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Attualità giovedì 06 agosto 2020 ore 10:23

"C'è la crisi, perché chiudete per ferie?"

Polemica sui social per le chiusure estive durante la crisi economica ma molti hanno preferito rimandare l'apertura soprattutto nel centro storico



FIRENZE — Sui social rimbalzano i cartelli "Chiuso per ferie" e "Riapriamo a settembre" suscitando in alcuni casi polemiche, in altri persino l'ilarità dei gruppi sui quali vengono pubblicate dove si rinfaccia alla categoria dei commercianti di aver richiesto aiuti economici per poi non rinunciare alla pausa estiva. Le associazioni di categoria, nel sottolineare le difficoltà dovute alla ripartenza, hanno messo in evidenza la problematica dei costi di gestione in relazione all'assenza di clienti che, in alcuni casi, ha comportato la scelta dei gestori di rinunciare all'apertura preferendo rimandare tutto a settembre.

Confesercenti Firenze che ha rilanciato per il quindicesimo anno “Agosto io ci sono” ha spiegato a fine luglio che "La perdita di fatturati di molti settori, soprattutto quelli costretti alla chiusura nel lockdown, spingerà quest’anno molte imprese a rinunciare alla chiusura totale o parziale anche nel mese di agosto. Fanno naturalmente eccezione l’area Unesco della città di Firenze e la parte di territorio più condizionata dalla grande riduzione di flussi turistici: in questo caso molte aziende, per non peggiorare ulteriormente la propria posizione economica e finanziaria, resteranno chiuse e riapriranno i battenti solo a settembre". Secondo le stime di Confesercenti negli ultimi 14 anni "le ferie dei commercianti food durante la pausa agostana si sono più che dimezzate, passando da una media di 20 giorni a quella attuale di 7 giorni: quest’anno causa il post lockdown, questo dato si è ulteriormente abbassato a 5 giorni".

Secondo l’ultima indagine di Confcommercio, negli ultimi 12 anni le città capoluogo della Toscana, a fronte di un progressivo arretramento degli esercizi commerciali, dai 16.748 del 2008 ai 15.476 del 2019, c'è stato un boom di bar, ristoranti e strutture ricettive, dai 7.894 del 2008 ai 9.935 del 2019. In Toscana il comparto dei pubblici esercizi rappresenta 22 mila imprese, per metà ristoranti, ed oltre 53 mila lavoratori, è quanto ha sottolineato il presidente Fipe Confcommercio Toscana, Aldo Cursano sottolineando che “nella sola provincia di Firenze esiste una rete formata da più di 5 mila locali. "Sostenere queste imprese non è solo questione economica, perché significa anche salvare i valori che hanno reso grandi socialità e turismo nel nostro Paese. Ecco perché abbiamo rivendicato con forza al Ministero dell’Economia interventi urgenti che tutelassero questo comparto, fortemente penalizzato dagli effetti della pandemia. Ma più che sussidi noi chiediamo di lavorare” ha evidenziato Cursano. “Anche se le imprese sono tutte operative, la situazione resta grave, con perdite medie di fatturato del 40 per cento ma superiori al 70 per cento in settori ancora fermi come catering e banqueting" ha ricordato il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni

Neppure i Saldi sono riusciti a dare una boccata di ossigeno alle attività commerciali con il risultato deludente dei primi giorni di vendite a prezzi super scontati “Purtroppo in Toscana siamo in linea con le previsioni al ribasso che avevamo fatto alla vigilia - ha detto la presidente della Federazione Moda Italia Confcommercio, Federica Grassini, - siamo intorno ad una perdita del 40 per cento negli incassi rispetto al 2019, soprattutto nei centri storici, orfani dei turisti stranieri ma anche dei residenti, visto che il primo sabato di agosto è coinciso con le prime partenze per le vacanze. Il gran caldo ha spinto molte famiglie a rimandare lo shopping per passare il fine settimana in campagna o al mare. Non è un caso che le vendite siano andate un po’ meglio sulla costa, ma restano ovunque inferiori allo scorso anno”.

Sulla stessa linea il bilancio di Alessandro Sorani, presidente di Confartigianato Firenze “Il dato più inquietante che emerge è che per molti esercenti, commercianti e artigiani, il primo giorno di Saldi è stato, in termini di incasso, addirittura peggiore rispetto al 2019 con una ulteriore flessione del 25 per cento. Anche i grandi centri commerciali, che solitamente sono comunque attrattivi, nonostante abbiano registrato un numero interessante di clienti, hanno fatto registrare dati sulle vendite estremamente bassi. Si tratta di un calo del 75 per cento rispetto alle vendite del 2019”. 


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