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Attualità venerdì 19 maggio 2023 ore 14:29

Annunziata, nel restauro spunta il tocco del Gaddi

Durante il restauro è stata ritrovata traccia di un pigmento rosso, forse una memoria dell’antica decorazione ad affresco opera di Taddeo Gaddi



FIRENZE — Ritorna al suo splendore la Cappella di San Nicola, nella basilica della Santissima Annunziata. Si sono concluse le operazioni di restauro, svolte grazie a Friends of Florence attraverso il dono di The Giorgi Family Foundation.

La presentazione è avvenuta oggi alla presenza della vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini, della Presidente della Fondazione Friends of Florence Simonetta Brandolini d’Adda, dei tecnici e dei restauratori che hanno svolto l’intervento. I lavori, iniziati nell’autunno 2021 si sono conclusi lo scorso Gennaio.

“Un altro bellissimo intervento di restituzione alla città di un pezzo importante del suo patrimonio artistico, che, sappiamo bene, è inestimabile. - ha detto la vicesindaca Alessia Bettini - Come dimostra anche oggi il lavoro svolto e i risultati raggiunti, questi interventi sono molto accurati e raccontano un’attenzione e un impegno che mai devono venire meno e a cui come amministrazione teniamo moltissimo. Ancora una volta dobbiamo ringraziare Friends of Florence che è al nostro fianco per tutelare e valorizzare le bellezze artistiche della città, dimostrando amore per l’arte e grandissima generosità”. “L’impegno di Friends of Florence continua per la Basilica della SS Annunziata con il restauro della Cappella di San Nicola. - sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda, presidente di Friends of Florence. - Dopo l’ottimo lavoro eseguito dall’eccellente team di restauratrici, tutte le opere sono finalmente visibili di nuovo. Le figure con i loro dettagli e la brillantezza dei colori, che per secoli sono state offuscate dal nero fumo e dal trascorrere del tempo, emergono ora in modo straordinario, restituendoci la cappella in tutta la sua bellezza. Ringraziamo il Comune di Firenze, attraverso l’ufficio Belle Arti e Fabbrica di Palazzo Vecchio che ha diretto i lavori e la Soprintendenza che li ha seguiti con l’Alta Sorveglianza. Siamo ancora grati ai Padri Servi di Maria che con la loro disponibilità hanno accolto i lavori proprio di fronte al Tempietto della Madonna, fulcro della devozione in Basilica, e alle restauratrici che hanno condotto l'intervento con instancabile dedizione. La nostra più sentita gratitudine va anche a The Giorgi Family Foundation per aver reso possibile il recupero della cappella e per il sostegno che costantemente dona ai nostri progetti.”

La storia

Appartenuta fin dal 1353 alla famiglia del Palagio, la cappella, la prima a destra entrando nella Basilica, si trova a pochi metri dalla Cappella della Vergine, che conserva l’affresco miracoloso dell’Annunciazione; a ricordo del suo iniziale assetto trecentesco resta il monumento tombale in pietra serena con stemmi araldici internato nel muro di sinistra e, pur mantenendo l’impianto architettonico trecentesco, risulta completamente rinnovata dalla decorazione di stucchi, ori e preziosi marmi policromi. Secondo la tradizione un tempo la Cappella ospitava un ciclo di affreschi di Taddeo Gaddi, collaboratore di Giotto e uno dei suoi allievi più fedeli. Secondo quanto riferito da Giorgio Vasari nella Vita di Taddeo Gaddi, l’artista vi dipinse il salvataggio dei marinai da parte di San Nicola, una scena che era stata molto apprezzata dai contemporanei, tanto che, grazie a questo lavoro, in seguito ebbe l’incarico di affrescare la cappella maggiore con storie dedicate alla Vergine e di realizzare una tavola per l’altare, tutte opere oggi perdute. Nella parete destra in basso, durante il restauro è stata ritrovata traccia di un pigmento rosso, probabile lacerto sopravvissuto alla distruzione, forse una memoria dell’antica decorazione ad affresco opera di Taddeo Gaddi, lasciato volutamente a vista dalla direzione dei lavori.

La cappella venne completamente rinnovata e inaugurata nell’aprile del 1628 e il suo prezioso impianto decorativo è costituito dagli affreschi di Matteo Rosselli di Domenico Pugliani, dalla tavola d’altare di Jacopo Chimenti e da un importante arredo lapideo, scultoreo ed architettonico realizzato con materiali di pregio. Un’iscrizione ricorda i due fondatori Tommaso, Gonfaloniere di giustizia della Repubblica fiorentina e il più noto Guido del Palagio, anch’egli Gonfaloniere di giustizia della repubblica per ben due volte. La famiglia, di origine fiesolana, si era stabilita in città dove aveva vari immobili nel quartiere di San Giovanni, tra cui un palazzo in via de’ Servi all’angolo con via Bufalini.

La composizione policroma è sapientemente giocata sul rapporto esistente tra i cicli narrativi delle pitture murali, la pala d’altare e gli elementi di ordine scultoreo e architettonico. Alla sommità della lunetta frontale due putti realizzati in stucco bianco a tutto tondo, con panneggio annodato, reggono al centro della composizione, l’imponente stemma marmoreo dell’antico casato. Al centro del frontone spezzato, sopra l’altare maggiore a edicola, appare un busto marmoreo di Cristo, che recenti studi attribuiscono a Giovan Battista Caccini, nell’ipotesi che fosse stato realizzato prima del 1613 anno della morte dell’artista, e solo successivamente collocato in cappella.

Lo stato di conservazione e il restauro

Prima di cominciare, le pitture murali della cappella erano offuscate da una coltre di nerofumo che ne rendeva difficoltosa l’identificazione, a cui si aggiungeva un fissativo organico, utilizzato probabilmente in precedenti restauri, ormai del tutto scurito e alterato. Erano riscontrabili anche effetti di antiche infiltrazioni di umidità dalle coperture. Si è constatata la presenza di almeno un restauro pregresso piuttosto invasivo, presumibilmente databile intorno a metà dell’800, che aveva portato a ridipingere alcune porzioni. In generale la situazione conservativa risultava precaria, con lesioni, distacchi e rischio di caduta di parti degli affreschi. In prima battuta le restauratrici hanno messo in sicurezza la tenuta del colore, per poi passare alla ripulitura delle superfici dai depositi di nerofumo, prima con acqua deionizzata e poi con un intervento più approfondito con impacchi a base di pasta di cellulosa, sepiolite e carbonato di ammonio per quanto riguarda le pitture della volta e della parete di fondo. L’intervento è passato poi alle lunette e successivamente alle due scene del registro inferiore, opera del Rosselli in cui si è optato per una soluzione più leggera, satura di carbonato di ammonio su foglio di carta giapponese. Tutte le zone dorate sono poi state ripassate con una soluzione protettiva. La pulitura sia degli affreschi che degli stucchi ha portato a risultati eccezionali restituendo l’ambiente alla sua originaria cromia. Al termine della pulitura si è proceduto con il consolidamento delle superfici lesionate e distaccate dagli strati di supporto. Le operazioni di integrazione pittorica sono state complesse. La casistica di intervento, legata al tipo di degrado e alla tecnica pittorica, ha richiesto azioni differenti. Le micro mancanze della pellicola sono state trattate con abbassamenti di tono, mentre in altre zone, soprattutto relativamente ai dipinti del Pugliani, si è intervenuto con leggere velature.

Per quanto riguarda gli arredi lapidei, la preziosità e la varietà dei materiali apparivano pesantemente offuscati da disomogenei annerimenti superficiali, dovuti principalmente alla rilevante presenza di nerofumo e all’alterazione dovuta a trattamenti oleosi e cerosi che erano stati applicati in passato a scopo manutentivo. Svariate sono state le forme di degrado individuate dai restauratori: dall’usura agli effetti degenerativi di carattere più strutturale come fessurazioni e fratturazioni, dalle conseguenze di antiche infiltrazioni piovane provenienti dalle coperture ai fenomeni di erosione superficiale che hanno interessato la lastra tombale trecentesca in pietra serena. Prima di procedere alla ripulitura, si è proceduto a una capillare verifica della sicurezza statica e a successive azioni di pre-consolidamento. Analisi accurate hanno permesso di definire la metodologia di intervento da adottare a seconda della tipologia di materiale e di degrado avvenuto. La pulitura è infine stata condotta in modo graduale, eliminando via via sostanze nocive per ritrovare l’equilibrio cromatico. Successivamente si sono svolti interventi di consolidamento e riposizionamento o incollaggio di frammenti distaccati. Le fessurazioni sono state stuccate con impasti a base di calce naturale. Le superfici marmoree sono state ricoperte infine da una soluzione protettiva, seguendo una pratica secolare di manutenzione delle sculture.

L’impegno di Friends of Florence nel Complesso della Santissima Annunziata

La Cappella di San Nicola non è l’unico intervento sostenuto da Friends of Florence all’interno del complesso della Basilica Annunziata di Firenze. Dal 2011 a oggi la Fondazione ha contribuito alla conservazione di diverse opere, sia in convento, sia in basilica. I primi interventi sostenuti da Friends of Florence fra 2010 e 2012 sono stati all’affresco conosciuto come La Madonna del Sacco di Andrea del Sarto nel Chiostro Grande, al Cristo Crocifisso e ai sei rilievi bronzei con storie della Passione eseguiti dal Giambologna per la sua cappella funebre. Proprio nella cappella di Giambologna, nel 2016 Friends of Florence, ha sostenuto l’intervento alla Madonna del Soccorso la tavola attribuita al Maestro di Barberino. Inoltre nel 2016 attraverso il Premio Friends of Florence Salone dell’Arte e del Restauro di Firenze, la Fondazione ha sostenuto il restauro del Cristo ligneo di Antonio da Sangallo il Vecchio nella Cappella di San Luca. È invece del 2017 il restauro dell’intero Chiostrino dei Voti, mentre si deve sempre ai Friends of Florence il recupero della Cappella di San Luca avvenuto in piena pandemia fra 2020 e 2021.


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