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venerdì 25 aprile 2025

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Lucio

di Marco Celati - lunedì 31 marzo 2025 ore 08:00

“Il carretto passava e quell'uomo gridava gelati. Al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti. Io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti. Il piu' bello era nero coi fiori non ancora appassiti”.

I giardini di marzo che si vestono di nuovi colori, le giovani donne, i loro nuovi amori. Ad un tratto lei dice tu muori, se mi aiuti, sono certa, ne verrò fuori. E lui che pensa: l’universo trova spazio dentro me, ma il coraggio di vivere, quello ancora non c’è. Bella canzone! Lucio Battisti non gli stava nemmeno tanto simpatico, ma gli succedeva spesso di restare senza soldi, assai prima della fine del mese -e non solo di marzo- e di ricordare sua madre. I genitori, quando tornano in sogno o nel ricordo, tornano soli, ognuno da sé. Forse perché è così che alla fine si muore. E spesso si vive. Loro si volevano bene. Se n’erano andati, uno dopo l’altra, a distanza di tempo ed erano sepolti insieme, nella stessa tomba, ma avevano comunque due foto distinte, di qua e di là dalla croce.

Quanto ai soldi a fine mese, quello era un problema terreno che lo assillava e lo demoralizzava da tempo. Era perché ne aveva pochi e maledetti o perché ne spendeva troppi e male? Era entrambe le cose. Ed era sempre stato così. Povero era venuto al mondo e tale se ne sarebbe andato, senza lasciare nemmeno i soldi per il funerale. Vendete la Panda, aveva detto. Bisognerebbe che l’Ikea facesse bare componibili, di betulla svedese o laminate, che uno le compra a poco prezzo e le lascia per dopo, ai posteri. Da montare all’occorrenza. Se no, datemi fuoco -ma anche quello costa- e spargete le mie ceneri controvento, come “Il grande Lebowski”, così che vi vengano un po’ addosso e vi resti un pro memoria. Un souvenir.

Sempre a marzo, alle Idi -che erano il quindici- nel 44 avanti Cristo a Cesare era andata peggio. Neanche lui arrivò a fine mese. Pugnalato a morte dai congiurati, spirò dicendo al suo protetto: tu quoque Brute fili mi”, anche tu, Bruto, figlio mio! Che poi chissà se lo disse davvero. Svetonio, lo storico che era pure Gaio e Tranquillo, non fu così preciso, sia nella versione latina, che in quella greca. E chissà se lo disse proprio a quel Bruto. Pare che di Bruti ce ne fosse più d’uno, anche un altro. E Bruto probabilmente non avrà esclamato “sic semper tyrannis”, come invece la tradizione tramanda. Ma la Storia, si sa, s’appassiona. Prende parte.

A proposito di Lucio e di marzo, il diciotto, pochi giorni fa, è morto Lucio, uno dei gatti di mio figlio e sua moglie. Per la verità il nome era un omaggio al pittore Lucio Fontana. Di gatti c’era già stato Pablo, morto anche lui, in nome di Picasso. Ci sono la gatta Frida per la pittrice Frida Kahlo e il gattino Amedeo, per Modigliani. Lucio è stato trovato senza vita, al mattino, sulla strada di casa. Un colpo alla testa. Un’auto, un omicidio stradale? I gatti dicono che di vite ne abbiano sette o nove -numeri simbolici, religiosi o magici per gli antichi- ma alla fine le perdono tutte. Era un bel gatto, nero, con la pettorina e le zampe bianche. L’ho ospitato in casa anch’io, quando mio figlio e la sua ragazza, allora fidanzati, amanti dei gatti e dell’arte, andavano in ferie. Stavamo sul divano a guardare la televisione. Gli piacevano i filmati con gli animali, miagolava davanti allo schermo che grattava con la zampa e poi sbirciava dietro il televisore per vedere da dove uscivano tutte quelle bestie. Era ancora piccolo, indifferente e curioso, affettuoso, ma indipendente. Il signorino Lucio, con quell’arietta compita e severa! Nella sua nuova casa con giardino entrava ed usciva a piacimento, era cresciuto e si era un po’ inselvatichito, seguiva la sua natura e non si faceva facilmente avvicinare dagli estranei. Ed io ero tornato ad essere tale. I gatti si affezionano alla casa, a noi che l’abitiamo e noi a loro. Senza ragione muoiono, senza colpa vengono uccisi. Povero Lucio! Forse un giorno riapparirà nel televisore, da dove escono e si animano le immagini di tutti gli animali.

Nonostante siano i primi giorni di primavera, fa freddo. È domenica, piove. E mica solo la pioggerellina di marzo! Piove e a volte esce il sole, che la Madonna annacqua il fiore, l’annacqua per Gesù e domani non piove più. Speriamo. La pioggia di marzo è quello che è. I morti ci mancano, come spesso i vivi, ora che ce ne stiamo a casa a scrivere, leggere, dimenticare. E forse, anche dopo l’indigenza del ventuno del mese e malgrado il maltempo che corre, dovremmo uscire a frequentare, per quel poco, la vita.

Marco Celati

Pontedera, Marzo 2025

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Lucio Battisti, Mogol,“I giardini di marzo”

https://youtu.be/tID5AHSmto8

Mina, “La pioggia di marzo”, da “Águas de março” di Antonio Carlos Jobim

https://dai.ly/x5fy52j

Marco Celati

Articoli dal Blog “Raccolte & Paesaggi” di Marco Celati