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Attualità mercoledì 10 agosto 2022 ore 09:13

Giù i pini sul viale, "Senza loro sarà più caldo"

Viale Redi
Viale Redi

Dal fronte ambientalista si traccia uno scenario sugli effetti prodotti dagli abbattimenti in vista per il filare di piante a centro strada



FIRENZE — Senza quel filare di alberi al centro del viale Redi sarà più caldo: è lo scenario definito da Legambiente Firenze in vista degli abbattimenti programmati dei pini in viale Redi. "Gli effetti microclimatici di un abbattimento del genere sono facilmente prevedibili: una nuova isola di calore estiva di qualche centinaio di metri di lunghezza", scrivono in una nota dall'associazione.

L'appello è a non privarsi delle piante in modo sbrigativo perché gli alberi, anche pochi, svolgono un'azione ecosistemica. Sostituirli? Certo, ma ci vogliono anni prima che i nuovi alberi siano in grado di generare gli stessi effetti su qualità dell’aria e termoregolazione. 

Ove necessarie, le sostituzioni devono "essere progressive e mirate, accettando uno sviluppo disetaneo del filare e valutando anche possibili consociazioni di specie".

"Estati come questa, in cui ondate di calore sempre più numerose mostrano anche al cittadino comune l'efficacia della presenza di alberi, ci dicono che non possiamo più permetterci un approccio sbrigativo sugli abbattimenti", affermano da Legambiente.

E poi il metodo: "Non è certo la prima volta che apprendiamo dalla stampa del progetto di abbattimento e sostituzione, quando la scelta dell'amministrazione pare ormai definitiva e quando la cantierizzazione è imminente. Il primo problema è dunque l’assenza di una vera pianificazione nella gestione dell’ecosistema urbano, che richiederebbe una visione generale, complessa e sistemica".

Un'altro modo è possibile: "L’adozione urgente di un piano del verde pubblico e privato e una revisione del regolamento del verde, anzitutto. Ma occorre anche rafforzare con risorse economiche correnti la direzione ambiente e il settore gestione del verde pubblico, adottare protocolli di gestione diversificata e partecipativa (patti di collaborazione), riorganizzare il vivaio comunale realizzando un centro di produzione e sperimentazione collegato alle istituzioni universitarie, gestire le trasformazioni che investono il patrimonio di aree agricole della corona periurbana, adottare un programma di riorganizzazione e armonizzazione degli interventi sulle aste fluviali".


Crediamo inoltre che questo tipo di scelte dovrebbero vedere un maggiore coinvolgimento della cittadinanza, un percorso realmente partecipato in cui l'esperienza e la competenza delle associazioni ambientaliste, e le esigenze della cittadinanza, possano avere un peso reale e indirizzare così al meglio le scelte dell'amministrazione.


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