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Attualità mercoledì 27 luglio 2022 ore 17:13

Tutti vogliono l'infermiere di famiglia

Denunciati "gravi disagi nell'erogazione delle prestazioni" ma la Asl assicura "l’evoluzione del progetto sarà quella di assicurare un servizio h24"



FIRENZE — L'infermiere di famiglia è diventata la figura più ricercata nella sanità post-Covid, è quanto emerge da uno scambio di battute a distanza tra Cgil ed Asl. 

La figura che fino al 2018 era vista come un assistente sanitario dedicato ai pazienti affetti da gravi patologie croniche, è diventata con la pandemia un presidio sanitario mobile e decentrato che ha riscosso grande successo tanto da risultare scarsamente presente.

Il sindacato Fp Cgil Usl Toscana Centro ha denunciato "gravi disagi nell’erogazione delle prestazioni" ed ha chiesto all’azienda un immediato tavolo di confronto al quale Asl non sui è sottratta ribattendo "Siamo immediatamente disponibili a confrontarci con la Cgil e attendiamo l’invito diretto" ed ancora "La Ausl Centro ha intrapreso la strada del potenziamento delle strutture domiciliari e territoriali, con particolare riguardo ad assicurare sempre di più la cura a casa di pazienti e pertanto anche l’evoluzione naturale del progetto dell’Infermiere di Famiglia e di Comunità sarà quella di assicurare un servizio di continuità nelle 24 ore".

La figura dell’infermiere di famiglia e comunità, introdotta con la delibera regionale 597 del 4 Giugno 2018, è nata per aiutare le famiglie a trovare soluzioni ai loro bisogni di salute e a gestire le malattie croniche e la non autosufficienza. Avviata come servizio sperimentale, è divenuta strategica con la pandemia. Il decreto ministeriale 77 del 23 Maggio 2022 ha riformato completamente la sanità territoriale prevedendo degli standard per i Distretti sanitari che aumentano il fabbisogno di personale nei servizi infermieristici già in sofferenza.

"Le radicali modifiche organizzative introdotte con il decreto ministeriale 77 nei servizi dell’assistenza infermieristica domiciliare stanno causando gravi disagi nell’erogazione delle prestazioni. L’obiettivo della riforma di un infermiere ogni 3mila abitanti è ancora un miraggio, nella sola zona fiorentina questo rapporto è uno su 4 mila" così la Fp Cgil ha chiesto un tavolo di confronto sulla attivazione di un nuovo turno infermieristico al fine di garantire gli stessi standard qualitativi senza aumenti dei carichi di lavoro ai danni del personale presente, aumento delle dotazioni di infermieri e OSS nei servizi sanitari territoriali, come previsto dai parametri contenuti nella normativa nazionale, attivazione di una linea di gestione delle urgenze h12 o h24, come previsto dal PNRR, con personale dedicato in modo da consentire agli infermieri di famiglia di svolgere il lavoro programmato, apertura di un servizio infermieristico ambulatoriale 7 giorni su 7 al fine di evitare prestazioni domiciliari improprie nei giorni festivi e formazione di gruppi di lavoro presieduti da infermieri domiciliari esperti di ogni distretto al fine di elaborare delle linee guida per ottimizzare e pianificare l’organizzazione del lavoro".

La replica della Asl “Fin da subito abbiamo condiviso anche con i sindacati il progetto - ha detto Paolo Zoppi, direttore del Dipartimento di Assistenza Infermieristica e Ostetrica - ed esso ha avuto fin qui riscontri positivi in tutti i territori in termini di accesso più appropriato ai servizi sanitari e socio-sanitari e maggior prossimità e relazione continua con gli infermieri, con vantaggi anche per i familiari oltre che per i pazienti stessi che possono proseguire le cure a domicilio diminuendo il ricorso all’ospedalizzazione. Insomma abbiamo tutta l’intenzione e l’interesse a proseguire questo confronto su questo modello”.

Quanto alla contestazione sul rapporto tra Infermiere di Famiglia e popolazione, Zoppi ha spiegato che "la distribuzione degli Infermieri di Famiglia nei Comuni viene fatta adottando il criterio della densità abitativa: per esempio nelle aree montane potrà esserci un infermiere ogni circa 2.800 abitanti. Lo standard adottato è quindi certo in rapporto alla popolazione ma anche, e soprattutto, in relazione alla distribuzione della stessa sul territorio al fine di una presenza equa e idonea a garantire l’assistenza dovuta ai cittadini".


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