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venerdì 25 aprile 2025

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

I lutti della vita

di Federica Giusti - venerdì 28 febbraio 2025 ore 08:00

Ai miei pazienti, a leggere questo titolo, fischierebbero le orecchie tante sono le volte che parlo di lutto in terapia.

Ovviamente il lutto per antonomasia è quello relativo alla perdita fisica di una persona che viene a mancare.

Ma non è l’unico lutto. Ce ne sono altri, alcuni anche invisibili, che, comunque, seguono emotivamente le fasi di elaborazione di un lutto.

Le fasi che dobbiamo attraversare nell’elaborare una perdita, reale o simbolica che sia, sono le medesime.

Nel 1969 la psichiatra Elisabeth Kübler-Ross, ha elaborato una teoria secondo la quale il lutto prevede cinque fasi: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione.

1. Negazione: il dolore profondo viene minimizzato attraverso il ricorso alla negazione dell’accaduto.

2. Rabbia: la sensazione di sopraffazione emotiva legata alla sofferenza, può portare a sperimentare sentimenti di rabbia.

3. Contrattazione: in questa fase la persona cerca di contrattare per modificare il proprio stato di afflizione, accettando di fare qualsiasi cosa pur di provare sollievo.

4. Depressione: a poco a poco si ricomincia ad entrare in contatto con la realtà dell’esperienza luttuosa, ciò provocherebbe tristezza e bisogno di solitudine.

5. Accettazione: in questa ultima fase, il dolore collegato alla perdita della persona amata non cessa ma ci si apre alla possibilità di non lottare più per qualcosa che non è modificabile.

Ma quali possono essere i lutti simbolici? Sicuramente la fine di una relazione, il pensionamento, un cambiamento radicale che richiede magari un trasferimento ad una grande distanza, la perdita di un arto o, comunque, un intervento importante che comporta una trasformazione del corpo.

E poi ce ne sono altri, spesso non visibili dall’esterno, e per questo, non compresi da chi ci circonda.

Si tratta di quelle situazioni nelle quali, ad esempio, dobbiamo accettare che la nostra famiglia non sia come l’avremmo desiderata, magari perché i nostri genitori non sono come vorremmo, oppure abbiamo paura del loro invecchiamento, o ancora diventiamo consapevoli che, se pur presenti fisicamente, non lo sono più emotivamente. In questo caso un altro lutto potrebbe essere quello di dover accettare di dover prendere le distanze dalla famiglia d’origine proprio a causa della sua incapacità di farci stare bene. Ma anche la famiglia costruita può essere motivo di un vissuto luttuoso, non solo per una separazione, ma anche per la possibilità di non non aver trovato un partner o ancora di non aver potuto avere figli quando desiderati.

Come vedete le possibilità di lutto sono molteplici e tutte hanno diritto di essere validate e riconosciute in quanto fonte di dolore e malessere emotivo.

Ognuna di loro segue le fasi descritte dalla Kübler-Ross, ovviamente la durata e l’intensità di ogni fase dipende dal soggetto e dalle risorse emotive che ha a disposizione nel momento in cui si trova ad affrontare il suo lutto.

In linea generale, un lutto, secondo le indicazioni della letteratura in materia, dovrebbe essere elaborato nell’arco di sei dodici mesi. Un tempo maggiore o un dolore emotivo troppo acuto o ancora la fissazione in una delle fasi può richiedere l’aiuto di uno specialista.

Federica Giusti

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