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Attualità mercoledì 07 ottobre 2020 ore 18:30

Da mito a shock, la Battaglia di Anghiari non c'è

La parete del Salone dei Cinquecento non conserverebbe nessun dipinto incompleto realizzato da Leonardo e coperto poi con cura dal Vasari



FIRENZE — Leonardo non avrebbe mai dipinto la Battaglia di Anghiari nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio con il fuoco che saliva e scendeva sulle carrucole per fissare i colori che colavano da tutte le parti così come la memoria collettiva ha tramandato sull'opera del Genio di Vinci. La scioccante rivelazione è stata fatta oggi da un gruppo di studiosi.

I pareri degli esperti sono condensati in un libro "La Sala Grande di Palazzo Vecchio e la Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci. Dalla configurazione architettonica all'apparato decorativo" a cura di Roberta Barsanti, Gianluca Belli, Emanuela Ferretti e Cecilia Frosinini. Nell'Auditorium Vasari della Galleria degli Uffizi la ricerca è stata resa nota alla presenza del direttore Eike Schmidt. 

Messe da parte le suggestioni della bandiera che reca la scritta "Cerca Trova" nella Battaglia di Marciano della Chiana dipinta dal Vasari, gli studiosi si sono basati sui documenti relativi all'opera ed alla struttura che l'avrebbe accolta, un Salone che nel tempo ha subito ben più trasformazioni del "granaio", così Michelangelo definì la Cappella Sistina. 

Il risultato dello studio è stato che i cartoni preparatori della Battaglia di Anghiari con gli splendidi cavalli che tutti conoscono nel mondo probabilmente sono stati realizzati, visto che sono stati copiati mentre il dipinto vero e proprio no.  Probabilmente il difetto fu trovato già nella preparazione del muro e l'impresa rimase su carta. Non sarebbe la prima volta che un disegno di Leonardo resta solo un disegno. Secondo gli studiosi inoltre Leonardo non avrebbe mai ricevuto i materiali per poter realizzare l'opera, stando ai documenti sarebbe come dire che Giotto ha dipinto gli affreschi di San Francesco ad Assisi senza usare i colori.

Per tanti anni sarebbe stato dunque alimentato un mito al quale ci siamo affezionati fino ad avviare una ricerca scientifica che ha visto nel corso degli anni la richiesta di forare il muro con l'opera del Vasari, risoltasi poi con una mera sbirciatina tra le intercapedini con le microcamere. 


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