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Attualità mercoledì 11 agosto 2021 ore 13:58

Sollicciano, il garante toscano: "Gravi criticità"

Il garante regionale dei detenuti ha ricevuto l'associazione Progetto Firenze ed ha annunciato un incontro con l'amministrazione penitenziaria



FIRENZE — La situazione del carcere di Sollicciano è tornata sotto ai riflettori dopo un recente sopralluogo alla struttura da parte dell'associazione Progetto Firenze, il garante regionale dei detenuti, Giuseppe Fanfani, ha ricevuto questa mattina in Consiglio regionale, il presidente dell’associazione, Massimo Lensi, per un confronto.

L’incontro si è tenuto a seguito della visita condotta il 3 Agosto scorso da una delegazione dell’associazione, guidata dallo stesso Lensi, e dal consigliere comunale di Firenze, Dmitrij Palagi.

Il garante regionale ha preso atto delle criticità riscontrate e riferite da Massimo Lensi “Ringrazio ‘Progetto Firenze’ per il lavoro svolto e rinnovo il mio impegno per un lavoro comune nell’interesse delle persone recluse” ha detto Giuseppe Fanfani. “Dopo le ferie estive chiederò un incontro con l’Amministrazione penitenziaria, al fine di affrontare le possibili soluzioni alle problematiche emerse” ha anticipato il garante.

Dall'incontro è emerso che "Il sovraffollamento è un problema serio e costante a Sollicciano: i dati a fine Luglio indicano 638 presenti, su una capienza regolamentare di 491 posti, con un sovraffollamento del 128 per cento. Il reparto transessuali, “che aveva costituito un’esperienza innovativa rispetto alle ordinarie prassi penitenziarie, è stato chiuso e le detenute trasferite, senza sapere se e quando rientreranno”. Il reparto giudiziario è infestato dalle cimici, è in corso la disinfestazione: “La salute e la dignità dovrebbero passare anche dalla possibilità di preservare il proprio corpo e il proprio ambiente di vita dalle infestazioni di parassiti”. La seconda cucina, inaugurata a Ottobre 2020, è in funzione, ma nel frattempo è stata chiusa la prima. La direzione del carcere, “che pure è ricoperta da persona, a cui i Garanti e l’Associazione ‘Progetto Firenze’ esprimono tutta la loro stima”, è in una situazione di precarietà da quasi un anno, mentre servirebbe stabilità, dopo continui cambi di direzione, intervallati da incarichi ad interim. Anche gli operatori Asl e gli educatori si trovano in condizione di sofferenza, poiché sono sotto organico: solo adesso è in fase di svolgimento un concorso per educatori penitenziari, con pochissimi posti rispetto alle necessità e dopo più di vent’anni dall’ultimo concorso effettuato; gli operatori sanitari vivono a loro volta una situazione di disagio: “nonostante le carenze d’organico, hanno fatto un lavoro eccellente durante la pandemia, lavorando in molti casi con contratti precari”."

Le condizioni di detenzione sono state oggetto di malcontento verso la magistratura di sorveglianza, “che in alcuni casi ha espresso prassi giudiziarie poco attente alla particolare condizione delle persone detenute”. 

Dopo il principio di rivolta del 10 Luglio scorso, alcuni detenuti sono stati trasferiti, come mezzo punitivo, in ossequio a una prassi penitenziaria “che, pur non trovando avallo nell’ordinamento penitenziario, è ovunque utilizzata: si pensi che nello stesso modo sono stati trattati i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere che hanno denunciato le violenze”. 

La salute psichica dei detenuti, è stato rilevato nell’incontro, “necessita di un maggiore investimento: i detenuti con patologia psichiatrica dovrebbero uscire dal carcere e scontare la pena all’esterno in luoghi idonei alla loro cura, come ha stabilito chiaramente la Corte Costituzionale con la sentenza 99/2019. Purtroppo invece sono numerosi i detenuti con patologia psichiatrica presenti in carcere”.

C’è poi la questione dei bambini in carcere, “ciò che più tocca il cuore”, dicono il garante e ‘Progetto Firenze’. Nella sezione femminile, al momento della recente visita di Lensi e Palagi, erano presenti una neonata di pochi giorni e una donna incinta al settimo mese. 

Dal garante comunale, Eros Cruccolini, è arrivata la notizia della concessione della detenzione domiciliare alla madre della neonata, “ma resta improcrastinabile l’attuazione della legge che già prevede la realizzazione/attivazione di case-famiglia protette per le detenute con figli a seguito”. Una soluzione “preferibile, rispetto alla realizzazione dell’ICAM (l’istituto a custodia attenuata per madri), che pur a custodia attenuata resta sempre un carcere. Le case-famiglia protette permettono invece ai bambini a seguito delle madri detenute di vivere fuori dal carcere”.


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