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Attualità mercoledì 02 novembre 2016 ore 19:05

Arno, l'autorità di bacino ancora senza guida

Interrogazione dei deputati di Alternativa Libera Artini e Segoni al ministro Galletti: "Caos amministrativo mentre si ricorda l'alluvione del 1966"



FIRENZE — Lo stallo in cui si trova l'autorità di bacino dell'Arno entra nel dibattito parlamentare. “Mentre governo ed amministratori locali celebrano il cinquantennale dell’alluvione del 1966 e ci ripetono incessantemente che siamo tutti più sicuri, ci è sembrato doveroso segnalare al Ministro Galletti e alla cittadinanza che l’organo tecnico, che ha il compito gestire e programmare in maniera unitaria ed integrata a scala di bacino le opere di difesa idraulica e di assetto del territorio e che ci dovrebbero mettere al sicuro dai rischi idrogeologici, sta andando alla deriva, in balia della corrente, in attesa di un intervento governativo che tarda a giungere”, spiegano Samuele Segoni e Massimo Artini.

“Più di un anno fa – aggiungono i due parlamentari toscani - il Parlamento procedeva alla riorganizzazione della governance del rischio idrogeologico, sancendo il passaggio da autorità di bacino a Autorità di Bacino Distrettuali. Il passaggio è rimasto sulla carta, perché mancano ancora i decreti attuativi che riallocano il personale e rendono pienamente operative le nuove strutture. Nel caso dell’Arno la situazione è poi paradossale. Questa fase di transizione, coincidente tra l'altro con il cinquantesimo anniversario della devastante alluvione dell'Arno del 1966, non è guidata da nessuno: l’ex Segretario Generale dell'autorità di Bacino Gaia Checcucci non è più operativa da quando è stata chiamata a ricoprire l’incarico di direttore generale per la Salvaguardia del territorio e delle acque al Ministero dell’Ambiente”.

"La politica e la stampa italiana continuano a dare la colpa delle continue alluvioni a bombe d’acqua e fragilità del territorio, ma – conclude Segoni, che è anche un geologo specializzato in rischi idrogeologici - la nostra tesi è che ci sono molte altre concause di natura prettamente umana: dalla mancanza della cultura del rischio, alla gestione dissennata del territorio, fino al caos amministrativo. A tal proposito è emblematica la vicenda delle autorità di bacino, che mette in evidenza le responsabilità dei grovigli burocratici che la politica italiana è bravissima a creare”.


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