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Politica domenica 06 novembre 2016 ore 12:30

Renzi lancia i 28 giorni per cambiare l'Italia

Servizio di Elisabetta Matini

Sul palco della Leopolda l'intervento conclusivo del presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi: sisma, riforme, attacco agli avversari



FIRENZE — E' durato un'ora abbondante il discorso con cui Matteo Renzi ha chiuso la Leopolda 7. Terremoto, edilizia scolastica, politica estera ma soprattutto riforme e politica, con un attacco durissimo agli avversari, dalla sinistra Pd ai partiti di opposizione che, con il loro No al referendum costituzionale, "stanno cercando di bloccare  - ha detto il premier . tutto quello che abbiamo fatto finora". Con un'esortazione finale rivolta al popolo della Leopolda: utilizzare le prossime quattro settimane per informare i cittadini, casa per casa, non solo sui contenuti della riforma costituzionale ma di un'idea di futuro".

La prima parte del discorso del premier è stato incentrato sulla prevenzione e il piano nazionale per la messa in sicurezza da terremoti e alluvioni, partendo da un saluto agli sfollati del Centro Italia.

"Noi siamo donne e uomini e non solo la gente, siamo persone e non codici fiscali - ha detto Renzi - Ricostruire i borghi distrutti dal terremoto, ricostruire la cattedrale di Norcia, è un'operazione politica".

Renzi ha ribadito che gli interventi per la ricostruzione saranno tenuti fuori dal patto di stabilità. Ma lo saranno anche quelli per l'edilizia scolastica. "I nostri figli sono più importanti dei funzionari di Bruxelles".

Poi è tornato allo slogan della manifestazione, E adesso il futuro.

"Abbiamo spesso parlato di futuro alla Leopolda ma nel frattempo un pezzo di futuro lo abbiamo costruito - ha detto Renzi - In  sette anni abbiamo affrontato varie sfide, importanti ma a volte insufficienti. Sette anni anni fa il mondo faceva le risatine sull'Italia. Noi per  cambiare le cose abbiamo dovuto cambiare una classe dirigente. C'è finalmente un dato di cambiamento in Italia, non solo economico anche se il Jobs Act ha prodotto risultati, l'export prima era in modo e adesso è in un altro, abbiamo affrontato il tema dell'evasione: il 2015 è stato l'anno record pe il recupero fiscale grazie all'incrocio delle banche dati".

"IMa il vero cambiamento della Leopoloda è stato l'aver messo al centro l'anima sociale del paese - ha proseguito il premier elencando una serie di provvedimenti - Argomenti che per la politica tradizionale erano sfighe per noi sono diventate sfide. L'Identità sociale del paese, il rapporto interpersonale sono stati messi al centro dalla Leopolda".

Renzi è poi passato alle riforme, dichiarando: "il referendum costituzionale è un derby fra la nostalgia e il domani, fra la rabbia e la proposta. Dobbiamo andare casa per casa per spiegare alla gente la riforma ma anche per spiegare che in gioco c'è il futuro".

Il premier ha speso alcune parole per i poliziotti che ieri si sono trovati al centro degli scontri scoppiati ieri a Firenze durante una manifestazione contro il governo e per il No al referendum.

"Noi stiamo dalla parte dei poliziotti - ha detto Renzi -  Viviamo il tempo dell'odio, è vero. Ma quando si dice di voler difendere la Costituzione e poi ci si incappuccia e si va in piazza a staccare i cartelli stradali e tirarli in testa ai poliziotti, non si difende la Costituzione. Noi stiamo dalla parte delle forze dell'ordine che non meritavano di essere insultate. Se volevano venire alla Leopolda, bastava inviare una mail".

Poi l'attacco ai compagni di partito e alle forze politiche dell'opposizione schierate per il No al referendum sulle riforme costituzionali, da Massimo D'Alema a Beppe Grillo a Silvio Berlusconi.

"Dicendo No a questo referendum si  vuol bloccare tutto ciò che fino ad oggi abbiamo fatto fino ad oggi - ha urlato Renzi dal palco - i leader del No vogliono difendere i loro privilegi e sanno bene che il 4 dicembre è l'ultima occasione che hanno per tornare in pista. Non c'è altro. Ma quale articolo 70!  Parlano da trent'anni e ora dicono che la nostra riforma è frettolosa. Questa è una classe dirigente che ha fallito e continuerà a fallire".

Il presidente del Consiglio ha poi parlato di politica estera, del G7 convocato per il 26 e 27 maggio a Taormina, di cultura.

"Con la cultura si lavora, si cresce dentro, è educazione, gli investimenti in cultura sono motore di sviluppo - ha detto Renzi - E' tutto questo che noi porteremo al G7 di Taormina".

In chiusura l'attacco agli esponenti della sinistra del Pd accusati da Renzi di "voler distruggere il Partito democratico solo perchè hanno perso un congresso".

"Ma noi vinceremo questa sfida - ha sottolineato il premier rivolgendosi al pubblico - E la vinceremo guardando soprattutto alle necessità di chi è rimasto indietro, non facendo convegni ma creando le condizioni per il lavoro, la crescita, semplificando la burocrazia. Per farlo c'è bisogno di voi e non di un uomo solo al comando. C'è bisogno che ognuno si metta in gioco".

"Abbiamo 28 giorni di qui al 4 dicembre, a voi la scelta: guardare i tg e i talk dalla mattina alla sera, assistere a uno show oppure contribuire a mettere in campo un'idea di futuro - ha concluso il premier - Il referendum è un punto di partenza, non di arrivo. Un modo per rendere l'Italia più semplice e credibile. E  sia chiaro che io sono convinto di vincere".


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