Politica giovedì 03 gennaio 2019 ore 15:15
Sindaci contro il dl sicurezza, c'è anche Nardella
Dopo la sospensione annunciata a Palermo il sindaco di Firenze ha detto che la città "non si piegherà". "Ma non violeremo alcuna legge"
FIRENZE — C'è anche il sindaco di Firenze Dario Nardella tra i primi cittadini che hanno alzato la voce nei confronti del decreto sicurezza del governo dopo che il sindaco di Palermo Orlando ha detto di voler sospendere il provvedimento. Tra gli altri ci sono quelli di Napoli, Parma e Milano. La mossa del primo cittadino siciliano ha innescato un duro scontro con il ministro degli Interni Matteo Salvini. Con i sindaci si è schierata l'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani d'Italia che per voce della presidente Carla Nespolo fa sapere che "la coraggiosa decisione di Orlando e di altri Sindaci di non dare attuazione a tale articolo apre anche sul terreno istituzionale quel percorso di resistenza civile che da tempo Anpi aveva auspicato non contro questo Governo in quanto tale, ma contro i provvedimenti che negassero i fondamentali diritti costituzionali ribaditi dalla Dichiarazione universale dei diritti umani".
Nardella, rispondendo a una domanda sulla sospensione a Palermo, ha detto: "Firenze non si piegherà al ricatto contenuto" nel decreto sicurezza "che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell'accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata".
"Il governo - ha proseguito Nardella - non sta facendo i rimpatri che aveva promesso di fare. Come Comune ci prenderemo l'impegno di non lasciare nessuno in mezzo alla strada, anche se questo comporterà per noi un sacrificio in termini di risorse economiche. Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario. Riteniamo che molti di questi migranti siano persone animate da buonissime intenzioni, che vogliono fare qualcosa di positivo per questo paese e che magari potrebbero essere integrate in modo corretto".
Il sindaco a poi precisato: "A Firenze non violeremo alcuna legge, non darò alcuna istruzione in questo senso". "Apriremo un tavolo con tutto il mondo del volontariato, del terzo settore, del lavoro e delle istituzioni locali per azzerare gli effetti nefandi e negativi di questo decreto, in attesa che si apra una vertenza vera a livello nazionale non per sospendere la legge ma per riscriverla in molte sue parti", ha detto.
Nardella ha annunciato anche che "stiamo valutando insieme ai nostri avvocati e con alcuni costituzionalisti anche una strada perché si possa arrivare alla Corte Costituzionale, ben sapendo che i Comuni non hanno la facoltà di fare un ricorso diretto, ma possono appellarsi al giudice ordinario o al giudice amministrativo affinché venga posta la questione in via incidentale".
Per Nardella con il decreto sicurezza "ai sindaci viene addossata tutta la responsabilità di gestire un problema che diventa di ordine pubblico e che spetta, invece, al ministro dell'Interno". Poi ha citato i numeri. A Firenze "si parla di quasi il 50 per cento dei richiedenti asilo che sono attualmente nelle strutture. I cittadini devono sapere che una volta espulsi dai Cas non vengono rimpatriati, non viene trovato loro un circuito di controllo e di integrazione, vengono lasciati in mezzo alla strada, finiranno in mano alla delinquenza, alla criminalità. Questo decreto produce più clandestini e più insicurezza". Dunque, si chiede il sindaco, "il ministro che cosa fa coi 900 migranti che da qui ai prossimi mesi nella provincia di Firenze saranno messi in mezzo alla strada?".
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