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Attualità lunedì 05 luglio 2021 ore 19:55

"Noi fiaccherai amanti dei cavalli in crisi Covid"

Un fiaccheraio fiorentino racconta a QUInewsFirenze la sua attività turistica portata alla ribalta da un incidente e colpita dalla crisi pandemica



FIRENZE — La fuga in piazza della Signoria, lo scontro con le auto della scorta della ministra dell'Interno e l'invasione della Loggia dei Lanzi, così Pallino ha fatto il giro del mondo ma dietro di lui ci sono 12 fiaccherai fiorentini.

A raccontare a QUInewsFirenze la sua vita da fiaccheraio è Claudio Mafara, con oltre 20 anni di attività.

Come avete vissuto la polemica sulle carrozze trainate dai cavalli?

"Gli incidenti succedono e a Firenze era tanto che non accadeva nulla ma la corsa di Pallino ha suscitato grande clamore tanto da gettare un'ombra sulla nostra attività. Non abbiamo mai avuto problemi con la città né con il Comune di Firenze che ha sempre apprezzato il nostro lavoro. Si è approfittato però di questo episodio per aprire una guerra contro la nostra professione".

Come vi siete spiegati quanto accaduto?

"Il cavallo era inesperto della piazza, si è spaventato e si è liberato dei finimenti di testa sfuggendo alle briglie. Nei giorni successivo si è parlato di maltrattamento del cavallo per il sole e per la fatica di trainare la carrozza ma non è vero. Solitamente i nostri cavalli sono degli animali che hanno corso tanto e sono a fine carriera. Ne ho uno da dieci anni che ha corso ed è rimasto infortunato. Dieci anni fa avrebbe fatto una brutta fine ed invece oggi è ancora con me e fa conoscere Firenze ai turisti. Noi amiamo i nostri cavalli è un lavoro che nasce dalla passione altrimenti questo ultimo periodo ci avrebbe fatto abbandonare tutto".

Non avete fatto molto rumore durante la pandemia

"Sì, è vero siamo rimasti in disparte fino all'ultima protesta dei tassisti alla quale ci siamo accodati nonostante la nostra attività sia ben diversa. La Regione Toscana ultimamente ci ha fatto rientrare tra le categorie in crisi a cui destinare i contributi economici ma siamo ancora fermi perché il nostro target è soprattutto il turista internazionale non quello italiano".

Facciamo i conti in tasca ai fiaccherai

"Siamo stati fermi per mesi nonostante rientrassimo in un codice ateco che ci consentiva di lavorare. Ma con chi? Per fare cosa? Mica possiamo portare i bambini a scuola o le persone a fare le visite in ospedale. Ho due cavalli ed una spesa di 700 euro al mese per accudirli. Abbiamo uno spazio in via delle Cascine dove abbiamo dei collaboratori perché i cavalli vanno seguiti tutto il giorno. In inverno per due mesi li portiamo nei campi. Ho una famiglia e tre mutui, oltre ai cavalli penso anche ai miei figli".

Alcune associazioni si sonno mosse per raccogliere firme ed abolire i fiaccherai

"Ho seguito la raccolta firme e mi dispiace. Fa male al cuore sentirsi etichettare come uno che maltratta gli animali. A volte vedo girare immagini che non c'entrano nulla con Firenze. Qui i cavalli li teniamo al sole a primavera, con tanto di cappotto per riscaldarli e non certo in estate. Usciamo alle 10 di mattina e rientriamo verso le 17 ma per molto tempo i cavalli restano fermi in piazza dove vengono rifocillati. Le accuse le accetto da un veterinario o da un esperto e visto che i cavalli sono in piazza chiunque può avvicinarsi per controllare il loro stato di salute. Non è giusto giudicare a distanza, non per sentito dire". 

Come vede questa rinascita della città?

"Si spera sempre in un miglioramento. Dal nostro punto di vista il turismo è necessario ed è un valore aggiunto di questa città come per l'intera Toscana ma in ogni cosa occorre la giusta misura. Nel mio piccolo guardo con fiducia al fatto di svolgere una professione storica e spero che la città investa ancor di più sui cavalli e sull'area delle Cascine che storicamente è stata il loro ambiente naturale e può tornare ad esserlo con attrezzature all'avanguardia magari proprio per diventare una città modello nella gestione di questi animali da sempre al fianco dell'uomo".

Antonio Lenoci
© Riproduzione riservata


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