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Attualità venerdì 17 novembre 2017 ore 19:16

Riina, Orlando contestato per la deroga al 41 bis

Il boss mafioso è morto in ospedale. L'associazione Vittime dei Georgofili contro il ministro che ha autorizzato un ultimo incontro con i parenti



FIRENZE — Alla fine i familiari di Totò Riina non hanno potuto vedere per un'ultima volta il loro congiunto prima che morisse, poco dopo le 3 della notte scorsa, nell'ospedale di Parma dove era ricoverato in coma farmacologico. Ma anche solo il fatto che il ministro della giustizia Andrea Orlando abbia firmato l'autorizzazione a quell'ultimo incontro, in deroga al regime di carcere duro (il cosiddetto 41 bis) a cui Riina era costretto da 24 anni per scontare i 26 ergastoli a cui era stato condannato, ha scatenato durissime reazioni da parte dell'associazione tra i familiari delle vittime della strage fiorentina dei Georgofili.

"Fino a poche ore ci eravamo illusi che il Riina Salvatore fosse morto a 41 bis - ha dichiarato Giovanna Maggiani Chelli a nome dell'associazione - Non è così, la deroga al 41 bis dell'ultimo momento firmata ministro Orlando, affinchè i familiari potessero andare ad assistere alla sua morte, cosa peraltro pare non avvenuta, è stato 'l'onore delle armi' al macellaio di via dei Georgofili che potrebbe avere ripercussioni gravissime sul 41 bis stesso. Siamo costernati e,  possiamo dirlo, infuriati. Auspichiamo che il ministro Orlando non abbia legato il suo nome al colpo di grazia per l'abolizione del 41 bis".

Questa mattina, quando la notizia della morte di Riina si era diffusa, Maggiani Chelli aveva commentato così il decesso del capo di Cosa Nostra: 

"E' morto Salvatore Riina, il boia di via dei Georgofili del 27 maggio 1993. In via dei Georgofili ha messo in atto 'La strage del 41 bis' come la definì il procuratore Gabriele Chelazzi: 5 morti, 48 feriti sono stati il tentativo di Salvatore Riina di far abolire il 41 bis. Abbiamo speso 25 anni della nostra vita e non ce l'ha fatta Salvatore Riina a fare abolire sulla carta bollata il carcere duro ed è morto a 41 bis. Questo è quanto dovevamo ai nostri morti". 

"Tuttavia fin da quel 1993 e fino ad oggi i passaggi da 41 bis a carcere normale hanno denotato quanta forza nell'ambito dello Stato sia stata spesa per assecondare i desiderata della mafia - ha proseguito Maggiani Chelli - Ma questo è un capitolo ancora tutto aperto. Stiamo aspettando un processo per capire chi, in quel 1993, aveva promesso a Riina, in cambio di morti, l'abolizione del 41 bis".

Le parole di questa mattina della rappresentante dell'associazione fra i familiari delle vittime della strage dei Georgofili sono state riprese anche dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che ha definito Riina "un boia responsabile di enormi delitti", morto "da perdente".

"Muore Salvatore Riina, capo di Cosa Nostra - ha scritto Rossi sul suo profilo Facebook -  Un boia responsabile di enormi delitti. Muore da perdente. Tra i suoi crimini anche l'attentato di via dei Georgofili a Firenze, il 27 Maggio 1993 (5 morti e 48 feriti). Lo stragismo mafioso fu concepito allora anche per ricattare lo Stato in cambio dell'abolizione del carcere duro e del 41 bis, che avrebbe consentito alla mafia di ricostruire la sua trama". 

Vedi qui sotto il post integrale di Rossi


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