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Attualità mercoledì 06 novembre 2024 ore 08:00
Due chiacchiere con Wlodek Goldkorn
Il salotto dell'Associazione Itaca ospita il giornalista scrittore Wlodek Goldkorn per un dialogo che attraversa luoghi popoli e storia
FIRENZE — Eccolo qua, il giornalista Wlodek Goldkorn, per anni responsabile culturale dell'Espresso, che ha attraversato luoghi e tempi molto complessi, scrittore di saggi sull'ebraismo e il medioriente.
Wlodek Goldkorn è nato in Polonia ma vive a Firenze ragion per cui Paolo Ciampi, giornalista e scrittore di viaggi, non poteva farsi sfuggire l’occasione di invitarlo a parlare di sé nel suo “salotto degli scrittori” alle pendici di Fiesole: “Mi piace che non sia un incontro troppo formale ma più informale, una chiacchierata da salotto tra di noi. Tutti insieme come se fossimo intorno ad una tavola” “Wlodek lo abbiamo ‘adoperato’ per tanti anni per conoscere luoghi, libri. Io gli sono grato per tutti i viaggi che mi ha fatto fare ma anche per i libri che mi ha suggerito. Per i percorsi di vita attraverso luoghi e paesi, i drammi della storia muri e confini e anche l’ obbligo e la responsabilità della memoria”
Il suo libro “Il Bambino nella neve” è un libro proprio sulla necessità della memoria vigile sulla storia.
Il dialogo si apre leggendo una citazione di un articolo scritto dal giornalista sulla rivista italiana di geopolitica Limes: “I massacri di oggi sono figli anche dei muri fisici e mentali che ostacolano l'incontro con l'Altro, spengono la curiosità di scoprirsi. Un tempo non era così. Possiamo recuperarlo. A partire dal principio che la vita prevale sulla ragion di Stato”
Ed è così che l'incontro diviene racconto, si muove da solo da un argomento all'altro collegato e stimolato dalle domande della platea attenta e i cambiamenti di rotta diretti dal padrone di casa. Dalla geopolitica all'umanità ma anche il giornalismo, le lingue e gli aneddoti. Un Wlodek rilassato, semplice e simpatico nelle sue esposizioni.
Dalla conoscenza e la non conoscenza tra i popoli, la non conoscenza della cultura del nemico e la visione di questo in quanto uomo. La mancanza di volontà nel voler conoscere.
Da Israele e Palestina, all'Ucraina e la convivenza tra più etnie, termine che peraltro sembra che non si usasse. Dall'impero zarista, austro ungarico e ottomano agli editti emanati nel passato in otto lingue a Smirne, città multietnica e poliglotta. Dalla inclusione all’esclusione.
Wlodek parla anche del cambiamento della professione del giornalista di oggi. La bravura dei giornalisti ma la mancanza di editori e di investimenti che permettano tempo e approfondimenti.
Ma parla e ci spiega anche l’interessante concetto di Libertà dell’uso di una lingua che non è la tua materna. La Libertà che una lingua imparata da adulto ti permette di avere, l’imbarazzo che ti permette di “non avere”.
“Perchè la parola amore, per esempio non ha lo stesso peso lo stesso significato se pronunciata nella lingua di origine”
“La lingua che non è la tua dà un'enorme libertà nell'usare parole intime o parlare di cose di cui in genere ci si vergogna, ci si imbarazza. Non hai censure. Altra cosa che ti favorisce. E questo perchè una persona non è consapevole fino in fondo del valore della parola che usa perchè non è la sua”.
Un altro valido motivo per studiare una lingua straniera.
Chiara Lam Nang
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