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Attualità venerdì 28 aprile 2023 ore 18:14

Svelato il lungarno Gabriele Chelazzi

Il Comune di Firenze ha ricordato il magistrato che ha indagato sulle Brigate Rosse negli anni '70 e '80 e sulle Stragi di Mafia negli anni '90



FIRENZE — A 20 anni dalla scomparsa, intitolato a Gabriele Chelazzi un tratto dei lungarni, a Varlungo, vicino a Ponte Paolo Borsellino e Ponte Giovanni Falcone. Alla cerimonia hanno partecipato il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, la presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano, il sindaco Dario Nardella e l'assessore alla Toponomastica e Cultura della Memoria Maria Federica Giuliani, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani e Caterina, la moglie del magistrato, con i familiari.

Chelazzi è morto per infarto, a Roma, nella notte fra il 16 e il 17 Aprile 2003, ed è stato insignito del Fiorino d’Oro. La delibera di intitolazione del lungarno era stata presentata dall'assessora alla Toponomastica e alla cultura della Memoria, Maria Federica Giuliani.

Chelazzi era entrato a far parte della direzione nazionale antimafia e distaccato nel capoluogo toscano per seguire ulteriori indagini sulle stragi mafiose: i cosiddetti ‘mandanti a volto coperto’ come li definì l’allora procuratore di Firenze Vigna. Ha anche condotto tutte le indagini sulla colonna toscana delle Brigate Rosse degli anni '70 e poi, negli anni '80, sulle Br-pcc. C' è il suo nome nelle condanne per l'omicidio dell'ex sindaco di Firenze, Lando Conti. 

Il Comune di Firenze ricorda così Gabriele Chelazzi, il pubblico ministero che ha coordinato le indagini sulle autobombe del ’93-‘94: l’attentato a Maurizio Costanzo a Roma, la strage di via dei Georgofili a Firenze e quella di via Palestro a Milano e le due di Roma, a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro oltre al fallito attentato allo stadio Olimpico del 31 Gennaio 1994 e al collaboratore di giustizia Salvatore Contorno nell’Aprile di quello stesso anno.

Tra il 27 Maggio e il 27 Luglio 1993 l’Italia pianse dieci innocenti, decine di feriti e danni irreparabili al patrimonio artistico. A 30 anni di distanza le ragioni di quella strategia terroristica, che oltre Firenze colpì Roma e Milano, sono state quasi del tutto individuate: gli uomini che azionarono le autobombe in nome e per conto di Cosa Nostra, e chissà per quali altri mandanti, volevano costringere lo Stato a far marcia indietro sul ‘carcere duro’ per i boss mafiosi e sulla legge sui collaboratori di giustizia. 

"Un grande magistrato e un grande fiorentino - ha dichiarato il sindaco Dario Nardella - dotato di un'intelligenza che non ha mai voluto ostentare in interviste o davanti alle telecamere ma che lo ha sempre guidato in tutte le sue inchieste, note a tutti per essere serene ed affidabili. Un pubblico ministero che ha indossato la toga senza rinunciare alla sua profonda umanità".

"Firenze è riconoscente per sempre questo magistrato di grande rigore morale e professionale, profondo senso dello Stato e attaccamento alle istituzioni - ha sottolineato l'assessora Giuliani - grazie al suo lavoro, e a quello dei colleghi Piero Luigi Vigna, Francesco Fleury, Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini, boss come Salvatore Riina, Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro e gregari di Cosa Nostra sono stati condannati definitivamente quali mandanti ed esecutori di una stagione di terrore che non ha uguali nella storia della nostra Repubblica. Chelazzi - ricorda l'assessora - è stato il motore, la mente e l'anima di quella inchiesta alla quale ha lavorato ininterrottamente, giorno e notte, fino a poche ore dalla sua morte. Conservare la memoria del suo lavoro non è un compito che spetta solo ai magistrati: è un dovere di tutti noi".

Il processo si aprì davanti alla corte d'assise di Firenze il 12 Novembre 1996 e si è chiuso in Cassazione il 6 Maggio 2002.


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