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martedì 19 marzo 2024

PAROLE MILONGUERE — il Blog di Maria Caruso

Maria Caruso

MARIA CARUSO - “Una vita da vivere” è il primo libro che ha scritto dopo aver visto il primo cielo a San Felipe in Venezuela ed aver fatto il primo ocho atràs a Pisa. E' in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga. Su Facebook è Marina de Caro

L'etica del tango argentino

di Maria Caruso - giovedì 07 dicembre 2017 ore 12:17

Foto di: Blogs lanacion.com

L’etica del tango è una branca della filosofia che studia i fondamenti razionali che permettono di assegnare ai comportamenti tangueri uno status deontologico, ovvero distinguerli in buoni, giusti, leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi ingiusti, illeciti o sconvenienti secondo l’ideale i comportamento che dovrebbero avere. In pratica studia la condotta tenuta dai tangueri durante le serate in milonga e valuta pertanto i loro comportamenti e le loro scelte. 

Ovvio che l’etica tanguera è definita come un insieme di norme che regolano il comportamento dei ballerini in relazioni agli altri, rispetto al giusto o sbagliato e non tanto, rispetto al bene e al male. Infatti spesso etica e morale tanguera vengono usati come sinonimi ma è bene precisare che esiste una differenza poiché la morale riguarda i valori e le norme che i tangueri si sono dati mentre l’etica tanguera contiene anche la riflessione speculativa su quest’ultimi e cerca di dare una spiegazione logica e razionale su di essi. Tradotto in gergo se si va in milonga si rispettano eticamente le regole ma una volta dentro moralmente sarebbe bene avere un atteggiamento cosiddetto sociale e ballare pertanto con tutti, anche se, non per tutti è così. Ma l’etica tanguera può riguardare anche il punto di vista normativo e sociale. 

Nel primo caso il tanguero/a nel suo agire può provare sentimenti positivi o negativi in base alle sue norme, nel secondo pone invece dei limiti al proprio desiderio individuale per perseguire un obbiettivo maggiore come quello di voler ballare con i più bravi/e. Alla luce di tutto questo per mantenere e perseguire uno stato di maggior benessere e la possibilità di autorealizzarsi i ballerini, dovrebbero coordinare entrambi gli aspetti. Se però, prendiamo anche in considerazione, il diritto-dovere dei tangueri, comprendiamo che tale binomio, garantisce la sicurezza personale e l’ordine nelle milongas. Nella pratica anche se di matematica c’è ne tanta nelle figure fatte dai tangueri, l’etica del tango si orienta a prassi, soprattutto quando si agganciata all’esperienza. 

Ma come possiamo stabilire cosa è giusto moralmente fare o non fare nel tango?. In base alla teologia tanguera un atto è giusto se e solo se, produrrà una prevalenza sul bene rispetto al male (invitate gente, invitate gente!!). In base alla deontologia tanguera invece, le modalità dell’azione e l’azione stessa sono la stessa cosa, per cui essendo questo ballo un ballo sociale, i suoi membri si sono dati l’input di invitarsi reciprocamente indistintamente dal livello di ballo posseduto. Se consideriamo il concetto di utilitarismo del tango argentino la domanda è: A chi è utile il tango?

L’atto di ballare è un bene e il principio base, rimane su questo versante ovviamente. Evidentemente qualche tanguero poco avvezzo o troppo avvezzo, non si pone il problema, se può o non può fare una determinata cosa, non seguendo quello che in generale, fanno gli altri. E se fossimo tutti tangueri cristiani i quali attraverso il tango esprimessimo l’amore verso questo ballo e quindi per il prossimo?. Lo spirito del tango che abita nei cuori dei tangueri, è il principio di tutto il tango perché è Lui che interiorizza la verità del tango stesso. 

L’etica cristiana del tango allora pone al centro, il presente partecipato nelle milongas, che per grazia ricevuta, rende possibile ciò che il tanguero è chiamato a portare avanti durante le tande, con fede, dove trova il suo significato più puro e cioè ballare con tutto il suo sentire e senza secondi fini. Il tanguero è un virtuoso quando non è egoista e promuove l’abbraccio per stare bene e far star bene l’altro. In questo senso il tanguero allora è responsabile, responsabile delle sue azioni e per tanto ha la responsabilità di eseguire i movimenti correttamente, di evitare convergenze e divergenze con gli altri ballerini dentro la ronda. Dovrà essere abile a compiere i movimenti e dovrà fare ciò che è scritto nei codici milongueri. Con il tango, inoltre, alcune emozioni vengono a turbare l’anima e tra esse troviamo il piacere dell’abbraccio, il desiderio di invitare e di farsi invitare, la paura e l’ansia da prestazione e il dolore quando qualcuno involontariamente ci colpisce. 

Il tanguero deve saper gestire queste emozioni. L’unico modo per vivere serenamente, insieme agli amici tangueri, è quello di discutere pacatamente evitando qualsiasi desiderio di prevaricare sugli altri mantenendosi compunti e non sguaiati e non seguire il dettame sconveniente in cui ognuno pensa per se e Dio per tutti. Alla base poi della società tanguera esistono i rituali, ovvero quella serie di comportamenti che regolano i rapporti interpersonali e la prosperità del tango stesso. Arrivare in milonga, cambiarsi le scarpe, mirare, sorridere, socializzare e in pratica star bene nel luogo di culto milonguero, sono tra questi e senza questi non ci sarebbe il tango. Perciò dovremmo applicare la regola d’oro: non fare agli altri ciò che non vorremo fosse fatto a noi. In ultima analisi nelle milongas da me frequentate, i più hanno comportamenti etici tangueri, anche se qualche volta qualche disagio per qualche ribelle o sfacciato l’ho provato.

Maria Caruso

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