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Attualità sabato 10 dicembre 2022 ore 19:05

Donna vita libertà, Toscana con le donne iraniane

Manifestazione in piazza del Duomo e a Palazzo Strozzi Sacrati a sostegno della lotta delle donne iraniane per la Giornata dei diritti umani



FIRENZE — La Toscana delle Donne ha incrociato il suo percorso con la Giornata mondiale dei diritti umani e si è ritrovata in piazza Duomo a Firenze insieme alle rappresentanti del movimento Donna Vita Libertà di Firenze per esprimere il sostegno alla lotta delle donne iraniane.

Appuntamento stamani 10 Dicembre alle 12 e 30 in piazza del Duomo.

Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha accolto i manifestanti all'interno di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Giunta assieme a Cristina Manetti, Capo di Gabinetto della Regione Toscana. Con il governatore toscano anche il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo e il consigliere Vincenzo Ceccarelli e le assessore Sara Funaro e Maria Federica Giuliani in rappresentanza di Palazzo Vecchio.

La musica del quartetto Gynaikos della Scuola di musica di Fiesole con il “Quartetto in sol maggiore op. 33 n.5” di J. Haydin ha fatto da colonna sonora all'evento molto partecipato.

Sul manifesto che Eugenio Giani ha scoperto sulla facciata di Palazzo Strozzi Sacrati ci sono ragazzini appena adolescenti, in qualche caso bambini, già morti o condannati a morte.

Una manifestazione di forte impatto con decine di giovani iraniani con felpa bianca e scritta in arabo e italiano: legati tra loro con una corda, alcuni hanno un cappio al collo, altri le mani legate, altri ancora una benda sugli occhi, a simboleggiare tortura, condanna e prigionia del regime. 

Occupano l’intero scalone del palazzo, mentre al piano terra suona il quartetto Gynaikos della Scuola di musica di Fiesole che esegue musiche di J. Haydin.

Giani ha dichiarato “Solidarietà a coloro che stanno soffrendo in Iran per una tirannia che il mondo non può più accettare. Dallo sgomento bisogna passare a dare voce alla lotta, alla libertà e ai diritti, dobbiamo stringerci tutti insieme a queste donne iraniane. I morti sono centinaia, non possiamo vedere un paese che porta alla morte i suoi figli minori. Serve una campagna a livello internazionale che blocchi quello che sta accadendo”.

Tanti iraniani che vivono in Italia, molti di seconda o terza generazione, piangono mentre invocano ‘libertà’. Piove in piazza del Duomo a Firenze e la comunità iraniana piange. 

Le giovani donne iraniane prendono voce accanto a Giani, davanti alla platea che inneggia slogan in iraniano e in italiano: “No alla dittatura”. 

“Grazie alla Regione Toscana per aver fatto un atto concreto per dimostrare che sono dalla nostra parte”  hanno detto le esponenti del movimento. 

"Dal 13 Settembre, quando sono scoppiate le proteste contro la teocrazia che guida dal 1979 il paese, in Iran sono stati uccisi almeno 500 manifestanti. Sessantatrè erano minorenni. In 20.000 sono stati rinchiusi in carcere ed almeno 28 persone sono state condannate a morte, solo per aver partecipato a quelle manifestazioni. Undicimila sono stati nei decenni i prigionieri politici annientati" sono i numeri resi noti durante la manifestazione.

Tra le storie raccontate in piazza quella di Asra Panahi, sedici anni, o Kian Pirfala. un bambino di dieci anni, ucciso da un proiettile mentre era in auto con i genitori, Mona Naghib, sette anni, che era in strada con la sorella quando si è accasciata, Meheran, 26 anni, felice perché si stava per sposare e quella maledetta sera era in piazza a festeggiare la sconfitta della nazionale degli ayatollah ai mondiali di calcio del Qatar: ha suonato il clacson della sua auto e gli hanno sparato. Ed ancora Mohsen, primo manifestante condannato a morte e giustiziato, l’8 Dicembre scorso: colpevole di aver bloccato con la sua auto una via ed aver graffiato un poliziotto che lo voleva far arrestare. Era in piazza per protestare contro la morte di Mahsa Amini, la ragazza ‘colpevole’ di aver mal indossato il burqa, la scintilla che a Settembre ha dato inizio ad una rivoluzione. Mohsen è stato accusato e giustiziato. E poi Hamid e Farzaneh Qare Hasanlu, coppia di medici da tutti ritenuti benefattori. Hanno partecipato alla commemorazione di Hadis Najafi, l’altra ragazza uccisa in questa rivoluzione. Lui è stato condannato a morte, lei a 25 anni di carcere. E il figlio di dieci anni è rimasto solo.

Nella Toscana, che per prima nel mondo ha abolito nel Settecento la pena di morte Sanaz Parto, una delle militanti racconta “La protesta – racconta - è nata a Settembre dalle donne, ma ha poi coinvolto tutto il popolo. A noi era chiaro: sapevamo che era l’esplosione di una rabbia cresciuta e covata negli anni. All’inizio è stata descritta come la protesta di donne contro uomini. Ma non era così. Sono partite le donne, ma da subito gli uomini sono stati accanto a loro. Il 90 per cento dei morti sono uomini, i condannati a morte lo stesso. Questo è un regime che opprime tutti e tutti insieme stanno combattendo. Dopo Settembre comunicare con chi è rimasto in Iran è diventato più difficile: il regime ha spento internet. Accedere al web si è fatto complicato e siccome la libertà di stampa non esiste e solo attraverso la rete che ragazze e ragazzi che protestano riescono a raccontare cosa sta succedendo. Qualcuno però ancora ci riesce”. 

Storie e volti che la Toscana ha voluto oggi illuminare. 


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