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Attualità martedì 09 maggio 2023 ore 16:48

Quel segreto nascosto sotto i ponti della Gioconda

Una scoperta sensazionale che però ne mette in fila tante altre e sotto quei ponti non passerebbe solo acqua ma una verità ad oggi inconfessabile



FIRENZE — L'ultima scoperta che vede protagonista la Gioconda di Leonardo da Vinci ha portato nuovamente gli occhi del mondo sulla Toscana, per la precisione nella provincia di Arezzo, a Laterina Pergine Valdarno, che attende l’arrivo di troupe televisive straniere per riprese ed interviste. Si parla già di un documentario.

Il ponte 

Il ponte ritratto nel quadro custodito al Louvre di Parigi raffigurerebbe il Ponte Romito di Laterina, ultimo di una lunga serie di ponti dati per certi come il Ponte Azzone Visconti, o Ponte Vecchio di Lecco, il Ponte Gobbo di Bobbio in provincia di Piacenza, il Ponte sul Marecchia tra Pesaro e Urbino, o il Ponte di Buriano sempre nell'Aretino.

L'ultima scoperta

L'ultima ricerca è firmata da Silvano Vinceti, presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici Culturali e Ambientali e volto noto nel capoluogo toscano per essere stato il promotore della straordinaria ricerca dei resti di Monna Lisa Gherardini del Giocondo sotto l'ex Monastero di Sant'Orsola, nel cuore di Firenze. Un immobile che forse deve la sopravvivenza e la rinascita proprio alla campagna di scavo che Vinceti ha promosso portando un rudere, ex manifattura e ricovero di esuli, sotto gli occhi della Cultura mondiale.

La recente ricerca, presentata lo scorso 3 Maggio a Roma e condotta grazie anche alla collaborazione dell'associazione culturale La Rocca, ha suscitato un enorme interesse. “La ricerca è arrivata molto più lontano di quanto pensassimo, il ritorno mediatico è andato ben oltre le nostre aspettative. Ci emoziona il fatto che gli studi che avevamo condotto tanti anni fa siano stati finalmente riconosciuti ed approfonditi da uno storico illustre come Silvano, che ringraziamo. Vorremmo dedicare un pensiero affettuoso ad Anselmo Rondoni e Massimo Gragnoli, primi ferventi sostenitori di questa tesi, che oggi non sono più con noi” lo dichiarano oggi i volontari dell’associazione La Rocca di Laterina.

Perché il Ponte Romito

Secondo Vinceti si tratterebbe del ponte etrusco-romano Romito o Ponte di Valle del quale resta ad oggi un solo arco. Dall'Archivio di Stato di Firenze sarebbe emerso un documento della famiglia Medici che lo descriverebbe tra il 1501 e il 1503 con quattro arcate, su due falesie, una scorciatoia fra Arezzo, Fiesole e Firenze. Il ponte si trova su una morfologia simile a quella ritratta nel famoso quadro mentre i ponti di Bobbio e Buriano sono in pianura, oltre ad avere sei o più arcate.

Chi è sicuro che si tratti di Ponte Vecchio a Lecco

Secondo lo studioso di Leonardo, Riccardo Magnani, si tratterebbe invece del Ponte Azzone Visconti sul ramo comasco del Lario.  

Secondo Magnani gli sfondi della Gioconda non corrispondono a luoghi rintracciabili in Toscana, Umbria o nelle Marche ma alla zona di Lecco e per spiegarlo ha più volte analizzato l'opera nell'intero contesto e non per francobolli. Sia il versante destro che sinistro dello sfondo richiamerebbero a paesaggi citati nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni come la veduta dell’Adda, parte del Lago di Lecco, con il ponte Azzone Visconti e il Monte Barro, il lago di Garlate, la Rocca di Airuno, Mandello, Olginate e la Brianza. 

Da qui l'ipotesi suggestiva che ha reso lo stesso Riccardo Magnani famoso nel mondo.

Quel segreto nascosto e inconfessabile 

Magnani cita spesso Le Vite di Giorgio Vasari, testimone oculare e biografo del Rinascimento dal quale gli studiosi spesso traggono ed altre volte sottraggono come ad esempio quegli errori che gli vengono attribuiti, tra i tanti quello di avere scambiato tra loro, e per sempre, il padre e lo zio di Leonardo. 

Secondo Vasari la Gioconda è un ritratto incompiuto di una donna dalle sopracciglia folte con delle fossette sulle guance ed un piacevole ghigno. Tutt'altro che una immagine nota, tocca immaginarsela.

Dal Vasari Magnani passa poi ad Antonio de Beatis, segretario del Cardinale d’Aragona, testimone oculare di un incontro avvenuto ad Amboise nel 1517 dove vide “pintata ad oglio una certa Signura di Lombardia”. Tra questa fonte e l'osservazione strumentale della Gioconda che mostrerebbe attorno al capo la presenza degli spilloni della Guazza, l'acconciatura a raggiera tipica delle donne della Brianza, Magnani è certo che si tratti di un'opera strettamente legata al territorio lombardo. Non una Gioconda, insomma.

E qui sarebbe nascosto il segreto, oramai inconfessabile, che la Gioconda, per come la conosciamo, non sia la Gioconda di Leonardo e che il ritratto della Lisa Gherardini del Giocondo sia andato perduto come tante opere realizzate su commissione, magari per tirare quattro paghe per il lesso come scriveva Giosuè Carducci riferendosi ai manzoniani.

La suggestione dell'arte è immortale

Toscana, Umbria, Marche e Lombardia chi non vorrebbe vedersi rappresentato nell'opera più famosa dell'Umanità, un desiderio comprensibile soprattutto al tempo degli influencer e la Gioconda lo è per antonomasia.

Un giorno, forse, qualcuno confesserà o sconfesserà.

Antonio Lenoci
© Riproduzione riservata


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