Attualità sabato 11 novembre 2023 ore 10:25
Alluvione, più prevenzione a monte contro il clima pazzo
Agronomi e forestali toscani puntano il dito contro i cambiamenti climatici e sottolineano anche l'importanza di creare territori più resistenti
TOSCANA — Dal 2 Novembre la Toscana settentrionale, in particolare in una ristretta fascia di territorio posta fra Livorno e l’alto Mugello, è stata interessata da un evento meteorologico devastante. Le piogge sono risultate molto abbondanti nell’area pratese, dove è caduta in sole 5 ore l’acqua che mediamente piove in due mesi. L’eccezionale intensità del fenomeno ha messo in crisi il sistema regimante dell’intera Val di Bisenzio, con diffuse esondazioni che hanno provocato gravissimi danni. Dopo questo ennesimo evento estremo, collegato alla crisi climatica in atto e quindi destinato a ripetersi a breve in altri territori, i dottori agronomi e dottori forestali della Toscana sottolineano l’importanza della prevenzione “a monte”: per creare territori più resistenti e resilienti è necessario riprogettare la difesa dei versanti, attraverso opere diffuse di sistemazione idraulico-forestale.
"Solo con l’approccio integrato tipico della nostra professione, fatto di cura del territorio in montagna, manutenzione idraulica razionale dei corsi d'acqua e aree di laminazione in pianura si può ragionevolmente sperare di mitigare gli effetti estremi di un clima impazzito", spiega David Pozzi, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Prato, "Una massima che recitavano i nostri vecchi, e che è valida tutt’ora, diceva che 'la pianura si difende dal monte'. Avevano ovviamente ragione: se la pianura oggi piange danni e vittime è perché manca una manutenzione strategica della montagna, dove prevale l’abbandono. La politica deve investire molto più di ora per mettere in sicurezza i territori: noi dottori agronomi e dottori Forestali siamo a disposizione, con tutta la nostra professionalità, per intraprendere questo cammino necessario".
"A questo si aggiunge l’abbandono diffuso delle opere di micro-regimazione, che in secoli di lavoro l’uomo aveva distribuito capillarmente sul territorio. Quello che più sorprende dell’alluvione in Val di Bisenzio è stata l’enorme quantità di sedimenti fluitati verso valle proprio a causa della quasi totale disarticolazione delle antiche opere di regimazione fluviale, come briglie e muri di sponda, realizzate perlopiù in pietrame a secco. Questo ha provocato l’ostruzione di tutti i tombamenti, dai semplici tubi sottostradali ai ponti, con conseguenze disastrose per gli insediamenti, i manufatti e la viabilità" e terminano gli esperti "dopo i soccorsi e la conta dei danni è ora fondamentale pensare al futuro. La nuova normalità climatica metterà infatti ancora a dura prova i versanti delle nostre colline e montagne, generando enormi problemi anche a valle. Per questo è quantomai urgente e necessario lavorare da subito per mitigare gli impatti del riscaldamento globale".
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