Attualità giovedì 22 agosto 2019 ore 19:15
Scontro sulle telecamere, invadenti e rassicuranti
Il dibattito sulla videosorveglianza urbana si scatena dopo l'oscuramento dei dispositivi messo in atto da parte di ignoti in un quartiere fiorentino
FIRENZE — Gli occhi elettronici tengono banco a Firenze dopo la promessa del sindaco Dario Nardella di arrivare a 1000 apparecchi gestiti dalla centrale operativa, l'iniziativa, sostenuta da chi aveva chiesto maggiore presenza di dispositivi deterrenti, ha incontrato l'immediata perplessità da parte di chi riscontra nel monitoraggio una invasione della privacy. Botta e risposta tra opposizioni e maggioranza che difende il ricorso alle nuove tecnologie in tema di sicurezza.
Duro l'intervento dei consiglieri Antonella Bundu e Dimitrij Palagi "L'occhio elettronico è ritenuto centrale da questa Amministrazione, pronta a farsi fotografare su una scala con un caschetto e un giubbotto catarifrangente, nel lungo percorso verso il primo posto di città più video-sorvegliata d'Italia, ma senza avere alcuna idea in testa, sotto il caschetto, di che cosa sia una politica integrata di sicurezza, concreta, democratica, ma con pochi spot. Con una telecamera i crimini non calano, al massimo chi è al volante di un'auto rispetta di più una corsia preferenziale, ma praticamente mai un furto non viene commesso per il timore di essere ripresi. Al tempo stesso il numero di casi risolti grazie a una registrazione è risibile. L'unico scopo di queste centinaia e centinaia di occhi nel tessuto urbano è lavorare sulla percezione della cittadinanza, la cui paranoia viene ossessivamente alimentata in sostituzione di interventi sociali che infatti risultano del tutto inadeguati. Paranoia che proseguirà nonostante le telecamere, ovviamente, perché le telecamere non risolvono le cause e servono poche volte come fonte di prova, se non per gli incidenti stradali. La subalternità di chi governa questa città al mercato delle nuove tecnologie è imbarazzante. Sono stati già annunciati dei gruppi WhatsApp con cui la 'cittadinanza attiva' regala dati a Facebook, mentre all'orizzonte si staglia la promessa di una fantomatica control room, a cui guardiamo con preoccupazione anche per il tema della gestione dei dati. E tutto senza alcuna adeguata preparazione scientifica e culturale in materia. Invitiamo quindi l'Amministrazione a dare un occhio a Londra. Lì sono andati ben oltre la fase degli annunci con il caschetto e hanno iniziato a sperimentare anche il riconoscimento facciale. Semmai si volesse fare anche qui, visto che il sindaco lo aveva già annunciato due anni fa, facendo comprare ai suoi tecnici un software in grado di farlo. Peccato che tale operazione avrebbe bisogno di una specifica autorizzazione da parte del Garante della Privacy, nel caso il Sindaco non lo ricordi. E l'utilizzo di tale sistema di acquisizione di dati biometrici ai fini di pubblica sicurezza lo può fare il Questore magari, ma non un sindaco, casomai non ricordasse nemmeno questo. Ma il fallimento di queste operazioni è ormai sempre più facile da riscontrare, ormai basta dare un occhio a qualche libro o agli articoli di stampa, in cui si riportano studi specialistici ormai consolidati negli anni".
La vicecapogruppo Pd, Benedetta Albanese, ha risposto “Sul fronte della sicurezza l’amministrazione lavora in molti modi e con diversi strumenti. La videosorveglianza è uno di questi: una rete capillare che a Firenze è in costante ampliamento, può essere utilizzata sia dalla Polizia Municipale che dalle forze dell’Ordine, consentendo interventi più rapidi e tempestivi quando ve ne sia la necessità. Dunque è un contributo effettivo alla sicurezza dei cittadini che, di conseguenza, si sentono giustamente più tranquilli, altro che la ‘paranoia’ di cui parlano Bundu e Palagi. Atti di vandalismo ai danni di una telecamera non vanificano certo l’importanza di questa tecnologia, di cui i consiglieri sbandierano una ‘inutilità’ tutta da dimostrare. Inoltre, nella testa di chi governa questa città non c’è alcuna ‘confusione’ sul tema, piuttosto un progetto chiaro e articolato, di cui la videosorveglianza fa parte, così come l’illuminazione pubblica, il piano ‘casa protetta’, ma anche interventi per la riqualificazione urbana, per il presidio sociale, commerciale e culturale, perché una città viva e vissuta è anche una città sicura. La mancanza di sicurezza colpisce maggiormente le persone più fragili e un’amministrazione come la nostra, che non lascia indietro nessuno, non può prescindere da azioni concrete a 360 gradi, ossia da un piano integrato e completo che sosteniamo con convinzione”.
Dmitrij Palagi ha ulteriormente replicato "Forse la Consigliera Albanese, di professione avvocatessa, non è completamente e correttamente informata sulla materia. Alcune leggerezze rispetto al Codice della Privacy sono state oggetto di richiamo da parte del Garante. Se poi i cittadini si sentano più tutelati quando chiedono la telecamera sotto casa propria e l'assessore di turno ce la fa mettere per dar loro soddisfazione, ebbene questo allora è un problema non da poco, perché così i cittadini vengono solo illusi, in quanto il problema, al massimo, si sposta. Già dagli anni novanta del secolo scorso, studi scientifici inglesi avevano dimostrato quanto poco avevano fatto contro la criminalità le telecamere che negli ottanta avevano riempito Londra. E poi i cittadini si facciano una semplice domanda. A prescindere dalle telecamere dedicate a fare le multe, della straordinaria capacità deterrente delle altre telecamere hanno mai avuto prova? A chi abita in centro, i soliti ignoti avventori notturni hanno mai smesso di orinare sul portone? Gli stessi ignoti hanno mai smesso di rigare loro la macchina posteggiata in strada? Hanno mai smesso di distruggere i giochi dei bambini nei giardini pubblici? Hanno mai smesso di fare i parcheggiatori abusivi sotto casa? Vorremmo soltanto che si aprissero gli occhi su quanto poco fanno le telecamere, perché questi ignoti ad oggi rimangono pressoché sempre ignoti".
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