L'aiuto al suicidio non è sempre punibile
di Guglielmo Mossuto - giovedì 26 settembre 2019 ore 17:10
La Corte Costituzionale ha emesso una pronuncia storica in quanto ha stabilito che l'aiuto al suicidio non è sempre punibile.
In particolare la Corte è stata chiamata a pronunciarsi sulla questione su istanza della Corte d'Assise di Milano, in seno al caso che vedeva imputato Marco Cappato, in ordine al dettato dell'art. 580 del Codice Penale che punisce l'istigazione o l'aiuto al suicidio.
Il suddetto articolo prevede che “chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni”.
Lo scorso anno la Corte aveva segnalato l'incostituzionalità della norma e aveva chiesto al Parlamento di intervenire indicando come termine massimo quello del 24 settembre e fornendo anche alcune indicazioni di base, poste poi a fondamento della decisione assunta ieri.
Secondo quanto stabilito dalla Corte quindi non deve essere ritenuto punibile che, a determinate condizioni, agevola l'esecuzione del proposito di suicidio di una persona affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche ritenute intollerabili ma comunque capace di assumere decisioni autonomamente.
In attesa che intervenga il Parlamento a sanare la lacuna normativa, la Corte ha altresì individuato i criteri cui è subordinata la non punibilità. Dovranno infatti essere rispettate le modalità previste dalla normativa sul consenso informato e sulle cure palliative e le condizioni fisiche dovranno essere verificate da una struttura del Servizio Sanitario Nazionale, sentito il parere di un comitato etico.
Prima ancora di essere emessa, questa sentenza aveva già portato dibattiti e divisioni che continueranno sicuramente almeno fino all'emanazione dell'auspicata legge.
Tra i contrari, l'associazione medici anestesisti cattolici aveva anticipato già prima della pronuncia la volontà di appellarsi all'obiezione di coscienza per motivare il loro rifiuto.
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Guglielmo Mossuto