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Attualità lunedì 21 dicembre 2020 ore 09:53

Covid, "Mia mamma stava bene ma non ce l'ha fatta"

Una lettera aperta rilanciata dal sindaco di Scandicci ha commosso i social con la storia di una figlia che ha perso la madre per il Covid



SCANDICCI — Una ragazza di 20 anni di Scandicci ha pubblicato sui social una lettera aperta per ricordare la madre, morta dopo aver contratto il Coronavirus. Una comunità intera si è stretta attorno alle parole della giovane, ad iniziare dal primo cittadino, Sandro Fallani che così ha rilanciato il post "Eleonora è una mia amica che da pochi giorni ha perso la sua giovanissima mamma di Covid. Non serve spiegare, basta leggere".

Così inizia la lettera "La mia mamma è morta. Lucia aveva 55 anni. Lucia lascia un marito della stessa età e due figli, di 24 e 21 anni. Lucia stava bene poche settimane fa, quando, come ogni giorno, l'ho chiamata al telefono. Erano giorni che tossiva ininterrottamente. Mi ha detto "Tesoro, scusami, ci sentiamo quando mi passa questa tosse". La nostra mamma non ce l'ha fatta". 

Il ricovero. "La nostra mamma è stata portata via con un'ambulanza il 6 Novembre. Qualche giorno con il casco. Eravamo preoccupati, senza dubbio, ma sereni. La nostra mamma non aveva alcuna malattia pregressa. La nostra mamma stava bene. Un giorno è stata intubata".

Le terapie. "Dopo dieci giorni la tragica chiamata dall'ospedale: ci vuole un miracolo. Le fanno una terapia sperimentale, bisogna crederci e mandarle tanta forza, "il gioco di squadra di solito funziona" mi dice una dottoressa. È così. Migliora. Il primario è entusiasta, lo sono anche gli anestesisti, "che sono sempre i più cauti". La mattina di due giorni dopo chiamo il mio babbo, come sempre. Siamo felicissimi". 

Poi "Ci chiamano il primario e l'ospedale. La nostra mamma ha avuto un tracollo nella notte. È morta".

Scrive ancora Eleonora "La ragione di questo post non è la nostra mamma che non doveva morire, che poco più di un mese fa stava bene, che era la persona più dolce del mondo, che è morta a poco tempo dal vaccino, che in quei tre giorni che non era sedata aveva diffuso così tanto amore che per tutti era "La Maestrina". Il motivo è un altro: è l'uomo agitato in fila alla motorizzazione. Si mette la mascherina sotto il naso, sbuffa, se la sposta sul mento, sbuffa ancora, si muove nella stanza, allarga le braccia, soffia. Mi giro verso di lui, lo fisso. Lui mi guarda, io lo guardo. Sento qualcosa salire. Gira lo sguardo, continuo a fissarlo. Mi guarda, lo guardo. Non sono riuscita a dire niente, tanta era la rabbia. Non ce l'ho fatta. Dei negazionisti poi non me ne è mai fregato niente, tempo ed energie persi. Però leggere e sentire tanti contro il vaccino, non lo accetto. Non lo accetto e vi chiedo aiuto. Per favore, manteniamo alta l'attenzione, anche se siamo stufi delle distanze, delle limitazioni. Ci si ammala anche seguendo le regole" conclude la giovane.


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