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Attualità giovedì 30 marzo 2023 ore 20:25

Casa a Firenze, vertice nella città degli eccessi

Compravendite e affitti alle stelle, sovraccarico di locazioni brevi, sfratti a valanga, questo il panorama alla vigilia del vertice a Palazzo Vecchio



FIRENZE — Un maxi vertice a Palazzo Vecchio per affrontare il tema della emergenza abitativa nel capoluogo toscano, lo ha convocato per le prossime ore il sindaco di Firenze, Dario Nardella.

Si svolgerà il 4 Aprile a Palazzo Vecchio nel Salone de Dugento la riunione operativa che comincerà alle 15 e 30, e vedrà la partecipazione dei rappresentanti politici, delle autorità cittadine, dei principali stakeholder interessati a vario titolo dalla problematica oltre ad esperti e magistrati.

Troppo cari i prezzi di vendita, troppo alti gli affitti, troppo alte le spese condominiali, troppe le esecuzioni di sfratto, troppe le stanze a pagamento del circuito extra alberghiero, troppo poche le case disponibili a prezzi popolari e troppo cara la spesa di tutti i giorni.

Ma cosa può fare Firenze oggi per essere abitabile domani?

Abitare nella città che fu di La Pira e Bargellini

Il prezzo del mattone è tornato a salire con cifre folli al metro quadrato nel centro storico, gli affitti sono sproporzionati rispetto ai volumi di reddito e questo ha comportato un aumento di esecuzioni di sfratto per morosità. Le morosità si sono abbattute anche sulle spese condominiali mettendo in crisi molti amministratori costretti ad inventare rate aggiuntive per far quadrare i bilanci.

Il fenomeno delle locazioni a brevissimo termine appare inarrestabile anche in conseguenza di una fuga dai contratti 4 più 4. Le seconde e terze generazioni di residenti hanno cercato nella rendita della accoglienza turistica una risposta allo sbando del sistema tradizionale. Non a caso i maggiori gruppi che si occupano di gestione degli affitti brevi invitano i proprietari a tutelarsi "evita il rischio di un affittuario moroso" è uno degli slogan che si possono citare senza entrare nel politicamente scorretto.

La deriva dell'abitare urbano ha mostrato crepe nel tessuto sociale. Firenze è la città in cui comitati di cittadini hanno chiesto più volte un censimento per conoscere l'effettivo numero di residenti di una determinata zona. La richiesta è stata rinnovata recentemente in occasione della rivoluzione della raccolta rifiuti che prevede una chiavetta digitale a famiglia per il conferimento e la conseguente paura che qualcuno possa trovare il cassonetto chiuso alimentando il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti. 

Solo colpa dei proprietari? Il tessuto economico del centro storico appare alla deriva. I residenti non trovano più botteghe di vicinato, la grande distribuzione propone prodotti a prezzi maggiorati rispetto agli stessi marchi venduti fuori dalla cerchia dei viali di circonvallazione dove anche i residenti vanno a fare spesa per poi rientrare a casa nei vicoli medievali.

Pensare che un residente possa fare tutti i giorni colazione nello stesso posto in cui vanno i turisti è un quadretto splendido ma fa piangere gli esperti di economia familiare.

Sul fronte delle vendite e affitti di locali commerciali la situazione è ancora più drammatica.

L'emergenza Covid ha mostrato la totale assenza di comprensione da parte dei proprietari dei locali verso le categorie economiche, in pochi hanno risposto all'appello di ricontrattare gli affitti e dal 2022 le locazioni sono tornate a salire, senza nulla cedere, a dispetto di tenere il locale vuoto.

Per molti fiorentini la questione appare di secondaria importanza quasi riguardasse esclusivamente gli operatori economici che svolgono la loro attività quotidiana, sottovalutando il valore aggiunto che ciascun commerciante applica al proprio servizio o prodotto in ragione del canone mensile corrisposto al proprietario del locale nel quale viene svolta l'attività. Più sale il prezzo degli affitti dei locali più aumentano i prezzi di beni e servizi, sono commercianti non volontari di una onlus.

Questo bene o male è il contesto economico, altro è quello urbanistico della edilizia popolare pubblica e privata. Si perché anche l'edilizia privata può essere popolare.

Gli immobili dismessi sono numerosi ad iniziare dal patrimonio immobiliare pubblico che in assenza di manutenzione è rientrato nella classificazione "inagibile". 

A Firenze si sono verificati casi limite come gli inquilini di un immobile Erp che sono rimasti fuori casa per mesi ed altri che temono la ristrutturazione dei propri alloggi perché tremano alla sola idea delle soluzioni alternative.

A più riprese i Movimenti per la casa hanno chiesto di poter avviare modelli virtuosi di autorecupero ma le richieste non hanno avuto seguito.

Molti immobili abbandonati sono stati messi sul mercato e sul mercato sono rimasti a lungo, ed alla fine sono stati trattati da chi li ha rilevati con lo scopo di rientrare dell'investimento. Non c'è da stupirsi se gli alloggi vengono rivenduti a caro prezzo o finiscono nel circuito della accoglienza sicura come quella rivolta a studenti stranieri e turisti, fatta eccezione per la quota parte di social housing e le famose compensazioni che servono spesso a realizzare tutto fuorché altri alloggi. 

A detta degli esperti che più volte si sono confrontati su tutti questi temi ad iniziare dal Sunia, Uppi, Unione Inquilini, Cgil o la Associazione Progetto Firenze attiva nel capoluogo sui temi della vivibilità urbana, sarebbe mancato un vero argine alla deriva sociale, strutturale, economica. Sarebbe mancato un piano strategico per l'emergenza casa in grado di fissare dei paletti inderogabili all'interno di una rete di priorità.

In compenso a Firenze si è parlato molto di Stadio negli ultimi 30 anni, compresa l'ipotesi che un nuovo Artemio Franchi potesse ospitare anche alloggi per giovani coppie secondo il modello delle Murate, unico esempio di rigenerazione urbana che tiene il confronto con le grandi piazze internazionali (col beneficio di inventario della proverbiale critica fiorentina).

Cosa può fare Firenze oggi per essere abitabile domani?


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