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Attualità venerdì 24 aprile 2020 ore 19:38

"Un assistito ha il Covid, non siamo in sicurezza"

Alcuni operatori del servizio di assistenza domiciliare di Firenze attraverso la Usb hanno lanciato un allarme sulle protezioni dal Coronavirus



FIRENZE — Alcuni operatori che hanno in appalto l'assistenza ad anziani e diversamente abili hanno lanciato un allarme sulla mancanza dei dispositivi di sicurezza "In un palazzo dove andiamo a fare un servizio un inquilino è risultato positivo al virus e anche un utente in carico al servizio è risultato positivo" è quanto hanno reso noto gli operatori attraverso un comunicato della Unione sindacale di base avanzando una richiesta "Vogliamo tutti i dispositivi di protezione idonei. Vogliamo i tamponi periodici per tutti noi, vogliamo essere monitorati dal punto di vista sanitario in maniera costante".

Ecco cosa recita una nota della Usb "Siamo gli operatori del servizio di assistenza domiciliare di Firenze e dell’area Nord-Ovest, svolgiamo servizi di assistenza alla persona anziana e diversamente abile, categorie insomma ad alto rischio di contagio Covid 19. Abbiamo fin da subito denunciato alla cooperativa e alle istituzioni, all’indomani del 9 marzo, che le nostre condizioni di lavoro non erano in sicurezza. Abbiamo chiesto dispositivi di protezione idonei per proteggere noi e gli utenti che assistiamo dal virus, dato che per ovvie ragioni visto il lavoro che facciamo siamo a strettissimo contatto con la persona assistita, oltre alla richiesta di uno screening con tamponi per tutti gli operatori".

"Le mascherine che ci sono state date dalla cooperativa - prosegue la nota - sono numero due mascherine chirurgiche lavabili a casa propria e 15 mascherine chirurgiche in tessuto non tessuto con uno strato singolo con lacci legabili che fanno sì che la mascherina non aderisca bene al volto. Come ormai sappiamo bene le mascherine chirurgiche non sono un dispositivo di protezione individuale poiché proteggono l’utente ma non l’operatore. Svolgendo un servizio di cura e igiene alla persona, quando ogni giorno in ogni casa dove andiamo facciamo il bagno, laviamo il viso oppure i denti ai nostri assistiti è ovvio che non possiamo mettere la mascherina all’utente, di conseguenza l’operatore in quel momento è ad alto rischio. Per questo servono mascherine ffp2/ffp3 assieme alle protezioni per gli occhi e tutti gli altri dispositivi di protezione".

La nota prosegue inoltre segnalando che "A marzo abbiamo anche dichiarato uno sciopero ad oltranza che ci è stato bloccato dalla commissione di garanzia dopo tre giorni. Siamo stati costretti a tornare a lavorare senza che fosse stato risolto il problema della sicurezza. Il punto è che oggi la situazione è più che mai preoccupante, mentre si parla di riaperture di alcune attività lavorative, il virus è arrivato anche all’assistenza domiciliare. In un palazzo dove andiamo a fare un servizio un inquilino è risultato positivo al virus e anche un utente in carico al servizio è risultato positivo".

"È totalmente assurdo che ci siano categorie di lavoratori come medici di famiglia oppure assistenti sociali che giustamente non possono assolutamente entrare nelle case perché ambiente a rischio, mentre noi entriamo nelle case senza gli adeguati dispositivi di protezione. Come è assurdo che mentre le singole attività come regola per poter riaprire al pubblico devono sanificare tutto l’ambiente e noi ogni giorno entriamo in ambienti potenzialmente non sanificati. Vogliamo tutti i dispositivi di protezione idonei e vogliamo che gli operatori siano seguiti con tutte le dovute accortezze. Vogliamo i tamponi periodici per tutti noi, vogliamo essere monitorati dal punto di vista sanitario in maniera costante" concludono gli operatori.


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