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Attualità lunedì 07 giugno 2021 ore 19:19

Sì alla società pubblica per gestire Publiacqua

Il Consiglio ha approvato la holding pubblica per raggruppare in un unico soggetto la maggioranza delle quote di Publiacqua suddivise fra 48 comuni



FIRENZE — Il Consiglio comunale di Firenze ha votato il via libera alla costituzione di una società pubblica pluri-partecipata che gestisca le quote pubbliche di Publiacqua. 

E’ stata approvata dal Consiglio comunale la delibera dell’assessore alle partecipate Federico Gianassi che prevede la partecipazione del Comune di Firenze ad una costituenda holding interamente pubblica che possa raggruppare in un unico soggetto la maggioranza delle quote di Publiacqua attualmente suddivise fra 48 diversi Comuni. 

Nicola Armentano e Letizia Perini, capogruppo e vicecapogruppo Pd hanno commentato “Quanto approvato oggi in Consiglio comunale è un passaggio importante nel futuro dei servizi del Comune di Firenze. Con la nuova holding dei soci pubblici di Publiacqua andiamo a rafforzare il ruolo dei soci pubblici nei confronti del socio privato all’interno di Publiacqua. Un atto che garantisce una riorganizzazione e di conseguenza un rafforzamento della gestione del servizio per poter avere, siamo convinti, quell’elevato livello della qualità, delle infrastrutture e quel monitoraggio costante che giustamente i cittadini si aspettano, una capacità di ascolto e di risposte al territorio ancora più efficace. Diamo gambe oggi a un’idea che il sindaco Nardella propose a suo tempo. L’aggregazione è un passo fondamentale di un percorso che stiamo portando avanti con costanza”.

Le reazioni

I consiglieri di sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu hanno commentato “Nessuno dei nostri emendamenti e ordini del giorni è stato accolto, nell’ambiguità del Partito Democratico si legge la chiara volontà di creare una multiutility con cui continuare a fare profitto sui servizi e i bisogni delle persone. Oggi non si è votato per rafforzare il pubblico, si è data più autonomia a chi governa, togliendo strumento ai consigli e restringendo i margini della democrazia, partendo da quel bene comune su cui la cittadinanza si è espressa dieci anni fa con un referendum: l’acqua. Il Partito Democratico racconta che stiamo parlando di altro, ma è evidente che è solo un modo per rimandare le questioni il più possibile, per poi porre il territorio di fronte a un’operazione compiuta. Magra soddisfazione è aver costretto la maggioranza a uscire dalle ambiguità, anche se la comunicazione ufficiale andrà in una direzione di fumose prospettive, con cui si vuole avere la possibilità di continuare a trarre dividendi dai beni. La maggioranza ci dice: ora il pubblico potrà parlare con una voce sola. Peccato che sarà un’unica voce, un’unica posizione, che rimuoverà chi non concorda, chi ha visioni diverse, dentro i consigli comunali e tra i comuni. Nel 2020 avevamo votato a favore dell’indirizzo di scioglimento del Patto Parasociale di Publiacqua, perché era un atto che apriva alla possibilità di una effettiva ripubblicizzazione del servizio idrico. Nel frattempo le denunce dei movimenti per l’acqua pubblica sono state confermate: si vuole una multiutility e l’atto di oggi, senza emendamenti, serve solo a proseguire nella direzione di chi vuole fare profitto sull'acqua e sui bisogni delle persone. Non ci stiamo”.

“Ne faranno parte - ha spiegato la vice presidente della Commissione controllo Francesca Calì - soltanto i soci pubblici di Publiacqua, ovvero i Comuni. Si creerà, così una aggregazione per essere più forti e rafforzare il ruolo dei soci pubblici nei confronti del socio privato all’interno di Publiacqua. Non capiamo le polemiche portate avanti dal gruppo della sinistra. Capiamo invece l’imbarazzo che possono aver trovato i consiglieri della sinistra - conclude la vice presidente - che avrebbero dovuto votare una delibera che costituisce una società pubblica all’interno di Publiacqua”.


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