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Cronaca martedì 22 dicembre 2020 ore 19:19

Quei maledetti trolley da cui colava materiale nauseabondo

Carabinieri davanti all'appartamento in via Fontana
Carabinieri davanti all'appartamento in via Fontana

La donna fermata per il duplice omicidio dei coniugi albanesi è stata vista uscire da un appartamento portando valigie da cui usciva strano materiale



FIRENZE — Sono state le testimonianze di alcuni condomini a portare al fermo della donna di 36 anni di origine albanese che adesso si trova in carcere con l'accusa di aver ucciso nel Novembre 2015 i coniugi Teuta e Shpetim Pasho, di aver smembrato i due cadaveri e di essersene poi disfatta chiudendoli in quattro trolley e gettandoli dalla superstrada Fipili in un terreno sottostante. La donna a quel tempo era la compagna di uno dei figli della coppia, Taulent Pasho, oggi in carcere in Svizzera (vedi qui sotto gli articoli collegati).

Le deposizioni sono state raccolte nel fine settimana nel palazzo di via Fontana dove la donna, nel 2015, aveva preso in affitto a suo nome un appartamento senza però andare ad abitarci e dove invece avrebbero soggiornato per un breve periodo le due vittime. 

Le scene descritte dai testimoni sono raccapriccianti: nel giorno in cui scadeva il contratto di locazione dell'appartamento, la 36enne sarebbe uscita dall'abitazione portando con sè uno o più trolley da cui fuoriusciva materiale dall'odore nauseabondo. Uno dei testimoni avrebbe dichiarato di aver chiesto alla donna di cosa si trattasse e che lei avrebbe risposto che erano vino uscito da bottiglie andate in frantumi. Sempre i testimoni avrebbero riferito di materiale rappreso sul pavimento dell'androne dell'edificio e di odore di carne proveniente dall'appartamento.

La donna fermata è stata prelevata questa mattina da un appartamento di Rifredi (e non in quello di via Fontana, lasciato 5 anni fa). Interrogata dagli inquirenti, su consiglio del suo avvocato, Federico Febbo, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. "Riteniamo che sia più corretto leggere prima il decreto che dispone il fermo" ha dichiarato l'avvocato Febbo, sottolineando che, dal giorno in cui i cadaveri nelle valigie sono stati identificati, la sua cliente si è resa disponibile a rilasciare la sua testimonianza ma non è stata mai convocata dalla procura. Quando invece nel 2015 una delle figlie dei Pasho denunciò la scomparsa dei genitori, la donna fu ascoltata come persona informata dei fatti. "Questo fermo desta sorpresa e la mia assistita è rimasta sconvolta" ha dichiarato all'Ansa l'avvocato Febbo.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo che l'appartamento di via Fontana era stato lasciato dalla donna albanese, la proprietaria, allertata dai condomini per il cattivo odore che fuoriusciva dall'abitazione, chiamò i carabinieri e una pattuglia eseguì un sopralluogo: i militari però non rilevarono niente di strano.

La donna sottoposta a fermo, dopo l'interrogatorio nella caserma dei carabinieri, è stata trasferita in carcere. Da tempo ha interrotto la relazione con il figlio dei coniugi Pasho.

Le due vittime nel 2015 si trovavano in Toscana per incontrare i figli e in particolare Taulant che stava per uscire dal carcere dove un periodo di detenzione per reati di droga. Avrebbero avuto con sè 40mila euro, il risarcimento per un incidente stradale. Quel denaro sparì con loro e potrebbe essere il movente del duplice omicidio. Le indagini continuano.


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