Cronaca martedì 01 marzo 2016 ore 15:51
Indagine sulla maxi-liquidazione del segretario
La procura ha aperto un fascicolo esplorativo sui 330mila euro concessi a Enrico Viviano dall'Opera del Duomo dopo due anni di lavoro
FIRENZE — Enrico Viviano è stato segretario generale fino al novembre scorso dell'Opera del Duomo, l'ente che gestisce il complesso di Santa Maria del Fiore (che comprende l'omonima cattedrale, il battistero di San Giovanni, il campanile di Giotto e il nuovo, spettacolare museo dell'Opera). Al termine del suo incarico, Viviano ha ricevuto una liquidazione pari a 330mila euro.
La vicenda è stata raccontata nei dettagli in una serie di articoli del quotidiano La Nazione pubblicati negli ultimi giorni alla luce della campagna pubblica di finanziamento iniziata due anni fa per il restauro del Battistero di San Giovanni. Un'operazione a cui hanno partecipato grossi sponsor come Ferragamo o Unicoop ma anche e soprattutto centinaia di cittadini privati (vedi articoli correlati).
Alla fine è stata raccolta la somma di 170mila euro mentre l'amministrazione comunale ne ha stanziati allo stesso scopo 270mila. La domanda posta da La Nazione è semplice: a fronte di questo grande sforzo collettivo per il restauro del complesso monumentale e religioso più amato dai fiorentini è opportuno che l'Opera del Duomo spenda 330mila euro per liquidare un dirigente dopo soli due anni lavoro?
Il consigliere comunale di opposizione Tommaso Grassi ritiene di no e ha già presentato una interrogazione alla giunta Nardella chiedendo di chiedere all'Opera la restituzione dei 270mila euro.
Interpellata in proposito, l'Opera del Duomo ha precisato che la liquidazione a Enrico Viviano è stata erogata "sulla base di quanto previsto dalle norme per la posizione contrattuale dell'ormai ex segretario generale".
"Trattandosi di rapporto privato non possono sussistere ipotesi di reato - si legge in una nota diffusa dall'Opera - Se l'indagine è legata all'interrogazione del consigliere comunale Grassi anche il Comune di Firenze potrà confermare che i 270mila euro non sono stati dati all'Opera ma all'Opificio delle pietre dure per realizzare due copie delle statue che debbono essere ricollocate sopra le porte nord e sud del Battistero, e come tali resteranno di proprietà dello Stato".
"L'Opera di Santa Maria del Fiore ribadisce di non aver ricevuto alcuna somma di denaro nè dallo Stato nè da enti pubblici - conclude la nota - Tutti i bilanci sono depositati in prefettura, quelli degli ultimi anni sono certificati. L'Opera auspica che la stessa prefettura effettui analisi approfondite per confermare la trasparente ed oculata gestione".
Il fascicolo esplorativo aperto dalla procura non avrebbe comunque al momento nè indagati nè ipotesi di reato.
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