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Attualità sabato 10 febbraio 2018 ore 15:20

​Il Giotto ferito dalla bomba dei Georgofili

In prestito all'Opera del Duomo la Madonna di San Giorgio alla Costa, capolavoro che porta ancora le ferite dell'esplosione nell'attentato del 1993



FIRENZE — A chiedere il prestito della Madonna di San Giorgio al Museo dell'Opera del Duomo è stato il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. Il museo, infatti, è visitato ogni anno da 750mila persone provenienti da tutto il mondo. 

La critica è concorde nell'attribuire l'opera alla maturità di Giotto, mentre qualche incertezza resta sulla data: la maggior parte dei critici la ritiene un’opera realizzata intorno al 1295, considerando lo stile posteriore a quello sviluppato dall’artista negli affreschi della Basilica Superiore di Assisi. “Questa ipotesi - ha detto Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo - avvicina la tavola agli anni di progettazione e di avvio dei lavori della Cattedrale di Firenze, tra il 1294 e il 1296, anch’essa dedicata a Maria. Sia la forma gotica dello schienale del trono che l’utilizzo di inserti musivi e modanature di marmo rosa rientrano nel lessico decorativo elaborato da Arnolfo di Cambio, il primo architetto della cattedrale. Un confronto, che la collocazione del dipinto nello spazio del museo denominato ‘Belvedere’, da cui si vede la ricostruzione della facciata arnolfiana, vuole suggerire ”. 

L'opera è una tempera su tavola che il Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, chiuso al pubblico, ha dato in prestito a 25 anni dall'attentato di via dei Georgofili. Le lesioni provocate dalla bomba sono ancora visibili, causate da una scheggia finita nella veste dell'angelo a sinistra. 

Alla presentazione ufficiale al Museo dell'Opera del Duomo erano presenti il cardinale Betori, il presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore Luca Bagnoli e il direttore del Museo, Timothy Verdon.


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