Dentro la stanza di terapia
di Federica Giusti - venerdì 21 febbraio 2025 ore 09:00

Quando frequentavo la scuola di specializzazione in psicoterapia, una delle nostre docenti, con gli occhi inumiditi, ci ripeteva sempre che quello dello psicologo era il lavoro più bello del mondo!
Ovviamente era di parte, è indubbio, così come è indubbio che sia un lavoro che ti fa sentire talvolta un privilegiato.
Non nego che, come in ogni altro lavoro, anche in questo non ci siano delle criticità e non si accumuli stanchezza, perché mentirei. E’ un lavoro impegnativo, come lo sono tutti, ma con le sue peculiarità.
Va però detto che è anche un lavoro fantastico proprio per le sue peculiarità. Ti permette un posto in prima fila nelle vita delle persone che, seduta dopo seduta, si fidano e si affidano sempre di più tanto da raccontare la loro storia, come spesso non l’hanno mai raccontata. E tu ti senti privilegiata ed onorata ad essere lì, a poter maneggiare con cura quelle fragilità e quelle risorse.
E ti scopri, come mi è accaduto qualche giorno fa, a piangere con loro e commuoverti per una nipote che fa un regalo alla nonna che si occupa di lei da sempre e decide di condividere con te quelle emozioni di amore e gratitudine che spesso, troppo spesso, fuori dalla stanza di terapia fatico a scorgere.
Oppure diventi l’adulto a cui quel bambino può raccontare le proprie paure, senza giudizio, e ne è così fiero che quando entra ti vuole dare un abbraccio o lasciarti un disegno “tutto per te” a fine terapia.
O ancora hai la fortuna e di nuovo l’onore di vedere i tuoi pazienti crescere, cadere, rialzarsi, creare nuove consapevolezze e raggiungere nuovi obiettivi che, anche a distanza di anni dalla fine della terapia, hanno il desiderio di condividere con te con una foto, una dedica, un messaggio.
Insomma questo lavoro permette di entrare in punta di piedi nella vita dell’altro, di assistere e facilitare la trasformazione del bruco in farfalla, per poi vederli volare fuori “nuovi” e diversi.
Assistere al cambiamento da un certo punto di vista è come assistere ad una nuova rinascita, ad una scoperta del sé. Ed ecco perché è il lavoro più bello del mondo secondo me, proprio perché ti permette di entrare nell’animo umano restando umano, emozionandoti, coinvolgendoti, prendendo parte ad una trasformazione.
“È nel momento in cui mi accetto così come sono che io divengo capace di cambiare”, come ci ricordava Carl Rogers.
Federica Giusti