Come in birrificio, su Titano fermenta la vita?
di Davide Cappannari - domenica 13 aprile 2025 ore 08:00

Se la vita esiste sulla luna di Saturno, potrebbe somigliare – almeno nei processi – a quelli che sulla Terra hanno reso possibile la produzione della birra.
In un ambiente estremo, privo di ossigeno, gelido e avvolto da un’atmosfera opaca di azoto e metano, la vita – se esiste – non può che cercare strategie semplici ma efficaci per sopravvivere. È questo lo scenario ipotizzato per Titano, la più grande luna di Saturno, da un team internazionale di scienziati guidato da Antonin Affholder (Università dell’Alabama) e Peter Higgins (Harvard University), che ha appena pubblicato su The Planetary Science Journal uno studio sulla possibilità che forme di vita elementari possano trovare spazio sotto la superficie di questo mondo alieno.
Al centro della ricerca, un processo antico e fondamentale: la fermentazione. Un meccanismo metabolico ben noto sulla Terra, che consente agli organismi di trarre energia dalla materia organica in assenza di ossidanti, come l’ossigeno. Lo stesso processo che ha permesso, miliardi di anni fa, l’evoluzione dei primi microbi terrestri, e che oggi è alla base della produzione di alimenti e bevande fermentate – inclusa la birra.
Ma su Titano non ci sono cereali, luppolo né fermentatori di acciaio inox. C’è però una chimica organica complessa, distribuita in abbondanza sulla superficie e in parte, forse, disciolta nell’oceano sotterraneo che si estende a centinaia di chilometri di profondità. È lì, in quella massa d’acqua nascosta sotto strati di ghiaccio, che gli scienziati ritengono possano esistere condizioni compatibili con forme di vita microbica che ricorrono alla fermentazione.
“Ci siamo chiesti se la fermentazione, uno dei processi più primitivi e robusti, potesse essere plausibile anche su Titano”, spiega Affholder. “A differenza di altre ipotesi speculative, questo approccio si basa su un metabolismo noto, semplice e indipendente dalla presenza di ossigeno”.
Utilizzando modelli bioenergetici, i ricercatori hanno stimato che, se presenti, questi ipotetici microbi potrebbero sostenere una biomassa totale di poche libbre – una quantità ridotta, ma sufficiente a rappresentare una forma di vita autonoma. Tuttavia, i limiti sono evidenti: lo scambio tra superficie e oceano è molto lento, e non tutta la materia organica disponibile può essere effettivamente metabolizzata.
Il lavoro propone quindi uno scenario di vita estremamente primitiva, ma biologicamente coerente, su una luna che da tempo affascina gli scienziati per le sue similitudini geochimiche con la Terra primordiale.
In vista della missione Dragonfly della NASA, che nei prossimi anni esplorerà Titano da vicino, lo studio invita a tenere in considerazione la fermentazione come possibile firma biologica. Un’ipotesi che, per quanto modesta, riafferma la potenza di quei processi semplici e ancestrali che, sulla Terra, hanno dato origine alla vita – e, molto tempo dopo, anche alla birra.
Davide Cappannari