Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 09:15 METEO:FIRENZE11°20°  QuiNews.net
Qui News firenze, Cronaca, Sport, Notizie Locali firenze
sabato 26 aprile 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

Papa Francesco e l’ipocrisia al suo funerale?

di Adolfo Santoro - sabato 26 aprile 2025 ore 08:00

Al minuto 11° di American Psycho il commensale Brice chiacchiera (interrompendo un’altra chiacchiera sulla trasformazione commerciale del quartiere Soho e rivaleggiando attraverso il peso dell’argomento) così: E che cosa ne pensi dei massacri nello Sri Lanka, tesoro? Quelli invece non ci riguardano? Insomma, cosa ne sai dello Sri Lanka? Dei Sik e dei Tamil che si ammazzano come arabi ed ebrei? Lo interrompe Patrick Bateman, innescando una competizione a chi ne sa di più della sofferenza del mondo: Andiamo, Brice! Ci sono un sacco di problemi più importanti dello Sri Lanka! Brice chiede: Ad esempio quali? E Pat (con arria saccente): Mettere fine all’apartheid, per dirne uno! E rallentare la corsa agli armamenti nucleari! Lo stop al terrorismo e alla fame del mondo. Dobbiamo procurare cibo e un tetto a chi ne è sprovvisto, opporci ad ogni forma di discriminazione. E promuovere i diritti civili. E far sì che le donne godano di uguali diritti. Dobbiamo incoraggiare un ritorno a quelli che sono i valori morali della tradizione. Ma, cosa ancora più importante, noi dobbiamo promuovere un generale impegno sociale, redimere dal materialismo imperante le giovani generazioni! Lo interrompe un altro commensale: Patrick, hai l’animo del provocatore!

Questo dialogo potrebbe essere stato recitato da qualsiasi ipocrita, più o meno potente, che parteciperà al funerale di papa Francesco. L’ipocrisia è svelata in pieno dal delitto del minuto 19° del film, quando Pat, subito dopo essere stato umiliato per la sconfitta nella gara tra i suoi colleghi su chi abbia il biglietto da visita più bello, si reca nei bassifondi di New York per scaricare la sua rabbia verso un senza tetto e sul suo cane; riporto il testo del libro di Bret Easton Ellis: "Ciao," dico, offrendogli la mano, quella che il cane ha leccato. "Pat Bateman." Il barbone mi fissa, ansimando per lo sforzo che gli costa sedersi. Non mi stringe la mano. "Vuoi dei soldi?" chiedo gentilmente. "Qualche… cibo?" Il barbone annuisce e inizia a piangere, per fortuna. Metto la mano in tasca e tiro fuori una banconota da dieci dollari, poi cambio idea e gli porgo invece un cinque. "È questo che ti serve?" Il barbone annuisce di nuovo e guarda altrove, vergognandosi, con il naso che cola, e dopo essersi schiarito la voce dice piano: "Ho così tanta fame." "Fa freddo anche fuori," dico. "Non è vero?" "Ho così tanta fame." Ha un sussulto, due, un terzo, poi guarda altrove, imbarazzato. "Perché non ti trovi un lavoro?" chiedo, con la banconota ancora in mano ma non alla portata del barbone. "Se hai così tanta fame, perché non ti trovi un lavoro?" Respira profondamente, tremando, e tra i singhiozzi ammette: "Ho perso il mio lavoro…" "Perché?" chiedo, sinceramente interessato. "Bevevi? È per questo che l'hai perso? Insider trading? scherzo. No, davvero - bevevi sul lavoro?" Si abbraccia, tra i singhiozzi, si strozza, "Sono stato licenziato. Sono stato messo in cassa integrazione." Lo prendo in considerazione, annuendo. "Cavolo, uh, che peccato." "Ho così tanta fame," dice, poi inizia a piangere forte, tenendosi ancora stretto il suo cane. La cosa, chiamata Gizmo, inizia a guaire. "Perché non te ne prendi un altro?" chiedo. "Perché non ti trovi un altro lavoro?" "Non sono…" Tossisce, tenendosi stretto, tremando miseramente, violentemente, incapace di finire la frase. "Non sei cosa?" chiedo dolcemente. "Qualificato per qualcos'altro?" "Ho fame," sussurra. "Lo so, lo so," dico. “Accidenti, sei come un disco rotto. Sto cercando di aiutarti…" La mia impazienza aumenta. "Ho fame," ripete. "Ascolta. Pensi che sia giusto prendere soldi da persone che hanno un lavoro? Che lavorano?" Il suo viso si acciglia e lui ansima, con voce roca, "Cosa devo fare?" "Ascolta," dico. "Come ti chiami?" "Al," dice. "Parla più forte," gli dico. "Dai." "Al," dice, un po’ più forte. "Trova un lavoro dannato, Al," dico seriamente. "Hai un atteggiamento negativo. È quello che ti sta bloccando. Devi rimetterti in carreggiata. Ti aiuterò." "Lei è così gentile, signore. Lei è gentile. Lei è un uomo gentile," sghignazza. "Lo capisco." "Shh," sussurro. "Va bene." Inizio a accarezzare il cane. "Per favore," dice, afferrandomi il polso. "Non so cosa fare. Ho così freddo." "Sai quanto puzzavi?" sussurro questo con voce rassicurante, accarezzandogli il viso. "L’odore, mio Dio…" "Non posso…" Si strozza, poi ingoia. "Non riesco a trovare un rifugio." "Puzzi," gli dico. "Puzzi di… merda." Sto ancora accarezzando il cane, con gli occhi spalancati, umidi e grati. "Lo sai? Accidenti, Al - guardami e smettila di piangere come un frocio," urlo. La mia rabbia cresce, si placa e chiudo gli occhi, portando la mano fino a stringere il ponte del mio naso, poi sospiro: "Al… mi dispiace. È solo che… non lo so. Non ho niente in comune con te." Il barbone non ascolta. Sta piangendo così forte che è incapace di una risposta coerente. Metto lentamente la banconota nella tasca della mia giacca Luciano Soprani e con l’altra mano smetto di accarezzare il cane e metto la mano nell’altra tasca. Il barbone smette di singhiozzare bruscamente e si siede, cercando il cinque o, presumo, la sua bottiglia di Thunderbird. Tendo la mano e gli tocco il viso delicatamente ancora una volta con compassione e sussurro: "Sai che perdente sei?" Inizia ad annuire impotente e tiro fuori un coltello lungo e sottile con un bordo seghettato e, stando molto attento a non ucciderlo, spingo forse mezzo centimetro della lama nel suo occhio destro, facendo scattare la maniglia verso l’alto, istantaneamente facendo scoppiare la retina. Il barbone è troppo sorpreso per dire qualcosa. Apre solo la bocca con lo shock e muove lentamente una mano sporca e guantata verso il viso. Io gli tiro giù i pantaloni e nei fari di passaggio di un taxi riesco a vedere le sue cosce flaccide e nere, arrossate a causa della sua costante minzione nei pantaloni. L’odore di merda sale rapidamente verso il mio viso e respirando con la bocca, inginocchiato, inizio a pugnalarlo allo stomaco, leggermente, sopra la fitta macchia di peli pubici. Questo lo fa rinsavire un po’ e istintivamente cerca di coprirsi con le mani e il cane inizia ad abbaiare, davvero furiosamente, ma non attacca, e continuo a pugnalare il barbone ora tra le dita, pugnalando il dorso delle mani. Il suo occhio, scoppiato aperto, pende dalla sua orbita e gli cola sul viso e lui continua a sbattere le palpebre, il che fa sì che ciò che ne rimane all’interno della ferita fuoriesca come rosso tuorlo d’uovo venoso. Gli afferro la testa con una mano e la spingo indietro e poi con il pollice e l’indice tengo aperto l’altro occhio e porto il coltello in alto e spingo la punta nella cavità, prima rompendo la sua pellicola protettiva in modo che la cavità si riempia di sangue, poi tagliando l'occhio a metà, e finalmente inizia a urlare una volta che gli taglio il naso in due, spruzzandomi leggermente me e il cane con sangue, mentre Gizmo sbatteva le palpebre per togliere il sangue dagli occhi. Velocemente pulisco la lama sul viso del barbone, aprendo il muscolo sopra la sua guancia. Ancora inginocchiato, gli lancio una monetina da un quarto in faccia, che è liscia e lucida di sangue, entrambe le orbite vuote e piene di sangue, ciò che resta dei suoi occhi letteralmente cola dalle sue labbra urlanti in spessi, fili viscosi. Con calma, sussurro: "Ecco un quarto. Vai a comprare una gomma da masticare, frocio pazzo." Poi mi giro verso il cane che abbaia e quando mi alzo, gli calpesto le zampe anteriori mentre è accovacciato pronto a saltare su di me, con i denti scoperti, immediatamente frantumando le ossa di entrambe le zampe, e lui cade sul fianco urlando dal dolore, con le zampe anteriori che sporgono in aria con un angolo osceno e soddisfacente. Non posso fare a meno di iniziare a ridere e mi soffermo sulla scena, divertito da questo tableau. Quando vedo un taxi che si avvicina, lentamente me ne vado.

American psycho lascia nel dubbio se quelli di Pat siano stati omicidi agiti o solo fantasticati e se il solo omicidio vero sia quello del senzatetto Al. Scarto il caso prosaico che siano omicidi agiti.

Se sono solo omicidi fantasticati, allora il film illumina bene la formazione subconscia del linguaggio, che avviene nella fase edipica, tra i 3 e i 5 anni, e che concretizza le proiezioni narcisistiche dei genitori già avvenute nelle fasi precedenti dello sviluppo del bambino. Pat, ma qualsiasi narcisista di questo mondo – soprattutto se è un narcisista vincente, cioè al potere – deve esprimere il suo odio interiormente, in modo da poter edulcorare il suo linguaggio in un discorso affabulante, come quello della premier nel Parlamento italiano o come quello degli altri sodali, che l’hanno apostrofato come antipapa, figlio di puttana che predica il comunismo, gesuita affine a comunisti assassini, rappresentante del Maligno, imbecille che fa politiche ecclesiali di merda … coloro che non hanno nascosto il loro disprezzo per gli ultimi e che si dimenticano che Francesco era contro ogni guerra … coloro che hanno detto sprezzanti Non ci servono mediatori, le condizioni le decide l’Ucraina, con Putin non parlo. Il Papa condanni i crimini russi: non si può mettere sullo stesso piano aggredito e aggressore. Crediamo nella vittoria ... Il Papa non può mediare, non è credibile, non capisce la politica, è filorusso … Ora si trovano in fila a flettere la testa per rispettare il ritmo dello spettacolo mondiale. Ma questo spettacolo l’ha organizzato lo stesso Bergoglio, che, in qualche modo, ha scelto di morire, dopo l’abbraccio della piazza del giorno di Pasqua, il lunedì dell’Angelo. Ha rinunciato alla sopravvivenza in una stanza buia come un topo, per morire da leone. Sarà questa l’unica sua vittoria, poiché tutti i suoi aneliti sono stati riassorbiti dalla Curia romana e dai potenti che vengono ad osannarlo?

Se in American Psycho l’unico omicidio vero di Pat è stato quello del senzatetto, nel mondo condiviso contemporaneo l’unico omicidio vero è quello dei ricchi del mondo nei confronti dei poveri del mondo! Le radici dell’omicidio sono però nella stessa Chiesa cristiana, quella Chiesa nata da quel processo, durato secoli, di scelta dei Vangeli canonici; quella Chiesa fondata sulla povertà e non sul diritto, sulla preghiera e non sull’assunzione di responsabilità. Carità e preghiera sono, infatti, vie facili per l’ipocrisia. Al di sotto di questa via facile verso la sconfitta c’è ciò che Lacan chiamava forclusione, nel senso della cancellazione del rispetto e dell’amore come epistemologicamente fondanti gli atti della vita quotidiana, tra cui il sesso (ridotto a pura animalesca procreazione, senza possibilità di accesso alla sessualità consapevole e, quindi, alla genitorialità consapevole): il corpo diviene in questo modo competenza del diavolo; l’antropocentrismo non è contrastato dalla limitazione delle nascite che consegue alla sessualità responsabile, il lavoro e la procreazione vengono assoggettati al sacrificio e al dolore comandati dal dio della Bibbia; la vecchiaia, la malattia e la morte diventano gli esiti di un mondo condiviso che non riesce a guardare al di là dei propri orizzonti ristretti.

Ne risulta l’ipocrisia che Gesù aveva stigmatizzato come incoerenza tra il dire e il fare (Dite sì … sì … no … no). Per il sentire delle origini, invece, la coerenza, assieme all’amore e all’umorismo, è il presupposto per la libertà interiore (a sua volta presupposto per la condivisione della libertà esteriore). Il banchetto necrofilo dei potenti del mondo, come quella di Pat Bateman, si basa, invece, sull’ultima cena del mangiare la carne e dell’inebriarsi col sangue. Ed è proprio quello che sta succedendo: avviene quella che Francesco aveva chiamato terza guerra mondiale a pezzi, che anticipa la morte da global warming.

Bisogna allora accorgersi che la visione di Gesù era stata raccontata a pezzi dagli apostoli, mentre Buddha era riuscito a raccontare che la coerenza consegue alla giusta visione attraverso il giusto pensiero, la giusta parola, la giusta azione e i giusti mezzi di sostentamento. La Chiesa cristiana – ma non Gesù - forclude, invece, la giusta visione, il giusto pensiero e i giusti mezzi di sostentamento: ha bisogno per giustificare la sua ricchezza e costruisce Chiese al posto delle foreste.

E, grazie all’ipocrisia, Ursula von der Leyen partecipa al banchetto necrofilo, mentre vengono scarnificati l’ONU e gli organi di giustizia internazionali e nazionali, continuano il genocidio di Gaza (che quasi solo Francesco osava chiamare col suo nome) e gli altri sacrifici che conseguono alla produzione delle armi; al sacrificio per procura dell’Ucraina rischia ora di aggiungersi un altro pezzo di guerra: gli stati occidentali che si affacciano sul Mar Baltico stanno costruendo una rete con l’intelligenza artificiale per ostacolare il traffico marittimo in questo mare … e già la Russia tuona che farà rispettare il diritto internazionale (quando le fa comodo!) con la propria flotta!

Cadono così nel vuoto della morte le ultime parole di papa Francesco: Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo!

Adolfo Santoro

Articoli dal Blog “Disincantato” di Adolfo Santoro