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Attualità giovedì 01 ottobre 2020 ore 12:52

Senza visitatori sono comparsi i guai del turismo

I grandi flussi turistici sono spariti mettendo in mostra le criticità del settore che non riesce a risollevarsi dopo il crollo della domanda



FIRENZE — Pandora ha aperto il vaso ed il turismo al tempo del Covid-19 non è più un'isola felice. Nel capoluogo toscano i primi alberghi e ristoranti hanno gettato la spugna, travolgendo dipendenti diretti e l'indotto fatto anche di cooperative di servizi impiegati nei settori di supporto quali pulizie e facchinaggio. A chiudere i battenti sono stati alberghi a 5 Stelle mentre hanno annunciato la chiusura storici locali come il Gran Caffè San Marco nella piazza che ospita la Galleria dell'Accademia ed il Museo del Beato Angelico, da city della Cultura a "squallida periferia" così definita dall'amministratore della storica attività. 

Le vertenze aperte nel fiorentino vedono i sindacati trattare il tema della "crisi da Covid-19" quasi come un aspetto secondario rispetto alla gestione dei rapporti di lavoro: si va da trattative per ridurre canoni di affitto da migliaia di euro ad appalti di lavoratori in cooperativa sottoposti a contratti resi meno critici dal periodo d'oro dei flussi da milioni di visitatori. 

Meno biglietti per i musei maggiori equivalgono ad una prospettiva oscura per i "fratelli minori" che da anni chiedevano di essere inseriti nei grandi circuiti di visita. Una richiesta caduta spesso nel vuoto per la precedenza data ai grandi attrattori quali gli Uffizi, fino a quando nel pieno lockdown non è stato proprio il direttore Eike Schmidt a suonare la sveglia "Dobbiamo cambiare prospettiva e creare un nuovo modello turistico di qualità". L'obiettivo, mettere al bando il turismo "mordi e fuggi" inteso non solo a livello di camere affittate per una notte o consumazioni da street food ma ponendo lo sguardo su itinerari di visita fin troppo popolari ed inflazionati. Alla sveglia di Schmidt ha fatto eco il primo cittadino di Firenze cui sono seguite le aspettative dei fiorentini che con i turisti hanno un rapporto di amore ed odio.

Da un recente sondaggio dei Ristoratori Toscani è emerso un crollo del fatturato fino all'80 per cento, il primo a lanciare un grido di aiuto era stato il portavoce dell'Associazione che rappresenta 15.000 imprenditori regionali e non più tardi di domenica scorsa Pasquale Naccari mostrava sui social il suo locale di Via Gioberti completamente vuoto nell'orario di cena.

In questo scenario apocalittico, con il potere di acquisto dei turisti italiani ed europei ben sotto la media dei cugini transoceanici, oltre le famiglie degli albergatori e dei ristoratori ed i piccoli proprietari che hanno investito nel settore dell'accoglienza turistica non mancano le guide che hanno segnalato di aver subito l'assedio degli abusivi, dai tour operator gratuiti di ultima generazione, salvo la mancia, agli improvvisati che oltre al trasporto passeggeri offrono aneddoti di storia locale.

Il presidente dell'associazione Guide Turistiche Italiane, Simone Fiderigo Franci, ha rivolto un appello alla Regione Toscana "Siamo lavoratori percepiti come ibridi, pensati con l'ombrello in mano davanti al Duomo per richiamare i gruppi di turisti. Nulla di più sbagliato. Noi ci formiamo, informiamo, studiamo. Il comparto del turismo, anche in Toscana, sta soffrendo enormemente. A patire sono soprattutto le città d'arte, da Firenze a Lucca, Pisa, dove non fanno più tappa gli stranieri e dove non hanno deciso di trascorrere le proprie vacanze gli italiani, che sempre desiderosi di raggiungere altre mete sono saliti su aerei che li hanno portati altrove. E così, a pagarne le spese sono state le strutture ricettive, i musei vuoti e noi guide turistiche abilitate. Noi che siamo divulgatori di conoscenza, storia, costume, che non possiamo essere sostituiti da un App e neanche da un catalogo. Noi che da anni sosteniamo l'utilità di un patentino nazionale, riconosciuto da una legge del 2013 rimasta fin qui inapplicata. In Italia non c'è un elenco nazionale delle guide. Questo significa che non solo noi non riusciamo a contarci, ma che in un contesto di emergenza sanitaria come quello del coronavirus, le istituzioni non sono in grado di stabilire quante risorse mettere a nostra disposizione alla voce sostegno al reddito". 


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