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Attualità mercoledì 16 dicembre 2020 ore 10:19

Maggio in rivolta contro la cassa integrazione

Sindacati pronti allo sciopero. Chiesta la riprogrammazione per svolgere l'attività nonostante i limiti di pubblico imposti dalle norme anti-Covid



FIRENZE — I sindacati di categoria e le rappresentanze interne al Teatro del Maggio musicale fiorentino hanno espresso preoccupazione per la scelta della Fondazione di "ricorrere all’utilizzo dello strumento del FIS già nel corrente mese di Dicembre e, a seguire, dal prossimo mese di Gennaio 2021 per due settimane al mese e fino a quando il pubblico non potrà tornare in teatro".

I sindacati Cgil-Cisl-Uil di categoria e Fials hanno spiegato in una nota che "Nella malaugurata ipotesi che la dirigenza si accingesse a mettere i propri dipendenti in cassa integrazione per due settimane al mese per i prossimi mesi, non avremmo altra scelta se non quella di contrastare in ogni modo legittimamente consentito, nessuno escluso, tale infelice determinazione".

"Tale decisione, giustificata con la difficoltà di sostenere economicamente una programmazione che non preveda la possibilità di una presenza di pubblico di almeno 800 spettatori, si traduce per i lavoratori nella certezza di una pesante decurtazione salariale che presumibilmente li condizionerà, ad essere ottimisti, per i prossimi sei mesi. Molte altre Fondazioni lirico sinfoniche, pur condividendo le stesse limitazioni operative, stanno comunque proseguendo la propria attività con una riprogrammazione compatibile alle condizioni date e, nel farlo, ricorrono allo strumento della diffusione radio/televisiva e allo streaming. A nostro avviso e per nostra esperienza e competenza, la Fondazione è, al pari delle altre, nelle condizioni di potere realizzare un progetto di diffusione di spettacoli in streaming pressoché esclusivamente con risorse materiali e professionali proprie, quindi a costi irrisori".

I sindacati hanno chiesto alla direzione della Fondazione, al presidente e a tutto il Consiglio di indirizzo di "procedere ad una tempestiva riprogrammazione delle attività produttive che tengano conto della situazione attuale, quantomeno quale ipotesi di riserva nel caso si protraessero condizioni sfavorevoli alla riapertura al pubblico dei teatri, che utilizzi trasmissioni radio/televisive, streaming e scongiuri in modo netto l’ipotesi di una cessazione o una interruzione dell’attività e, parallelamente, la discontinuità lavorativa per i suoi dipendenti che hanno proseguito l'attività nonostante i mancati rinnovi contrattuali che si protraggono da quasi 20 anni e le pesanti penalizzazioni economiche subite dal periodo del commissariamento del 2013". 


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