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Attualità giovedì 27 maggio 2021 ore 18:55

Costa San Giorgio, Idra porta i tecnici in piazza

Accanto ai cittadini Idra ha invitato geologi, restauratori e professori universitari a prendere la parola durante il laboratorio in piazza



FIRENZE — Un Laboratorio a cielo aperto in piazza della Signoria, è quanto organizzato da Idra per venerdì 28 Maggio a partire dalle 11 ed aprire un dibattito pubblico sulla trasformazione edilizia dell'ex Caserma Vittorio Veneto.

Nel lungo elenco di adesioni, oltre 600 quelle raccolte, ci sono studiosi, artisti, architetti, paesaggisti, ricercatori, educatori, storici dell’arte. Tra questi ci sono anche Antonio Natali e Mario Bencivenni.

Natali, già direttore degli Uffizi dal 2006 al 2015 ha anticipato “Al cospetto di quanto si preannuncia sulla Costa San Giorgio conviene riflettere sul significato di ‘museo diffuso’. Se ne parla tanto, ma a parlarne non si dura fatica. L’Italia è, sì, un museo diffuso, ma non basta astrattamente proclamarne l’esistenza. Il ‘museo diffuso’ c’è pervenuto in eredità gratuita; è nostro compito salvaguardarlo, restituendogli al contempo valore culturale. Non ha confini il ‘museo diffuso’: è nei borghi come nelle città. Firenze ha l’obbligo di guardare ai suoi contorni senza tuttavia dimenticare mai che anche il suo patrimonio è parte del ‘museo diffuso’. Patrimonio ricco, ma molto fragile. Tener conto a Firenze della contemporaneità è vitale perché non si trasformi in una città sotto vuoto; la contemporaneità però ha da essere eticamente fondata. Non può ledere la nobiltà del passato. Intervenire con pesantezza sulla Costa San Giorgio non è né storicamente né eticamente ammissibile. Tanto più se poi si ama sproloquiare di ‘museo diffuso’”.

Vittorio D'Oriano geologo, componente della Consulta dell'ISIN, Ispettorato nazionale per la Protezione Nucleare e Radioprotezione già Vice Presidente del Consiglio nazionale Geologi e presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio nazionale dei Geologi ha sottolineato “Dal punto di vista territoriale e ambientale, proprio per l’unicità dei luoghi e della bellezza naturale dal valore inestimabile, si ha difficoltà ad indicare l’emergenza più emblematica giacché tutto appartiene alla storia di Firenze, del rinascimento e quindi del mondo. Dal punto di vista più propriamente naturalistico l’area è contraddistinta da un equilibrio precario giacché almeno due sono le emergenze che tale la rendono. L’ossatura geologica di tutto il rilievo è costituita da quella che un tempo era chiamata pietraforte, la stessa di molti palazzi e ponti fiorentini compreso Palazzo Pitti. Si tratta, come è noto sinteticamente, di una successione di arenarie generalmente a grana fine ma con livelli anche più grossolani, di colore “marrone avana ma non spento”, alternati a livelli francamente argillitici. I pochi affioramenti esistenti evidenziano una inclinazione verso nord-nord est, ovvero verso Via dei Bardi come segnalato nella cartografia specifica. Questa inclinazione, laddove si presenta meno inclinata del pendio, può dar luogo a movimenti gravitativi come già accaduto nei secoli passati. Inoltre, e questa è la seconda emergenza da segnalare, tutto il versante presenta una ricchezza d’acqua tanto sorprendente quanto poco nota se non agli abitanti di Via dei Bardi e di Lungarno Torrigiani, della quale sono testimone diretto avendo potuto eseguire un sopralluogo, nell’ottobre del 2020, in una abitazione al piano terra di Via dei Bardi, proprio sotto il complesso ex militare. Ebbene, non solo i proprietari della casa lamentavano che periodicamente, e non sempre in coincidenza di eventi piovosi severi, la casa era invasa dall’acqua che filtrava da monte, ma tutto lo scantinato era invaso da una lama d’acqua fra i 30 e i 40 centimetri, che secondo la testimonianza dei proprietari difficilmente si prosciugava anche durante la stagione asciutta.”

Bencivenni, docente di Storia e teoria del Restauro dei Monumenti, Giardini Storici e Paesaggio, La Sapienza, Facoltà di Architettura, Roma ha ricordato "La ex caserma Vittorio Veneto ha accorpato S. Giorgio dello Spirito Santo e S. Girolamo - S. Francesco sulla Costa che già alla metà del ‘500 si connotavano come una presenza importante sul Poggio de’ Magnoli o di Belvedere. Insomma un asse di insediamenti conventuali a spartiacque fra il nuovo magnifico giardino di Boboli e l’asse viario di via dei Bardi e il fiume Arno. Infatti parte dei loro vasti orti e giardini che si collegavano a quelli di S. Felicita erano andati ad incrementare il nuovo imponente giardino di Boboli. La presenza di questi orti puntualmente descritti negli inventari delle soppressioni documentano inoltre la presenza di acqua nel sottosuolo del colle e quindi della sua fragilità idrogeologica non a caso una parte del lato verso via dei Bardi di fronte al Palazzo Capponi registrò una tremenda frana che distrusse con perdite di vita edifici e case posti nell’attuale giardino di lato a Costa Scarpuccia, e denominò con l’appellativo “delle rovinate” questo ramo dei Capponi. I due conventi dopo l’ultima soppressione seguita all’Unità d’Italia, data la prossimità al Forte di Belvedere, furono uniti per ospitare una caserma militare e poi nel 1928 l’alloggiamento degli allievi della Scuola di Sanità Militare realizzata nell’ex Convento del Maglio. Destinazioni che sicuramente hanno modificato profondamente gli ex conventi, mantenendo però intatti l’organismo e la distribuzione originari. Ma perché allora non si è pensato sia nel piano strutturale che nel regolamento urbanistico di indicare per la dismissione di questo importante e storico contenitore destinazioni che impedissero ulteriori definitive distruzioni e che potessero creare le premesse di un suo restauro conservativo? Dall’esame degli atti di governo del territorio e della variante in corso di approvazione questo sembra essere completamente ignorato e trascurato”


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