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Attualità giovedì 02 gennaio 2025 ore 17:00

Quasicristallo ma terrestre, team di ricerca a un passo dalla scoperta

Un campione conservato al Museo di storia naturale dell'università di Firenze presenterebbe una struttura simile a quella trovata in due meteoriti



FIRENZE — In un campione di roccia conservato al Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, è stata osservata una struttura molto simile a quella dei quasicristalli di origine extraterrestre. A fare la scoperta un team internazionale di ricerca guidato da Luca Bindi, docente di Mineralogia dell'Ateneo fiorentino.

Ma cosa sono esattamente i quasicristalli? Si tratta, spiega una nota dell'università di Firenze, di materiali i cui atomi sono caratterizzati da simmetrie non periodiche, mai osservate nei cristalli tradizionali, e da straordinarie proprietà fisiche, come resistenza e durezza.

Lo studio, spiega una nota dell'Università, ha individuato in un campione di roccia appartenente al Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, una struttura molto simile a quella di un quasicristallo (detta “approssimante”). Questo materiale, rinvenuto a Kalgoorlie (Australia), presenta una struttura non identica ma con caratteristiche straordinariamente simili a quelle dei quasicristalli, di origine extraterrestre, ritrovati in due meteoriti precipitate anni fa in Russia e in Calabria. 

La scoperta, pubblicata sulla rivista American Mineralogist potrebbe suggerire che tali strutture siano molto più comuni in natura di quanto si pensi.

"La possibilità che i quasicristalli siano reperibili in natura è ritenuta, infatti, ancora poco probabile: i quasicristalli terrestri  - spiega l'ateneo- sono stati tutti creati artificialmente. E quelli di origine naturale provengono, appunto, dallo spazio. Tuttavia, il nuovo approssimante di quasicristallo cambierebbe radicalmente questa visione".

“Il materiale ritrovato nel campione è stato analizzato attraverso tecniche avanzate come la diffrazione a raggi X e la microscopia elettronica – spiega Bindi –. Questo materiale potrebbe rappresentare un primo passo per comprendere come i quasicristalli possano formarsi in ambienti terrestri. Inoltre, nella scienza dei materiali il nostro studio potrebbe generare un importante cambiamento di prospettiva e rafforzare la teoria che vedrebbe i quasicristalli esistere in natura in ambienti mai considerati. Infine – conclude Bindi – la nostra scoperta fornisce anche nuovi indizi sulla storia geologica della Terra, aprendo la strada a future indagini scientifiche”.


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