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Attualità mercoledì 10 giugno 2020 ore 12:03

Il caso Pacciani è un rebus nella caccia al Mostro

In foto il maestro Riccardo Muti

Un processo interrotto per morte dell'imputato suscita ancora nell'opinione pubblica una curiosità che non diminuisce con il passare degli anni



FIRENZE — Nelle scorse settimane abbiamo anticipato l'annuncio della Rai che ha deciso di mettere in programmazione "a grande richiesta" per il 13 Giugno il processo a Pietro Pacciani durante la trasmissione Un giorno in preturala notizia ha riscosso grande interesse in tutta Italia.

Ma perché il Mostro di Firenze è ancora vivo nella memoria dell'opinione pubblica? Abbiamo chiesto nuovamente alla criminologa Wilma Ciocci, che è stata collaboratrice di uno degli avvocati difensori di Pacciani, Rosario Bevacqua, di aiutarci ad analizzare questo fenomeno 

Gli otto duplici omicidi sono avvenuti fra il 1968 e il 1985 nella provincia di Firenze, sono trascorsi esattamente 35 anni eppure l'attenzione resta alta

"Il mostro di Firenze più di ogni altro criminale è entrato nelle fantasie dell’incoscio della gente non solo per l’efferatezza delle sue opere, ma anche per la durata nel tempo della catena delittuosa e per il mito dell’imprendibilità. Otto duplici omicidi, compiuti nell’arco di 17 anni, dal 1968 al 1985. Il coinvolgimento sociale della vicenda del Mostro di Firenze è irripetibile, sia per il tempo in cui avvenne, sia perché costringeva a immaginare, immedesimarsi, elaborare. E' il tema di fondo di quegli omicidi, il rapporto fra amore e morte, universale, ancestrale quasi. Per cui ogni lettore, ogni abitante della provincia di Firenze, ogni giovane o anziano si poteva immedesimare nella storia, o come vittima o potenziale sospetto omicida".

Ricordiamo gli elementi principali di questa storia 

"Ci sono otto duplici omicidi firmati da una stessa arma e da medesime cartucce, un modus operandi riscontrabile in ogni delitto che si evolve psicologicamente nella sua efferatezza. L’arco di tempo è di 17 anni, dal 1968 al 1985, con periodi di silenzio variabili e un’accelerazione nel 1981, con due delitti. Ci sono stati vari sospettati, nel corso degli anni cinque persone sono state indicate come l’assassino. Per il delitto del 1968, invece, un uomo è stato condannato in via definitiva, il marito della prima vittima. Alcuni personaggi entrati nella vicenda sono stati indicati solo come complici, favoreggiatori. E qui il caso del mostro di Firenze diventerebbe unico su scala planetaria: non solo 8 duplici omicidi, ma anche fatti in gruppo e, ultima ipotesi investigativa, su commissione". 

Tutto inizia con un delitto commesso nel 1968

"Per l’omicidio avvenuto nella notte tra il 21 ed il 22 agosto del 1968 viene arrestato il marito della donna, condannato a 16 anni di carcere. L’arma del delitto non è mai stata trovata. In una delle sue confessioni, l'uomo dichiara di averla buttata via. Si tratta di una pistola Beretta calibro 22 Long Rifle modello 70. Nessuno ha saputo mai spiegare come sia potuta passare a Pietro Pacciani assieme a due scatole di proiettili, Winchester calibro 22, serie H, in parte ramati, in parte in piombo, provenienti da due scatole da 50 cartucce". 

Le vittime sono state sorprese in auto e la dinamica è simile

"Colpi sparati dall’esterno, poi dall’interno. La portiera destra è spalancata, il finestrino sinistro frantumato. Modus operandi: eliminazione prima dell’ uomo poi della donna. Cinque volte l’assassino ha usato anche un coltello per colpire sia l’uomo che la donna. Quattro volte ha deturpato il corpo della donna strappandole il pube, due volte il seno sinistro. Dal 1974 i luoghi dei delitti sono quasi sempre a vicolo cieco, cioè sentieri chiusi e non di passaggio. Vi sono alcuni elementi ricorrenti: la presenza di un corso d’acqua , il traliccio della luce, il tabernacolo della madonnina, una villa con viale alberato".

Come si arriva a Pietro Pacciani?

"Pacciani era un delinquente, un assassino, ha abusato delle figlie, ha avuto episodi di violenza nei loro confronti e nei confronti della moglie indicibili, un mostro perfetto, ma non il mostro di Firenze. La Procura di Firenze nel 1989 ha proceduto a selezionare 60 nominativi di persone, ridotti poi a 26, con riferimento temporale ad una settimana prima ed una dopo, che avessero avuto disponibilità personale e capacità di commettere il delitto. Fra questi, c’era Pietro Pacciani, il quale aveva già subito una perquisizione a seguito di una lettera anonima. Ben 143 sono stati i testimoni entrati nella vicenda. Un clima teso, ricordiamo che dopo il delitto del 1985 venne istituita una taglia di 500 milioni per chi avesse reso possibile la cattura dell’assassino. Taglia mai riscossa. L’individuazione di Pacciani come possibile mostro è una operazione condotta dalla Squadra anti mostro, in particolare dal suo dirigente, immediatamente dopo che con la sentenza del 12 Dicembre 1989 il giudice istruttore Rotella aveva chiuso la cosiddetta pista sarda. Il nome di Pacciani era già contenuto in una lettera anonima datata 11 Settembre 1985 che consigliava agli investigatori di indagare su un cittadino a dire dell’anonimo violento nei confronti della moglie e della figlia e che aveva in passato commesso un omicidio. Per quasi cinque anni questa lettera non dà luogo ad alcun provvedimento tranne che ad una perquisizione da parte dei carabinieri di San Casciano. E’ fin tropo facile capire che cosa può avvenire in una piccola comunità quando si scopre che un soggetto ad essa appartenente, aveva commesso un omicidio. Non si può sottovalutare il clima gravissimo allarme prodotto nell'opinione pubblica dei delitti del mostro e l’ enorme risonanza nei luoghi del rinvenimento dei cadaveri. La storia dell’ intero processo è segnata da molte segnalazioni anonime e da accuse nominative che hanno riguardato centinaia di cittadini sospettati di essere il mostro, osservati ed indagati dai propri vicini".

Si apre un processo indiziario, basato su quali elementi?  

"Una cartuccia viene trovata il 29 Aprile del 1992 nell’orto di Pacciani dove tutti potevano entrare. Il 23 Maggio 1992 una lettera inviata ai carabinieri di San Casciano contiene una asta guidamolla e alcuni stracci di casa Pacciani. Un portasapone viene sequestrato il 2 Giugno 1992, da anonimo e senza scritte diventa stampigliato Deis, e il suo colore bianco si tramuta in rosa, e poi c'è un blocco Skizzen Brunner che si è voluto dimostrare essere legato al delitto del 1983".

Cosa intriga ancora oggi del processo a Pietro Pacciani?

"Pacciani ha avuto un comportamento processuale improntato sui canoni della più totale menzogna: scaltro, lamentoso, bugiardo, patetico, implorante, aggressivo e minaccioso. Il carattere le abitudini di vita di Pacciani nel cui possesso è stato trovato materiale giornalistico riguardante le vicende oggetto delle indagini e materiale pornografico recante analogie con specifiche caratteristiche di alcuni degli omicidi oggetto di indagine ed ancora il sequestro presso l’abitazione di un biglietto sul quale era annotata una targa  con la scritta “coppia”. L'accusa cerca di individuare gli elementi di prova che lo legano ai delitti: Pacciani è un guardone frequentatore di coppiette, è furbo, possiede armi sia da punta che da taglio ed è intelligente e quando il delitto sembra sproporzionato rispetto ai suoi limiti, allora ha dei complici. Pacciani aveva ucciso per motivi patologici nel 1951 ed avrebbe subito un trauma che ripeterà negli omicidi successivi. Non si dice che Pacciani ha lavorato una vita per comperare una casa alle figlie. La conclusione è che Pacciani è affetto da anomalie sessuali, come il mostro".

Ma corrispondeva all'idea di mostro elaborata dagli inquirenti?

"La perizia del professor De Fazio, e quella dell’FBI, non si adattavano ai risultati investigativi della squadra anti mostro, nonostante Ruggero Perugini a capo del team, si fosse specializzato nell’Università dell’FBI di Quantico. La squadra anti mostro ha preferito la pista più difficile, quella dell’assenza degli indizi. Alla stregua delle modalità dei fatti e della letteratura scientifica in materia, erano da escludersi sia l’azione di tipo collettivo sia l’azione di coppia. L’omicida appariva, quindi, essere un “lust murder” del tipo sadico-sessuale, con desiderio sessuale ad orientamento etero-sessuale, di sesso maschile che agiva da solo, scegliendo i luoghi e le situazioni ma non le vittime, destrimane, con una destrezza semi-professionale nell’uso dell’arma da taglio ad una conoscenza quantomeno dilettantistica dell’arma da fuoco, con un “modus operandi” che aveva subito un progressivo perfezionamento nel tempo". 

Tutto questo, gli indizi, le lacune, i dubbi hanno contribuito a tenere viva l'immaginazione?

"Chiunque si sia interessato al mostro, con un po’ di attenzione, conoscendo i luoghi, seguendo le vicende anche solo dall’esterno, alla fine si è creato il proprio colpevole. Chi ha potuto ha indagato per conto proprio e poi ha portato i risultati agli inquirenti. Altri, che si sono occupati della storia, si sono costruiti una propria idea. Seduzioni e scenari. I mandanti e la setta. Il teorema dei compagni di merende, agli ordini di un numero ristretto di insospettabili personaggi, membri di un ordine esoterico dedicato a riti da celebrare coi feticci delle vittime. Perversioni condivise, tanti soldi per pagare i sicari e garantirsi il silenzio. Testimoni che raccontano di coinvolgimenti che nessuno ha l’interesse di far uscire allo scoperto. Se la setta avrà membri riconosciuti il mostro avrà il suo finale di storia".

L'inchiesta avviata dalla Procura di Firenze ha portato alla condanna in via definitiva di due uomini identificati come autori materiali di almeno 4 duplici omicidi, i cosiddetti compagni di merende: Mario Vanni e Giancarlo Lotti mentre un terzo, Pietro Pacciani, condannato in primo grado a più ergastoli per 7 duplici omicidi e successivamente assolto in appello, è morto prima di essere sottoposto ad un nuovo processo, da celebrarsi a seguito dell'annullamento della sentenza di assoluzione da parte della Cassazione. Le Procure di Firenze e Perugia sono tutt'ora impegnate in un'indagine volta a individuare i presunti mandanti dei duplici omicidi.


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