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venerdì 25 aprile 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Chi è Donald Trump?

di Adolfo Santoro - sabato 19 aprile 2025 ore 08:00

Chi è, psicologicamente, questo Donald Trump che vuole affamare l’Europa, a meno che non si candidi a diventare il 51° stato degli USA?

Cercherò nei prossimi post di tracciarne un profilo traendo informazioni da giornali e filmati italiani ed inglesi, da tre film (American Psycho, Unfit - la psicologia di Donald Trump e The Apprentice), da due libri (Jon Ronson Psicopatici al potere e Mary L. Trump: Too much and never knows), oltre che da due articoli (Łobaczewski, A. (2006). Political Ponerology: A Science on the Nature of Evil Adjusted for Political Purposes.Grande Prairie: Red Pill Press. e Hughes, I. (2018). Disordered Minds: How Dangerous Personalities Are Destroying Democracy. Winchester, UK: Zero Books) e da un terzo libro (Huho Marietán: L’arte di salvarsi). Mi servirò, dunque, del costrutto di patocrazia (quando persone con disturbi mentali arrivano al potere), all’interno del quale identificherò la follia degli uomini al potere e delle folle che li scelgono. Non mancherà nel mio discorso qualche riflessione sul pragmatismo e su concetti affini, di cui si riempiono la bocca, senza cognizione di causa, molti politici. Le mie riflessioni sulla figura di Donald Trump si baseranno anche sul costrutto di dark tetrad, affine al costrutto di narcisismo maligno di Erich Fromm.

In questo post fornirò un breve resoconto delle mie fonti.

American Psycho fu tratto da un romanzo di Bret Easton Ellis pubblicato nel 1991. Questo film del 2000, affine agli splatter di Quentin Tarantino, ha avuto alcuni sequel e un remake, che sarà prossiamente proposto da Luca Guadagnino. Ellis descrive la frenetica New York degli anni ‘80 dal punto di vista di Patrick Bateman, un giovane yuppy, dietro cui si cela un pericoloso (aspirante?) serial killer. Christian Bale, l’attore protagonista, affermò di essersi ispirato a Donald Trump nell’interpretazione del suo personaggio.

Nel 1987 il ventisettenne Bateman, laureato ad Harvard e operatore a Wall Street, ha una fidanzata (ricca, attraente e superficiale), amanti (altrettanto superficiali) e una cerchia di amici e colleghi assolutamente identici a lui, tant’è che viene continuamente scambiato per uno di loro. Giudica le persone che gli gravitano attorno a seconda degli abiti firmati che indossano, fa lunghe sessioni di ginnastica, beve venti litri di acqua Evian al giorno e, mentre insegue una prenotazione di un tavolo al Dorsia, il ristorante più frequentato dal suo idolo Donald Trump, trascorre noiosamente notti a base di sesso, alcol e cocaina.

Ma avviene la metamorfosi da Doctor Jekyl a Mister Hyde: In me non albergava alcun sentimento chiaro e definito. Provavo solo, a fasi alterne, una smodata avidità e un totale disgusto. Avevo tutte le caratteristiche di un essere umano – carne, ossa, sangue, pelle, capelli – ma la mia spersonalizzazione era tanto intensa, era penetrata così in profondo, che non esisteva più in me la normale capacità di provare compassione. Questa era stata sradicata, cancellata del tutto. Io stavo semplicemente imitando la realtà; avevo una vaga somiglianza con un essere umano; solo un'area limitata del mio cervello funzionava ancora. Qualcosa di orribile stava accadendo, ma non riuscivo a capirne il motivo; non riuscivo neppure a capire di che cosa effettivamente si trattasse. La superficiale mondanità da Belle époque esita in un’altrettanto superficiale spietatezza senza limiti, dove l’ossessiva descrizione dei cibi alla Master Chef o dei vestiti o dei biglietti da visita si confonde con l’altrettanto ossessiva descrizione delle sevizie verso le vittime, noiosità non alleviata dal fatto che l’arma del delitto è sempre nuova. Questa banalità del male avviene senza lasciare tracce nella realtà, perché si tratta di fantasie, che hanno la sola funzione di esprimere la rabbia interiore cronicizzata. Ma queste fantasie, assieme alle droghe parimenti diffuse tra popolazione e politici, alimentano, probabilmente, ogni azione della quasi totalità dei politici!

Il secondo film, Unfit, invece, deriva dal lavoro del regista e produttore Dan Partland, che, all’approssimarsi delle elezioni di novembre 2020, interpellò alcuni psichiatri, psicologi, storici e comunicatori politici per individuare e contestualizzare i motivi che rendevano il 45° presidente americano inadatto (unfit) al proprio ruolo istituzionale e pericoloso per la nazione e per la Terra. Egli sviluppava le osservazioni dello psicologo e psicoterapeuta John Gartner Partland, che aveva fondato nel 2017 l’associazione Duty to Warn (Dovere di allarme); questa associazione rifletteva sull’appropriatezza della diagnosi di narcisimo maligno verso Donald Trump; il costrutto di narcisismo maligno o perverso fu formulato nel 1964 da Erich Fromm come conglomerato estremo di narcisismo, comportamento antisociale, aggressività e sadismo. Il narcisista maligno mina le famiglie e le organizzazioni in cui è coinvolto e disumanizza le persone con cui entra in relazione. Per Partland le persone come Donald Trump hanno avuto probabilmente un genitore molto svalutante, che li ha pesantemente trascurati o denigrati. Nel tempo, il bambino in loro ha iniziato a covare rabbia e odio contro questo genitore; questo odio profondo può portare il narcisista adulto a provare rabbia verso ciò che inconsciamente identifica con il genitore o, in alternativa ad identificarsi, esasperandolo, nel genitore persecutore, per cui sfida gli altri a fermarlo. Un ruolo fondamentale è giocato dal risentimento, secondario alla sensazione di avere subito delle ingiustizie e di non aver potuto ribellarsi al riguardo, dall’aspettativa di risarcimento per i danni subiti e dal desiderio di vendetta. Le recenti azioni di Donald Trump sembrano risuonare tutto ciò, come se fossero degli acting out, delle azioni al posto delle emozioni non sufficientemente elaborate.

Il terzo film, The Apprentice, è un film di finzione che ricalca lo stile del documentario: riporta il rapporto tra Donald Trump e il suo mentore Roy Cohn, un avvocato che, negli anni ’70, insegnò al trentenne Trump molte delle sue strategie più dure: non scusarsi mai, attaccare gli avversari e mantenere il proprio nome sulla bocca di tutti. Non mancano la violenza sessuale domestica ai danni della prima moglie Ivana-Ivanka, le cure estetiche con liposuzione e innesto alla radice di nuovo cuoio per i propri capelli, la collezione di donne, un casellario giudiziario (che, al confronto, sminuisce il paragone con Silvio Berlusconi) e lo slogan, coniato da Ronald Reagan, Make America Great Again. Appena dopo qualche ora dall’uscita del film Trump tuonò sul suo social: Un film falso e privo di stile, diffamatorio e politicamente disgustoso; ma poi non denunciò alla magistratura il regista iraniano-irlandese Ali Abbasi perché confidava nell’insuccesso del film: questo, pur presentato alla mostra di Cannes, non ha suscitato il clamore possibile ed ha incontrato numerosi ostacoli sia in fase di produzione che di distribuzione.

Psicopatici al potere: viaggio nel cuore oscuro dell’ambizione è un libro scritto nel 2014 dal giornalista inglese Jon Ronson, che scrive: Mettiamola così: i serial killer rovinano le famiglie, mentre gli psicopatici ai vertici dell’economia e della politica rovinano intere società. Ronson, già famoso per aver scritto il libro da cui poi è stato tratto il film del 2009, L’uomo che fissa le capre, ha scritto questo diario di viaggio comico-noir sulla psicopatia e la ritrova nei consigli d’amministrazione di banche, imprese, aziende internazionali o alla sommità del potere politico.

Mary Trump è una psicologa statunitense, nipote di Donald Trump, essendo figlia di Fred Trump jr, il fratello maggiore di Donald, che nacque quando Fred jr aveva otto anni; Fred jr morì a 42 anni dopo sei anni di demenza alcolica. Il suo primo libro, del 2020, Too much and never knows, è interessante perché fa luce sulle dinamiche del narcisismo maligno (e nella malignità c’è lo spettro di una morte), basato su un nonno (Fred sr), a sua volta narcisista, sulla vuota devozione mistica della nonna e sulla rivalità di due fratelli (la pecora nera, Fred, e la pecora bianca, Donald), modello she si ritrova anche in altre note famiglie di magnati.

Per lo psicologo polacco Andrew Lobaczewski La “patocrazia” è quando persone con disturbi mentali – in particolare la psicopatia – occupano posizioni di potere. Egli ha fondato la branca della ponerologia o scienza del male ponendosi i seguenti quesiti: Perché le persone malvagie riescono ad avere successo, mentre le persone buone e con una morale hanno difficoltà a farcela? Perché le persone con disturbi mentali riescono ad arrivare così facilmente a posizioni di potere, governando interi paesi? Secondo lui ogni società attraversa tempi felici o di prosperità, nei quali, partendo da uno stato di equilibrio psicologico, etico e morale della popolazione, tali valori tendono lentamente a non essere più socialmente dominanti e cedono gradualmente spazio ad attitudini antisociali; queste attitudini antisociali si riassumono in individui con determinate caratteristiche psicopatologiche, ma capaci di attirare su di sé il consenso sociale, fino a raggiungere il tempo infelice, dominato dalla stupidità e dall’ignoranza. Il tempo infelice esita poi in un nuovo tempo felice, che esita poi ciclicamente in un nuovo tempo infelice.

Per Hugo Marietán il politico psicopatico lavora sempre per sé stesso, anche quando dice il contrario. Tende a occultare quest’ambizione con obiettivi sovranazionali, quali la sicurezza, la patria, la povertà, la rivoluzione, ecc. È un bugiardo e può anche fingere di essere sensibile, e le persone gli credono più e più volte, perché sa essere molto convincente. Un dirigente qualsiasi sa che deve svolgere le sue funzioni durante un determinato periodo di tempo. Svolta la sua missione, se ne va. Lo psicopatico, invece, una volta che si trova in cima, non ce lo toglie più nessuno: vuole starci una, due, tre volte. Non rinuncia al potere, meno che mai lo delega. Un’altra caratteristica tipica è la manipolazione che attua sulle persone. Intorno al dirigente psicopatico si muovono gli ossequiosi: persone che, sotto l’incantesimo del suo effetto di persuasione, sono capaci di fare cose che in altre situazioni non farebbero. E possono essere anche persone molto intelligenti. Ma sta parlando del conflitto d’interesse, proprio dell’inside trading (compravendita di titoli da parte di persone con conoscenza d’informazioni riservate) di Trump o della mancanza di contrappesi nei poteri democratici, quando il potere legislativo per decreti sopprime il potere giudiziario e la funzione di cane da guardia del giornalismo?

Adolfo Santoro

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