Arte venerdì 25 maggio 2018 ore 14:52
Nuovo allestimento per la collezione Della Ragione
Aperto al pubblico il nuovo percorso espositivo della collezione permanente del museo del Novecento. Sono nove le mostre attualmente in corso
FIRENZE —
Si è concluso il riallestimento del Museo Novecento che ha riaperto al pubblico anche la collezione permanente Alberto Della Ragione, rimettendo a disposizione dei visitatori anche il secondo piano e l'altana.
Il piano di valorizzazione organizzato da Mus.e e fortemente voluto dal direttore artistico del museo Sergio Risaliti
prevedeva da una parte il potenziamento della programmazione
espositiva e l’alternanza di mostre e progetti temporanei, dall'altra la
riorganizzazione degli allestimenti delle collezioni permanenti negli
spazi originari, in modo da permettere una fruizione a rotazione del
patrimonio.
Nove le sezioni in cui è stata suddivisa la collezione Della Ragione nel suo nuovo assetto, al secondo piano del Museo Novecento: Paesaggi, Natura Morta, L'artista e il suo mondo, Volti. Ritratti, Cavalleria, Pittura scolpita e scultura dipinta, Nudo, Gesti. Pose Sospese e Teatrini, ciascuna delle quali racchiude una selezione delle opere – ripensata secondo un criterio di scansione cronologica ed esposizione tematica - donate dall'ingegnere e collezionista Alberto Della Ragione al Comune di Firenze nel 1970. Insieme alla collezione, ritrova degna collocazione, nell'altana del complesso, il Lascito Ottone Rosai.
“Lo spazio espositivo al secondo piano è stato profondamente trasformato – spiega Sergio Risaliti . Ho inteso rinunciare all’effetto ‘camera con vista’, privilegiando l’interno (i dipinti, le sculture) all’esterno (la vista sulla piazza). Rinunciare al magnetismo del Rinascimento significa fare spazio alla scoperta, opera dopo opera, della “poesia” figurativa novecentesca. Concedere il tempo necessario e quieto alla contemplazione, da cui scaturisce la comprensione. Un percorso semplice, chiaro, per temi e generi, decisamente propedeutico. Non va inoltre sottovalutato il fatto che a Firenze non esisteva uno spazio museale adeguato agli standard internazionali. Oggi, con un nuovo allestimento, miglioriamo e aggiorniamo il design degli ambienti espositivi, in un’ottica più contemporanea”.
Aprono inoltre al pubblico una serie di progetti
temporanei che vanno ad aggiungersi ai cinque inaugurati il 21 aprile
insieme alle installazioni permanenti che hanno “preso casa” sulla
facciata dell'ex complesso delle Leopoldine e all'interno del chiostro.
Vanno dunque ad integrare le mostre già in corso (“Il disegno dello
scultore”, “Paradigma: il Tavolo dell'architetto: Mario Cucinella”,
“Ulla von Brandenburg: Di un sole dorato”, “Il corpo è un indumento
sacro”, “Il Buio. Ai margini della visione”) i progetti “Solo. Emilio Vedova”
(26 maggio – 6 settembre), che vede al centro i lavori dell'artista
veneziano appartenenti alle collezioni civiche fiorentine insieme ad una
selezione di opere provenienti da altre collezioni pubbliche e private,
“Tutto è natura. Luciana Majoni” (26 maggio – 6 settembre) dedicato alle fotografie dell'artista, oltre all’installazione relazionale di Massimo Nannucci “Waiting Rooms - Tappeti volanti”
(26 maggio - 6 settembre), che vede protagonisti una selezione di
tappeti kilim messi a disposizione da Boralevi, e all’anteprima della
mostra “Eliseo Mattiacci. Gong” (26 maggio – 14 ottobre), che aprirà i battenti al Forte Belvedere il 2 giugno.
La collezione Alberto Della Ragione
Con
un taglio trasversale, il nuovo allestimento all'interno del Museo
Novecento intende soffermarsi su alcuni aspetti fondamentali dell’arte
italiana della prima metà del Novecento, delineando e approfondendo
motivi e tematiche ricorrenti all’interno della raccolta donata
dall’ingegnere Della Ragione alla città di Firenze nel 1970, e mettendo
in luce inedite connessioni.
Quali sono gli interessi e il gusto
di un collezionista come Alberto Della Ragione? Quali i temi, i
soggetti, gli stili che orientano le sue scelte? Mecenate coraggioso,
Della Ragione si dedica all’arte dalla fine degli anni Venti, quando,
ancora diffidente nei confronti della produzione del suo tempo, acquista
le prime opere ottocentesche. L’incontro con l’arte del Novecento viene
suggellato dalla visita alla Quadriennale romana del 1931. Rispondendo
all’istanza etica “di non passare ad occhi chiusi tra l’arte del proprio
tempo, ma di dare all’opera dell’artista vivente il legittimo conforto
di una tempestiva comprensione”, inizia ad offrire il proprio supporto
ad artisti giovani, spesso trascurati dal mercato e dalla critica
ufficiale del Regime. Da allora la sua collezione d’arte contemporanea,
che già negli anni Quaranta era una delle più grandi esistenti in
Italia, cresce progressivamente.
Nove le sezioni in cui Sergio Risaliti, in collaborazione con Eva Francioli, Francesca Neri e Stefania Rispoli, ha scelto di suddividere il nuovo allestimento al Museo Novecento, cadenzando il percorso su generi e temi, in modo da facilitare il visitatore nella scoperta e nella comprensione di questo importante lascito.
Nella Natura Morta,
genere che gode di un certo successo anche nella pittura italiana del
ventesimo secolo, si trovano la magia sottesa alla pittura di Antonio
Donghi e l’asciutta essenzialità di Felice Casorati, i rimandi ad
esperienze personali e autobiografiche, contenuti in numerose nature
morte di Mario Mafai e Renato Guttuso, che si confrontano con Giorgio
Morandi e Corrado Cagli. Il Paesaggio è rappresentato
all'interno della collezione grazie ad una significativa campionatura di
vedute. Un viaggio nella varietà del paesaggio italiano, che vive dei
contrasti tra l’asprezza delle vette montuose celebrate da Mario Sironi e
le piatte marine di Carlo Carrà, e passa attraverso l’intimità dello
spazio chiuso rappresentato da Antonio Donghi e i morbidi profili
collinari decantati da Renato Birolli, Bruno Cassinari, Osvaldo Licini,
Giorgio Morandi e Ottone Rosai. Ai paesaggi più intimi e familiari si
affianca il rarefatto omaggio all’essenzialità quasi astratta del mare
di Virgilio Guidi. L'Artista e il suo mondo offre uno
speciale invito ad entrare in contatto con il pittore e i suoi
strumenti: dallo studio del pittore di Mario Sironi, fino ai lavori di
Filippo De Pisis, Felice Casorati e Carlo Levi. La consapevolezza della
propria immagine e il bisogno di ricordare e di essere ricordati si
intrecciano nella pratica del ritratto, così Volti. Ritratti,
aperta dall’autoritratto di Mario Mafai, regala un excursus che va
dall’intenso confronto tra l’idealizzante preziosità di Antonietta
Raphael, all’asciutto naturalismo di Marino Marini e Giacomo Manzù. Allo
stesso modo, la pittura scabra e arcaizzante di Massimo Campigli
convive con le pennellate di Francesco Menzio, oltre che con la
sintetica pittura di Virgilio Guidi e il purismo novecentista di Pompeo
Borra. La sezione Cavalleria vede artisti come Fortunato
Depero, Marino Marini e Lucio Fontana impegnati nel confronto con un
tema caro alla tradizione figurativa, il cavallo, declinato secondo
diversi linguaggi e sensibilità, mentre Pittura scolpita e scultura dipinta celebra
quelle opere che rappresentano la fusione tra pittura e scultura,
spesso portando con sé una dissolvenza del soggetto nel movimento
irregolare della forma. I lavori di Corrado Cagli, Giuseppe Migneco,
Carlo Levi, ma anche Ennio Morlotti, il cui espressionismo si traduce in
un tratto denso e aggrumato, sono esempi di questa pittura materica, in
confronto con le ceramiche pastose di Lucio Fontana. Lo studio e la
raffigurazione del corpo umano sono una costante della storia dell’arte.
Sebbene per molti secoli il nudo maschile abbia avuto un ruolo
preponderante, in epoca moderna è soprattutto il corpo femminile ad
essere al centro dell’indagine pittorica e scultorea E allora in Nudi.
L'universo femminile, non potevano mancare le opere di Felice Casorati e
Arturo Martini, Mario Mafai, Marino Marini e Mario Sironi. Gesti. Pose
sospese, è la sezione che racchiude invece attimi celati dietro
un'attesa, un momento di quiete o di agitazione, ma anche istanti in
cui le idee e i propositi cercano un proprio ordine, come ricordato
nelle opere di Felice Casorati, Virgilio Guidi, Roberto Melli, Ottone
Rosai, Arturo Martini e Marino Marini. Infine i Teatrini,
ovvero oggetti, forme e figure senza nessi apparenti che si dispiegano
enigmaticamente all’interno di un dipinto dove nascono composizioni in
bilico tra sogno e realtà, in cui ciascun elemento è chiamato a
‘recitare’ un ruolo. Le opere di Renato Paresce e Giuseppe Viviani ne
sono un esempio, così come quelle di Giorgio De Chirico, Mario Sironi e
Gino Severini o anche quelle dei futuristi Fillia ed Enrico Prampolini.
Altana: collezione permanente – Ottone Rosai
Nel
1963 un importante corpus di opere di Ottone Rosai viene donato dalla
vedova Francesca Fei e dal fratello Oreste al Comune di Firenze. Il
lascito si articola attorno ai due nuclei tematici dei ritratti e delle
vedute. La serie dei Tondini e degli Amici, realizzate fra gli anni
Quaranta e Cinquanta, è dedicata a persone care al pittore: poeti,
critici e artisti, tra i quali Piero Bigongiari, Eugenio Montale,
Giuseppe Ungaretti, Giorgio De Chirico, che testimoniano il fecondo
milieu culturale nel quale Rosai si trova ad operare. A queste si
affiancano le vedute della Firenze di Rosai risalenti agli anni 1954 e
1955. Il Museo Novecento intende così rendere omaggio ad un maestro
dell’arte toscana del XX secolo, la cui pittura, negli anni della
maturità, si caratterizza per un originale dialogo tra aspro realismo e
tecnica espressionista.
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