Virus
di Libero Venturi - domenica 09 febbraio 2020 ore 07:30
Dopo la fobia del clandestino, meglio se nero, anzi negro, dopo l’antisemitismo, ci mancava la “sinofobia”, l’avversione verso le persone di etnia cinese. Mancava ad arricchire le odiose e variegate correnti xenofobe che spirano nel Bel Paese. Mancava al nostro vocabolario, così, se non altro, s’imparano nuove parole. Questa sembra una di quelle della Settimana Enigmistica: “sentimento anticinese”, nove lettere: sinofobia. Ci sta. Che poi, a dire la verità, gialli come li descrivono, non sembrano, ma gli occhi tagliati a mandorla, quelli sì e la erre proprio non se ne ragiona. E parlano, sopratutto scrivono, parecchio strano. Come se dipingessero, come i giapponesi. Sennonché loro sono un miliardo quattrocento milioni e coda, poco più degli indiani. Sono sparsi ai quattro continenti -che poi sono cinque o sei o anche sette, secondo come si contano- e “invadono” i mercati con i loro prodotti a costi bassi e competitivi. Ma, se finora si diceva che la Muraglia Cinese era un capolavoro, una meraviglia del mondo, perché era l’unico manufatto della Cina a durare più di quindici giorni, oggi quanto a tecnologia, preparazione, livello di istruzione, il gigante cinese è all’avanguardia sul piano internazionale. La loro potenza economica, ancorché rallentata nell’ultimo periodo, è pari alla loro cultura millenaria. Anche il primato degli spaghetti ci hanno tolto! Magari se tutta questa crescita avesse riguardato anche libertà e diritti civili, nonché sindacali, sarebbe stato parecchio meglio. Pure per i livelli salariali e relativi costi di produzione. La Repubblica Popolare Cinese è diventata e resta un mix anomalo e ambiguo di comunismo e capitalismo. Ma tant’è.
Wuhan è una megalopoli in crescita, di 11 milioni e passa di abitanti, suppergiù quanti la Lombardia e la Liguria insieme. È detta, per la sua tradizione e consistenza, la Chicago della Cina, un’allitterazione. Il “Coronavirus” viene da lì, da lì si è diffuso il “terrore giallo”. Il governo cinese sembra abbia inizialmente sottovalutato il problema, intervenendo in ritardo, poi in dieci giorni è stato costruito a Wuhan un mega ospedale. Che da noi non bastano dieci anni.
Un virus appare quanto di più simile a qualcosa di estraneo e di ostile, accomuna più che mai il concetto di straniero a quello di pericoloso. Agisce sull’innatismo, sull’inconscio, sull’ignoranza e sul bischero che c’è in noi. Nell’antichità le mura di un paese non erano solo una barriera contro i nemici, ma fungevano anche da cordone sanitario contro il propagarsi di epidemie portate da militi, pellegrini e visitatori infetti. Si legge nelle cronache storiche: la città conquistata, con l’uccisione di molti fra gli abitanti, abbattute le mura da’ fiorentini -bucaioli, N.d.A.- si spopolò di molto per le malattie. E a Pontedera un po’ cispiosi, anche a detta dei simpatici ponsacchini -che Nostro Signore li abbia in gloria- in effetti siamo, essendo situati in una bu’a in mezzo a corsi d’acqua. Anche soltanto a contare quelli che c’erano allora, d’umido ne’ bronchi se n’è preso tanto. Perché le mura ci furono abbattute e alla fine, stanchi di ritirarle su e di continuare a votassi i coglioni fra pisani e fiorentini, per tacere dei lucchesi, non si eressero più e fu la nostra fortuna. Si diventò città aperta e libera di commerci, industrie, bronchiti e ospedale.
Per dire che niente, nessuna giustificata prudenza, giustifica il pregiudizio, l’allarmismo, il terrore e l’ostilità nei confronti di nessuno. Sono solo una vergogna gli atteggiamenti ostili rivolti ai cittadini di origine cinese, molti, tra l’altro, impiantati in Italia da tempo. I primi forestieri in assoluto, nei lontani anni sessanta, a Pontedera, furono un cinese che aprì una pelletteria sul Corso e un senegalese che mise un negozio di coltelli prima del Ponte. Dei “boomer”, a loro modo, come dicono, denigrandoci, i giovani. Come non vergognarsi del barista che ha affisso un cartello, addirittura in mandarino, per vietare ai cinesi la frequentazione del locale? Ricorda “in questo negozio è vietato l’ingresso ai cani e agli ebrei” di nazi-fascista memoria. E che dire dei governatori leghisti delle regioni del Nord Italia, gente eletta e istruita, che chiedono che i bambini cinesi siano momentaneamente allontanati da scuola? La Colonna Infame, il “dagli all’untore” di manzoniana memoria, non c’hanno insegnato niente.
Per carità, nessuna leggerezza e sottovalutazione, ma la SARS, sempre a proposito di virus coronati, originati dalla Cina, che qualche anno fa sembrava la nuova peste bubbonica globale, ha mietuto alla fine poche centinaia di vittime. Niente a paragone di malaria o di virus letali, endemici in terra d’Africa, di cui ci importa meno. Non sono al centro dell’attenzione dei media, della sanità, delle industrie farmaceutiche. Sono virus dei poveri e, se restano fra i poveri, chissenefrega. A meno che, vista anche l’enorme invasione di cavallette in Africa, non siamo in presenza di una riedizione aggiornata e corretta delle piaghe bibliche. Ma meglio non scherzare su queste cose: altro che piaghe d’Egitto! Interveniamo piuttosto sul riequilibrio sociale e ambientale delle popolazioni e delle aree del mondo.
Nel nostro beneamato Paese l’intelligenza di alcuni è direttamente proporzionale alla coglionaggine di altri, che purtroppo nella conta non sempre risultano meno, anzi rischiano spesso di essere i più. Allo Spallanzani i nostri medici, scienziati e ricercatori hanno isolato, per primi al mondo, il Coronavirus e questo è decisivo per studiarne cura e vaccini. A meno che i vaccini non facciano male anche quelli, come pensano molti scemi. Capace invece, per abbattere il Coronavirus ci vorrà un Anarcovaccino, che quelli, gli anarchici, le teste coronate le facevano fuori. No, semmai, meglio un vaccino repubblicano, meno aggressivo, più sicuro e con meno controindicazioni.
Intanto, però, facciamo attenzione, in questo Paese dove l’odio diventa un’emergenza -ne fanno testo le minacce alla senatrice Segre, a Zingaretti, a Scalfari, a Repubblica- il virus più pericoloso e subdolo di tutti è proprio la xenofobia che si propaga peggio della ca’aiola. Non è nemmeno sovranista, tende a diffondersi ed espatriare e, se gli altri sovranisti se ne accorgono, a noi italiani ci isolano dal mondo. Buona domenica e buona fortuna.
Pontedera, 9 febbraio 2020
Libero Venturi