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Attualità domenica 05 aprile 2020 ore 19:48

La Toscana studia come sterilizzare le mascherine

In foto una confezione di mascherine sterilizzate

Molte le richieste sul web dopo l'annuncio dell'obbligatorietà di indossare la mascherina per poter uscire da casa durante l'emergenza per coronavirus



FIRENZE — Come fare per poter riutilizzare una mascherina già indossata? E' questa una delle domande più gettonate di oggi, tra le frasi più cercate sui motori di ricerca "come sterilizzare la mascherina" è la domanda dettata dalla necessità che nelle ultime ore è divenuta urgente vista l'adozione della obbligatorietà di dover indossare la mascherina per poter uscire da casa.

Come fare per sanificare la mascherina?  La grande domanda ha invaso il web e rischia di creare grande confusione, basti pensare che L'Istituto Farmaceutico Militare di Firenze è dovuto intervenire sulla propria pagina web per smentire di aver diramato un vademecum per la sterilizzazione circolato nelle ultime ore "In merito ad un documento di lavoro diffuso nella rete redatto da questo stabilimento - si legge nella nota definita urgente - si precisa che trattasi di una procedura ad uso interno non ancora approvata avente unicamente lo scopo, nell'impossibilità di reperire un numero sufficiente di mascherine di ricambio, di tentare di "bonificare" le mascherine già usate in contesti non a rischio. Si ricorda infatti che le mascherine sono materiali dichiarati "monouso" si è in attesa dell'avvio di prove tecniche specifiche per valutare l'applicabilità e le eventuali limitazioni nei casi di emergenza come quello attuale. Questo stabilimento avrà cura di comunicare immediatamente eventuali novità in merito".

La Regione Toscana ha annunciato l'arrivo di molti dispositivi e saranno distribuiti ai cittadini attraverso i comuni che in alcuni casi già si erano attivati per consegnare a domicilio le mascherine ma la disponibilità non è illimitata, si parla infatti di alcune mascherine per nucleo familiare. 

A metà marzo le Università di Firenze e Pisa (qui l'articolo integralesi sono attivate per trovare il modo di sanificare le mascherine protettive di tipo FFP2 e FFP3, così da fornire indicazioni agli ospedali e alle aziende sanitarie. Questo è accaduto perché "alcuni operatori sanitari e gente comune hanno iniziato a sterilizzare in maniera non corretta mascherine già utilizzate, con il rischio di danneggiarle o di non decontaminarle" come hanno spiegato gli atenei toscani dove gli specializzandi della Scuola di Scienze della Salute Umana dell'Università di Firenze hanno chiesto aiuto ai bioingegneri dell'Università di Pisa.

Alessandra Ninci e Fabrizio Chiesi, della Scuola di Specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell'Università di Firenze, sotto la supervisione di Paolo Bonanni e Guglielmo Bonaccorsi, docenti di Igiene generale e applicata presso l'Ateneo fiorentino hanno cominciato ad analizzare i lavori scientifici prodotti in seguito alla pandemia da virus H1N1. Carmelo De Maria, bioingegnere del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e in forza al Centro di Ricerca E. Piaggio, ha spiegato "Intendiamo proporre una procedura operativa standard che garantisca la sicurezza di tutti quei professionisti che si trovano in prima linea per fronteggiare questa emergenza. Studiando la letteratura scientifica emerge chiaramente che alcuni metodi di sterilizzazione rischiano di alterare le proprietà di filtrazione e la capacità della maschera di aderire al volto, cosa che è fondamentale per la protezione degli operatori. Si stanno dunque valutando trattamenti a bassa temperatura e non aggressivi per i materiali polimerici che compongono la maschera. Ma esistono vari tipi di mascherine, fatte di materiali molto diversi, quindi è opportuno mettere a punto trattamenti che possano essere efficaci su tutte quante e non solo su alcune di esse”.


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