparci delle tue necessità: tu non devi occuparti delle nostre. È giusto che tu abbia bisogno di cure, piccolo Theo. È giusto dire di no, piccolo Theo: siamo felici che tu desideri essere te stesso. È giusto per tutti noi essere arrabbiati: risolveremo i nostri problemi. È giusto che tu provi timore quando fai le cose a modo tuo. È giusto sentirti triste quando le cose per te non funzionano. Non ti lasceremo per nessun motivo! Puoi essere te stesso e contare ugualmente sulla nostra presenza. Adoriamo guardarti mentre impari a camminare e parlare. Adoriamo osservarti mentre ti separi e cominci a crescere. Ti amiamo e ti apprezziamo, piccolo Theo.”. È questo il tempo in cui tu, Theo, comincerai a girarti se sentirai chiamare da qualcuno “Theo”. In questa epoca della tua vita in cui il tuo emisfero cerebrale destro inizia a lasciare la predominanza emisferica all’emisfero sinistro, quello verbale, mentre la danza con tua madre si sviluppa nel lasciarti andare. È il tempo in cui tu sei il tuo comportamento e le domande interiori, che inconsciamente ti poni e che svilupperai in tutta la tua vita, sono “Che cosa? Quali azioni agisco mentre agisco così?”.

E tra i tre e i cinque anni potrai sentire i tuoi genitori sussurrarti: “Piccolo Theo, adoriamo osservarti crescere. Noi due saremo presenti per te in modo che tu possa provare i tuoi confini e scoprire i tuoi limiti. È giusto che tu pensi a te stesso. Puoi pensare alle sensazioni e sentire ciò che stai pensando. Ci piace la tua energia vitale; Ci piace la tua curiosità riguardo al sesso. È giusto scoprire le differenze tra ragazzi e ragazze. Ti sosterremo in modo da aiutarti a scoprire chi sei. Ci piaci così come sei, piccolo Theo. È giusto che tu sia così diverso, che tu abbia le tue idee delle cose. È giusto che tu immagini le cose senza temere che possano avverarsi. Ti aiuteremo a separare la fantasia dalla realtà. Siamo contenti che tu sia un maschietto. Accettiamo che il mondo esterno possa influenzarti con i suoi strani modelli di comportamento, anche riguardo al sesso; devi stare perciò attento al fatto che persone del mondo esterno possano affascinarti, magari regalandoti qualcosa o facendoti sentire al centro dell’attenzione o più grande di quello che sei o toccando il tuo corpo in modo da eccitarlo; nel caso succeda, ne possiamo e ne dobbiamo parlare: il corpo è tuo e nessuno deve mancargli di rispetto! E noi siamo qui per proteggerti! È comunque giusto che tu esprima le tue emozioni connesse a quel che succede: è giusto piangere, anche se stai crescendo, è giusto che tu scopra le conseguenze del tuo comportamento. Puoi chiedere ciò che desideri. Puoi porre domande se qualcosa ti confonde. Non sei responsabile del fatto che noi due, mamma e papà, siamo insieme o no! Non sei responsabile di tuo padre. Non sei responsabile di tua madre. Non sei responsabile dei problemi familiari. È giusto che tu esplori te stesso giocando a creare cose nuove.”. In quest’epoca della tua vita c’è un ritorno verso una dominanza relativa dell’emisfero cerebrale destro, che permette, al di là della competizione, la connessione tra emisferi, tra simboli e significati, tra fratelli. È l’epoca in cui si sviluppa la narrazione, lo storytelling, attraverso il contatto con i miti e le fiabe, che ti propongono la saggezza dei nonni e, ahi me, dei media attraverso i cartoni animati. Dico “ahi me” perché è necessaria la presenza di adulti pacati perché le emozioni violente che arrivano da media “eccitanti” siano filtrate verso la costruzione di una “cultura di pace”. È, dunque, il tempo in cui tu sei il tuo potere personale e le domande interiori, che inconsciamente ti poni e che svilupperai in tutta la tua vita, sono “Come? Con quali modalità e con quali capacità compio queste azioni?”.

E, quando andrai a scuola, potrai sentire i tuoi genitori sussurrarti: “Piccolo Theo, a scuola puoi essere te stesso. Puoi stare dalla tua parte e noi ti sosterremo. È giusto imparare a fare le cose a modo tuo. È giusto pensare alle cose, immaginarle e provarle prima di farle tue. Puoi avere fiducia dei tuoi giudizi; devi soltanto accettare le conseguenze delle tue scelte. Puoi fare le cose a modo tuo ed è giusto non essere d’accordo. Ti amiamo come sei, piccolo Theo. Puoi fidarti delle tue sensazioni. Se hai paura, diccelo: è giusto essere impauriti, possiamo parlarne. Puoi scegliere i tuoi amici. Puoi vestirti come gli altri bambini oppure a modo tuo. Meriti di ricevere le cose che desideri. Vogliamo stare con te, qualunque cosa accada. Ti amiamo, piccolo Theo.”. In quest’epoca della tua vita c’è un ritorno verso una dominanza relativa dell’emisfero cerebrale sinistro: è il periodo in cui immagazzinerai molte nozioni e le relazioni all’interno del gruppo dei tuoi coetanei. Ma, ancora una volta, la prosecuzione della costruzione di una “cultura di pace” sarà il contenitore all’interno del quale disciplinare il tuo individualismo. È, dunque, il tempo in cui tu sei le tue convinzioni e le domande interiori, che inconsciamente ti poni e che svilupperai in tutta la tua vita, sono “Perché? Qual è la motivazione che mi spinge ad agire così?”.

E poi avrai dodici anni. Si narra che a questa età Gesù si recò a Gerusalemme con i suoi genitori; mentre i suoi genitori sbrigavano gli impegni per cui erano andati a Gerusalemme, Gesù di recò nel Tempio, dove meravigliò i saggi del suo tempo per la sua saggezza; quando i genitori ebbero terminato le loro incombenze, Maria chiese a qualcuno che era alla soglia del Tempio di entrare nel Tempio per dire a Gesù che la mamma lo aspettava; Gesù fu così informato: “C’è la mamma che ti aspetta!”, al che esclamò “La mamma? E chi è la mamma?”. A dodici anni, dunque, l’evoluzione del tuo cervello può iniziare a permetterti il viaggio di ritorno a te stesso, al tuo corpo, all’essere Figlio del Padre uniti dallo Spirito Santo, al centrarti nella sacralità della Vita, all’assumerti la responsabilità verso la realizzazione della felicità sulla Terra senza delegare niente a nessuno, all’accordarti con gli altri esseri umani per proteggere la vita sulla Terra, a vivere teneramente la sessualità. È, dunque, il tempo in cui tu sei le tue convinzioni e le domande interiori, che inconsciamente ti poni e che svilupperai in tutta la tua vita, sono “Che cosa ritengo sia importante per me? Che cosa ritengo sia vero?”.

Questa mia lettera non finisce però qui, ma continua altrove.

Adolfo Santoro

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