Attualità lunedì 24 giugno 2019 ore 18:25
Affitti turistici, Firenze nella bufera europea
Rimbalza da Venezia a Bergamo, passando per Firenze, l'appello ad una regolamentazione stringente delle locazioni turistiche nelle città d'arte
FIRENZE — Chiedono "tolleranza zero" contro gli affitti a breve termine i cittadini di Amsterdam, Barcellona, Berlino, Bordeaux, Bruxelles, Cracovia, Monaco, Parigi, Valencia e Vienna, Firenze, Bergamo e Venezia. I comuni che accolgono l'appello ne caldeggiano vari aspetti, ad esempio c'è chi si concentra sull'aspetto fiscale che tocca il recupero della imposta di soggiorno. E' veramente questo il problema? Non riuscire a recuperare la tassa dai turisti che alloggiano in città?
Gli addetti del settore invitano ad una seria riflessione sul fenomeno, evitando di scivolare semplicemente in una guerra di slogan ed a fare una distinzione ben marcata tra le varie forme di gestione: tra affittacamere, bed and breakfast, Airbnb e tra imprenditori, albergatori ed host. Si tratta di un mercato che è sfuggito alle maglie della burocrazia un po' in tutta Europa poiché è esploso nel silenzio assenso ed all'interno di un clima di crisi economica che per un periodo ha, forse, fatto comodo, offrendo la possibilità a molti giovani disoccupati di ritagliarsi un posto nel mercato turistico e soprattutto una entrata fissa. Oggi al mercato degli affitti brevi sono legate varie figure professionali, da chi gestisce gli alloggi a chi si occupa delle pulizie o della manutenzione, dalla cura dei profili social privati alle tante start up nate per fornire servizi agli host e presentate anche durante le ultime edizioni della Borsa del Turismo Online di Firenze.
Altra faccia della medaglia è la scomparsa di appartamenti sul mercato degli affitti tradizionali e di conseguenza il crollo dell'offerta davanti ad una preoccupante domanda di alloggi a canoni sostenibili. Le associazioni di inquilini ed i sindacati hanno suonato più volte l'allarme sociale puntando il dito contro i "falsi host", i grandi imprenditori con numerosi alloggi all'attivo. La reazione è stata quella di chiedere a comuni e regioni politiche attive di sostegno con contributi per gli affitti ma anche nuove costruzioni di edilizia popolare o maglie più larghe per i recuperi edilizi in autonomia con le spese di ristrutturazione degli immobili abbandonati da decurtare dai costi di assegnazione.
Il Gruppo 25 Aprile, Bergamo Bene Comune e l'associazione Progetto Firenze sono alla testa del gruppo civico europeo che chiede in queste ore alle municipalità delle città d'arte di aderire alla sottoscrizione della lettera inviata al Parlamento Europeo e alla Commissione Europea per imporre un controllo sugli affitti brevi, scongiurando con questo l'orientamento legislativo che vedrebbe le piattaforme di annunci online ridotte a semplici fornitori di dati e non trattati come agenti immobiliari ai quali imporre determinati comportamenti e sanzioni anche di carattere fiscale.
Venezia ha aderito, l'assessore Zuin commenta in queste ore "Abbiamo aderito all'appello perché esiste un problema diffuso di trasparenza sulle transazioni e gli introiti. Abbiamo avviato due anni fa il portale GeoIDS un sistema di verifica e di controllo, anche con la Guardia di Finanza, che ha permesso non solo di localizzare le locazioni turistiche tipo Bed and Breakfast, gli affittacamere, gli alberghi, ma anche ai cittadini di segnalare all'amministrazione casi di abusivismo o situazioni non regolarmente registrate. In due anni abbiamo avuto 900 segnalazioni. Questa attività è uno strumento per far emergere il sommerso e per far entrare maggiori introiti dell'imposta di soggiorno".
Il Sunia di Firenze ha invece, recentemente, puntato l'attenzione sulla diminuzione dei contratti a canone concordato risultando per i proprietari di gran lunga più sicuri e remunerativi i contratti a breve termine. Per invertire la tendenza però sembra non bastare l'imposizione dei divieti, riprova sarebbero gli immobili rimasti sfitti ed abbandonati per anni che oggi gravano sul patrimonio abitativo dei comuni costretti a correre ai ripari per evitare rischi alla pubblica incolumità. Occorrerebbero incentivi e forse anche una visione più ampia del fenomeno che tenga in considerazione vari aspetti, non ultimo la perdita di tutte quelle nuove figure professionali nate intorno ad un business che ha aiutato molti italiani a sopravvivere mettendo a reddito piccole eredità di famiglia. Futuri disoccupati che aumenterebbero le liste di attesa per un alloggio pubblico.
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