Flavio Insinna torna in tv su La7: «Accoglieremo tutte le famiglie d'Italia senza nessun pregiudizio»
Attualità giovedì 25 giugno 2020 ore 14:04
Firenze terza in Italia per imprese di stranieri
Erano 16.000 a fine 2019 secondo un rapporto di CNA, in crescita rispetto al resto delle imprese. Prima del capoluogo toscano solo Roma e Milano
FIRENZE — L’ascesa delle imprese guidate da persone non nate in Italia a a Firenze continua: a fine 2019 erano più di 16.000 in tutta la Città Metropolitana, pari al 17,8 per cento del totale. Lo dicono i risultati del rapporto redatto da CNA sulla base dei dati forniti dalla Camera di Commercio di Firenze.
Sulla base di questi numeri, la provincia di Firenze è terza in Italia per quantità di imprese condotte da lavoratori nati all’estero. Prima ci sono solo Roma e Milano.
Nell'ultimo anno, nonostante la congiuntura economica difficile, le imprese straniere sono aumentate dell’1,5 per cento, mentre le altre imprese sono diminuite dello 0,9 per cento. Da quanto emerso, il 30,3 per cento delle nuove iscrizioni del 2019 in Camera di Commercio sono quelle delle imprese straniere.
A fare la parte del leone sono le imprese cinesi, seguite dalla romena, dall’albanese e dalla marocchina. La maggior parte delle imprese guidate da stranieri opera nelle costruzioni. Seguono manifatturiero, commercio, alloggio e ristorazione.
Guardando alla tipologia di aziende si tratta, in larga maggioranza, di attività poco strutturate, costituite da ditte individuali, ma che danno anche occupazione,impiegando oltre 42mila addetti, di cui quasi il 50 per cento lavorano inaziende con più di 5 addetti.
''Il contesto sociale in cui gli immigrati operano e vivono continua a vedere l'Italia alle prese con crisi demografiche la cui soluzione non può più essere oggetto di sole politiche nazionali incapaci di risposte durevoli - è il commento di Giacomo Cioni, presidente di Cna Firenze Metropolitana - Le imprese degli immigrati, anche sespesso di dimensioni modeste, costituiscono non soltanto un fattore di benessere ed un 'ascensore sociale' per le famiglie di provenienza, ma anche fattore di coesione per la società nel suo insieme e una risorsaa disposizione per costruire con i Paesi di origine un partenariato commerciale e produttivo sensibile al tema della sostenibilità eaperto a prodotti e servizi di nuova concezione”.
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