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Attualità mercoledì 23 marzo 2016 ore 15:54

"Votiamo sì per fermare uno scempio preistorico"

Il coordinamento 'Vota Sì per fermare le trivelle', composto da diverse associazioni, ha ribadito la sua posizione: "Basta con le energie fossili"



FIRENZE — Un si per fermare le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia, 22 chilometri, nel mare italiano.

Il governo italiano, con un emendamento alla legge di stabilità 2016, ha vietato tutte le nuove attività vicine alla costa. 

Il referendum vuole fermare le trivellazioni che sono state ritenute legali dal governo. Queste attività riguardano i 35 permessi già rilasciati e ritenuti dal governo ancora validi "fino a vita utile del giacimento".

Queste 35 autorizzazioni sono così distribuite: tre si riferiscono a piattaforme inattive, una è in sospeso fino al 2016, cinque hanno fermato la produzione nel 2015. Le altre 26 concessioni attive operano nel mare Adriatico, nello Ionio e nel Canale di Sicilia. In totale sono 79 piattaforme e 463 pozzi.

Le 79 piattaforme soggette a referendum producono il 27 per cento del totale del gas (1,84 miliardi di standard metri cubi) e il 9 per cento del greggio (542mila tonnellate di petrolio) estratti in Italia. 

Rispetto ai consumi il petrolio estratto in Italia entro le 12 miglia rappresenta meno dell'un per cento (ne vengono consumati 57 milioni di tonnellate). L'incidenza del gas estratto entro le 12 miglia rispetto a quello consumato in Italia è invece del tre per cento.

Oltre a questo le stime del Ministero dello sviluppo economico stima che nei fondali italiani ci siano petrolio e gas sufficienti per soddisfare il fabbisogno nazionale rispettivamente per sette settimane e sei mesi.

Partendo da queste basse percentuali di incidenza il cooordinamento fiorentino del Sì al referendum del 17 aprile, composto da varie associazioni tra cui Arci, Legambiente, Greenpeace, WWF, Comitato No tunnel Tav, Perunaltracittà, Comitato No Inceneritore, Cub, Comitato No Aeroporto e  Lav ha detto: "È un referendum strategico per il futuro energetico dell'Italia - hanno detto Marco Catellacci del coordinamento, Fausto Ferruzza di Legambiente e Marco Andrei di Arci - non conviene adattarsi un momento di più a un modello economico basato sulle energie fossili. Un sistema che ha causato guerre, inquinamenti globali e terrorismi. Guardiamo al futuro e pensiamo ad un mondo più pulito, più equo e più avanzato".


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