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martedì 03 dicembre 2024 ore 19:00

Economia sommersa, giro d'affari da 11,3 miliardi di euro

operaio

Si chiama economia non osservata, e aggrega il valore di attività illecite e sconosciute a livello fiscale. Rapporto Irpet sull'illegalità in Toscana



TOSCANA — Un giro d'affari da 11,3 miliardi di euro che pesa per l'11,7% sul prodotto interno lordo (Pil) della Toscana: è l'economia cosiddetta non osservata, che aggrega attività illecite (il loro giro d'affari è stimato in 1,2 miliardi di euro annui) e altre sommerse perché ad esempio ignote al fisco (10,1 miliardi attribuibili ad esse): è quanto emerge dal rapporto Irpet “Illegalità e criminalità organizzata nell’economia della Toscana” presentato questa mattina a Firenze.

Nel documento gli esperti dell'Istituto regionale di programmazione economica della Toscana mettono a fuoco a livello regionale il dettaglio delle attività illegali o sommerse che generalmente sfuggono aII’osservazione statistica e alle rilevazioni ufficiali.

L'incidenza di queste economie sul Pil regionale è importante ma in linea col dato nazionale: rispetto aII’ItaIia, l’incidenza del sommerso è analoga (o poco inferiore), mentre è superiore l’incidenza dell’attività illegale. 

Tutto sommato, guardando al sistema produttivo, in Toscana è relativamente contenuta l’incidenza delle cosiddette imprese cartiere, ovvero quelle che nascono appositamente "con intentidi evasione, elusione e/o riciclaggio attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti". 

L'incidenza regionale di questo tipo di imprese sul totale è del 3,6% a fronte del 5% in Italia. I settori con valori più elevati in questo senso sono attività finanziarie ed assicurative (6,6%), costruzioni (5,8%) e commercio (5,4%).

E poi però ci sono le ditte 'apri e chiudi', quelle che presentano mortalità anomala con chiusura entro tre anni dalla nascita. Di norma la loro attività è tesa ad eludere gli accertamenti fiscali. Il fenomeno viene rilevato prevalentemente nei settori dell’abbigliamento e della pelletteria e calzature fra Prato ed Empoli). 

Sempre il Pratese è teatro economico di aziende con un numero esorbitante di contratti part time, spesso spia di una volontà datoriale di dichiarare un monte ore di lavoro inferiore al reale: avviene soprattutto nella Toscana settentrionale, quella a più alto tasso di imprenditorialità, e in particolare a Prato supera il 40% dei contratti, con ricorso anomalo a questi contratti nel settore dell’abbigliamento.

I principali reati

E' la contraffazione il tallone d'Achille della Toscana, caso critico per questo tipo di reato con 8 province su 10 che sopravanzano il valore medio nazionale. Firenze, Prato, Grosseto e Livorno si posizionano nel gruppo delle province italiane con i valori più elevati. Firenze ePrato sono coinvolte prevalentemente nella produzione di merci contraffatte, Livorno e Grosseto invece nelle connesse attività di logistica e successiva distribuzione

Anche il dato relativo ai reati di riciclaggio vede la Toscana su livelli relativamente elevati, con tendenza al miglioramento nell'ultimo triennio. La posizione è più critica se si guarda all'incidenza del fenomeno in alcune province: Prato compare tra le prime 5 e a seguire Siena, Firenze e Lucca

Male anche l’indicatore di rischio di utilizzo anomalo del contante (Uif), con le province di Prato e Firenze ai vertici nazionali.

Infine, il numero di reati denunciati relativi al ciclo dei rifiuti colloca la Toscana al 9° posto nell’ordinamento regionale nel 2022: "Nel confronto con le altre realtà del nord - è l'analisi degli studiosi Irpet - la nostra regione mostra valori sensibilmente più elevati in particolare rispetto ad Emilia Romagna, Veneto e Lombardia che hanno tassi pari alla metà di quello toscano. Contesti di particolare criticità sono rappresentati dagli scarti tessili del distretto pratese, dal commercio degli indumenti usati, e dai rifiuti dell’industria conciaria.

Un esercito di lavoratori irregolari

Le stime Irpet quantificano in Toscana un valore aggiunto legato al Iavoro irregolare di 3,6 miliardi, pari al 3,7% del valore aggiunto regionale. Il fenomeno negli ultimi anni è in diminuzione, con l’eccezione del settore agricoltura, dove raggiunge il 17,6% (rispetto al 13,8% del 2000). 

Nell’ambito della manifattura, il distretto pratese rappresenta un’area di particolare criticità. 

Complessivamente, l’evasione contributiva legata al Iavoro irregolare è stimata per la Toscana nell’ordine di circa 604 milioni di euro.

Irpef, Irap, Imu: il peso dell'evasione

Si chiama tax gap, ed è la differenza fra il gettito fiscale teorico e quanto effettivamente poi entra nelle casse pubbliche. Ebbene, questo divario per la Toscana è stimato per l'Irpef nel 19%.

"Livelli più elevati sono riscontrabili nell’area più industriale, quella della Toscana centrale che si sviluppa Iungo la direttrice deII’Arno verso la costa", sottolineano gli studiosi. Tradotto: manca qualcosa più di 2,5 miliardi di euro.

Percentuali affini di tax gap anche per l'Irap (18%) con mancato gettito di circa 210 milioni di euro frutto specialmente dei settori costruzioni e agricoltura, dove supera il 30%, e anche dei servizi

Anche l'Imu è finita sotto la lente dell'Irpet, con mancato gettito di 319 milioni di euro per un tax gap del 23,2% che si presenta più elevato nei sistemi economici locali più urbanizzati e industrializzati delle aree fiorentine, pratesi e pisane


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