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Attualità sabato 16 settembre 2023 ore 18:55
Che aria tira in cattedrale? Lo rivela il biomonitoraggio
Utilizzando dei licheni, per la prima volta verrà esaminata l'aria nel duomo di Firenze. Il progetto aggrega studiosi accademici e non
FIRENZE — Saranno dei licheni a rivelare che aria tira nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze. Per la prima volta sarà biomonitorata l’aria all’interno del Duomo grazie a un progetto dell’Opera di Santa Maria del Fiore con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia,l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Siena e l’Accademia Nazionale dei Lincei.
Le indagini si svolgeranno, in parallelo, su due fronti: da un lato sarà effettuato il biomonitoraggio del particolato atmosferico e dall’altro si procederà nell’identificazione e quantificazione dei microrganismi presenti nell’aria ma anche sulle superfici di materiali diversi quali marmi, pietre, laterizi, intonaci, legno e via ispezionando.
Le analisi sul particolato atmosferico bioaccumulato dai licheni permetteranno di determinare qualitativamente e quantitativamente con metodi chimici e magnetici, l'eventuale presenza di metalli inquinanti all’interno della cattedrale di Firenze, discernendone le sorgenti emissive.
I dati ricavati dall’analisi microbiologica daranno informazioni utili per individuare specie potenzialmente dannose per il patrimonio artistico e per la salute umana.
Il biomonitoraggio del particolato atmosferico – che al di sotto dei 10 µm ha effetti dannosi per la salute dell’uomo e insieme ad agenti biologici aerodispersi agisce sulle superfici lapidee ed affrescate, accelerandone il deterioramento - verrà effettuato utilizzando dei licheni (lichen bags) posizionati in vari punti della cattedrale, della cupola del Brunelleschi e in Santa Reparata per la durata di circa tre mesi.
Dove sono stati collocati i licheni
Nella cupola i licheni sono stati posti sui tre livelli dei ballatoi, a 32 metri e a 50 metri di altezza, e alla base degli affreschi, ipotizzando che il flusso d’aria possa trasportare il particolato e i microrganismi dall’esterno, attraverso i portoni, verso l’apice della stessa.
Altri licheni sono stati messi all’interno di Santa Reparata, per delineare le caratteristiche del particolato emesso in corrispondenza dei sistemi di ricambio dell’aria, naturali o forzati.
Altri ancora all’esterno della facciata del Duomo e della Gabbia dei Grilli, per individuare le caratteristiche del particolato atmosferico in ingresso nel monumento.
Così la scienza aiuta l'arte
Per la parte microbiologica, i microrganismi saranno raccolti dall’Università di Firenze, negli stessi luoghi dove sono posizionati i licheni, direttamente su piastre con terreni nutritivi per funghi e batteri, ai fini della loro coltivazione, e su filtri microbiologici (diametro 0.2 µm) ai fini dell’estrazione del Dna totale per l’analisi metagenomica.
“Stiamo lavorando costantemente con atenei e altri istituti - spiega Luca Bagnoli, presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore - su ricerche e sperimentazioni finalizzate alla conoscenza e alla conservazione del nostro patrimonio. Questa ricerca, in particolare, potrà costituire un indispensabile complemento alle attività di monitoraggio e manutenzione che costantemente portiamo avanti facendo attenzione alle più moderne tecnologie e alle più recenti scoperte".
“L’impiego dei licheni ha una lunga tradizione nel biomonitoraggio ed è legato alla loro efficacia nella ritenzione di componenti aerodisperse”, spiega Aldo Winkler, fisico dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
"In ambito dei Beni Culturali - prosegue - abbiamo utilizzato questo metodo multidisciplinare, ad oggi, presso la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, nelle logge affrescate da Raffaello della Villa Farnesina e sul colle Palatino del Parco Archeologico del Colosseo a Roma, e nei Musei di Storia Nazionale e delle Belle arti di Buenos Aires, con lo scopo di controllare, con metodi non invasivi e biologici, la diffusione delle polveri inquinanti all'interno dei beni culturali inseriti in contesti fortemente antropizzati”.
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