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Arte lunedì 29 gennaio 2018 ore 14:57

Cose. Il mondo in arte di Mario Francesconi

“Tutto quello che vedo mi serve”. Così Francesconi accoglie i visitatori per la sua temporanea alla Galleria ZetaEffe fino al 3 marzo.



FIRENZE — Non potrebbe avere titolo più significativo la personale di Mario Fracesconi alla Galleria Zetaeffe che si è aperta sabato. Perché le cose del mondo – a volte oggetti anche molto disparati – a Mario Francesconi “servono” a fare arte, a creare veri e propri archivi di vita, capaci di contenere dagli slip ai capelli, dai denti alle fotografie di moda. Elementi di sintesi in tutto questo, i libri, oggetto di fascinazione dell'artista fin dalle sue frequentazioni del premio Viareggio ma elaborati in maniera totalmente personale per eliminare ogni schema, compromesso, ogni traccia di conformismo. E' così che “L'atto estetico dell'objettrouvé, che ha regalato un senso a tanta arte del Novecento, in Mario Francesconi ha perso finalmente ogni intellettuale residuo. Mario riconosce gli oggetti che gli servono per lo stupore implicito nella loro stessa realtà, e il gesto di artista che li elegge è diventato un gratuito atto di amore. Sono oggetti che non trasmettono un significato, non suggeriscono sofisticate analogie, non vogliono esser chiamati con concetti filosofici. Semplicemente esistono. Sono Cose.” (Franco Zabagli, testo nel catalogo della mostra). Lasciarsi affascinare da questi elementi – cosa tutt'altro che difficile visitando l'esposizione – significa quindi abbandonare ogni sovrastruttura per lasciarsi condurre per mano dall'artista nell'essenza delle cose, di quegli oggetti che ci circondano ogni giorno ma che l'occhio dell'arte sa trasformare pur senza quasi toccarli. E questo apre lo sguardo sul mondo in modo, almeno un po', diverso.

Mario Francesconi, nato a Viareggio nel 1934, è artista che nella sua carriera ha attraversato diverse fasi, spesso legate all'uso di materiali di recupero. Muovendosi con disinvoltura tra gli ambiti della pittura, della scultura, del collage e dell'installazione, traccia nel tempo un percorso che lo porta dalla nativa Viareggio a Roma, dove collabora con importanti gallerie d'arte, fino al rientro in Toscana a metà degli anni '60. I frequenti viaggi tra Parigi, Londra, Berlino, Amsterdam lo portano a contatto con artisti internazionali come Wilfred Lam e Henry Moore. Nel 2004 il Gabinetto Viesseux gli dedica un convegno tenuto presso Palazzo Strozzi, mentre è del 2010 la prima grande antologica sulla sua opera della quale è l'artista a curare l'allestimento e che si tiene a Palazzo Medici Riccardi. 


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