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Lavoro venerdì 28 gennaio 2022 ore 12:13
Sciopero degli infermieri e sit-in al Duomo
Striscioni ai cancelli degli ospedali e concentramento in piazza Duomo a Firenze per lo sciopero degli infermieri coordinato dal Nursind Toscana
FIRENZE — Sciopero nazionale degli infermieri con il Nursind Toscana che è sceso in piazza Duomo ed ha effettuato picchetti nei vari ospedali affiggendo striscioni ai cancelli.
“I cittadini hanno capito le ragioni della nostra protesta, adesso serve un piano di assunzioni, adeguamento dello stipendio e delle competenze per le professioni infermieristiche” ha commentato Giampaolo Giannoni, coordinatore regionale Nursind Toscana, sindacato autonomo degli infermieri, che ha mobilitato i propri iscritti.
Tra le ragioni della protesta, oltre alla carenza del personale, il mancato adeguamento dello stipendio, uno dei più bassi in Europa, la necessità di superare il vincolo di esclusività per poter garantire standard assistenziali in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private, ma anche quella di normare le prestazioni aggiuntive per la carenza di personale infermieristico. Tra le proposte avanzate a livello nazionale l’incremento dei posti di infermieri e ostetriche docenti nelle università al fine di formare più infermieri, riconoscere un’area di contrattazione autonoma in corrispondenza dell’Area sanitaria della dirigenza e il carattere usurante della professione infermieristica.
“Abbiamo registrato una grande partecipazione - ha detto Giannoni, in riferimento all’adesione toscana allo sciopero - al di là del numero delle persone che sono potute venire in piazza Duomo per il sit-in. Ringraziamo tutti, compresi quelli che non sono potuti venire perché contingentati, ma oggi sono in servizio con un distintivo sul cuore per ricordare le ragioni della protesta. Ma ringraziamo anche i cittadini che ci hanno dimostrato tanta solidarietà: adesso spetta alla politica ascoltarci. In Italia mancano all’appello oltre 63mila infermieri e la Toscana è tra le regioni messe peggio, con un fabbisogno di quasi 4mila professionisti”. “Gli standard assistenziali non possono essere basati su esigenze di contenimento della spesa pubblica, ma su studi scientifici. Ne va della salute di tutti”, conclude Giannoni.
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