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venerdì 25 aprile 2025

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Teste calde

di Nicola Belcari - giovedì 03 aprile 2025 ore 08:00

La guerra è tornata di moda. Il flagello del più idiota tra i comportamenti della specie umana è ammesso, anche con una sorta di ammirazione. Nella Storia non è la prima volta che siano andate perdute conquiste culturali, scientifiche, civili e si sia interrotto il percorso del progresso.

Oggi sembra, purtroppo, di vivere una tale situazione a conferma del dubbio che quello presente sia il tempo della stupidità, il tempo in cui l’umanità, in alcuni Paesi (pure progrediti), viaggia senza meta, sulla nave dei folli alla deriva, con issata la bandiera dell’oca farcita.

L’abissale discrepanza tra progresso tecnologico, ipersviluppato e straordinario, e di contro la povertà umana si è fatta enorme e apparentemente incolmabile.

In Italia stiamo vivendo a distanza di cent’anni l’ubriacatura del Futurismo con le sue velleità strampalate che avevano l’attenuante dell’equivoco di un Risorgimento da completare. Se non c’è guerra accettabile, quella, comunque, che i popoli di sicuro scelgono di combattere, non costretti, è quella contro i propri governanti, si chiama rivoluzione. C’è una “piccola” differenza: oggi abbiamo l’atomica. Chissà come sarebbero stati contenti i futuristi?!

Non sono mancati, nel passato, casi di grandi filosofi che hanno aderito a ideologie folli e criminali. Figurarsi i nostri attuali mediocri “pensatori” se non possono sbandare. In Italia poi la classe intellettuale ha una tradizione secolare di servilismo e cortigianeria. L’idea della guerra oggi è un discrimine e un chiarimento per alcuni degli intellettuali che affollano lo schermo tivvù: rivela la misera sostanza e inconsistenza del loro pensiero. Paiono vecchi travolti dal bisogno di protagonismo da letture di epopee di altri tempi, dall’eroismo di miti e storie antiche; pronti a immolarsi per un ideale, che, nel ritorno al gioco infantile, brandiscono il fucilino col sughero legato al filo, abbandonato alla polvere in soffitta.

L’aria è irrespirabile. Oggi sembra avverarsi come incubo una realtà invocata dai futuristi col trionfo della macchina sull’umano e l’esaltazione della guerra. Quel cumulo di balordaggini spacciate per cultura d’avanguardia è celebrato o sopportato oltre il comprensibile. Con la guerra tornano i sogni di gloria, il trionfo, le macerie fumanti, l’ambigua attrazione del massacro, la foga del saccheggio, la schiavitù delle donne dei vinti, il bottino, le prede.

L’ultima questione è il riarmo. Per la verità solo sui media si sentono e si leggono i favorevoli alla spesa militare, nella realtà dei nostri incontri con conoscenti abituali o occasionali, tutti sono contrari. Ne possiamo concludere che i nostri rappresentanti non ci rappresentano? Alla nostra venerabile età apprendiamo che la democrazia funziona così? Non si finisce mai d’imparare: “non è mai troppo tardi”.

Si è fatto buio. Non devo trovarmi impreparato: domani andrò a comprare una maschera antigas, poi appena sarà il momento porterò il televisore in cantina.

Nicola Belcari

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