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Attualità mercoledì 08 settembre 2021 ore 12:27

Rara opera dantesca donata agli Uffizi

La raffigurazione pittorica del conte Ugolino della Gherardesca, raccontato nella Divina Commedia da Dante Alighieri, rappresenta una rarità



FIRENZE — Le collezioni delle Gallerie degli Uffizi si arricchiscono di una rara opera dantesca, il conte Ugolino di Fra' Anselmo, al secolo Donato Mascagni. In occasione delle celebrazioni per il Settecentenario della morte di Dante Alighieri, il museo ha ricevuto il dono dai Friends of the Uffizi Gallery, il ramo americano degli Amici degli Uffizi.

Il dipinto è legato alla Divina Commedia, al XXXIII canto dell’Inferno. 

Il valore dell’opera è dato dal fatto che del Medioevo si conosce un numero cospicuo di illustrazioni della Divina Commedia su carta, mentre fino all’Ottocento le rappresentazioni in pittura o scultura di episodi danteschi costituiscono una vera e propria rarità.

L’opera di grandi dimensioni verrà presto esposta, in via temporanea, nella sala della Niobe al secondo piano della Galleria delle Statue e delle Pitture, dove rimarrà fino alla fine dell’anno dantesco.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt ha detto “Proprio nell’anno di Dante, grazie al generoso dono da parte dei Friends of the Uffizi Galleries, il Museo si arricchisce di un’opera rara e sofisticata, in passato esposta al pubblico solo in occasione della grande mostra sul Seicento fiorentino a Palazzo Strozzi, nel 1986. È una testimonianza precoce della fortuna della Divina Commedia nella cultura figurativa monumentale: prima di questo dipinto, soltanto Pierino da Vinci - in un bassorilievo in bronzo ora nella collezione del principe di Liechtenstein - si era cimentato proprio nella scena del Conte Ugolino, un soggetto che solo dalla fine del Settecento sarà spesso frequentato”.

La presidente degli Amici degli Uffizi Maria Vittoria Rimbotti ha aggiunto “È stato grazie all’associazione no-profit a noi affiliata Friends of the Uffizi Gallery che siamo riusciti ad acquistare e donare agli Uffizi ‘Il Conte Ugolino’ del Mascagni. Quest’opera, che ricorda un personaggio toscano contemporaneo a Dante Alighieri, fa parte di Firenze ed è giusto che ai fiorentini sia tornata”. 

Protagonista il conte Ugolino Della Gherardesca, colpevole di tradimento della patria: peccato massimamente infame nella visione di Dante, che per questo lo precipita nel nono cerchio, il più profondo e vicino a Lucifero. Nella realtà storica il nobile pisano venne rinchiuso insieme a due figli e due nipoti nella Torre Muda a Pisa, e lì condannato a morire di fame. Il Poeta narra la vicenda concludendola con il celebre verso “Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno”, ricordando come Ugolino per disperazione si fosse cibato della carne dei congiunti: una parte della storia efferata e cruenta che l’artista ha evitato, preferendo il momento non meno drammatico delle ultime fasi della loro lenta agonia. 

Nel dipinto viene rappresentata la scena che precede il tragico epilogo, quella corrispondente alla terzina “come un poco di raggio si fu messo/nel doloroso carcere, e io scorsi/per quattro visi il mio aspetto stesso”. 

Fra’ Arsenio, al secolo Donato Mascagni, entrò nella comunità eremitica dei Servi di Maria di Montesenario nel 1605; dal 1608 al 1614 fu interno nel convento fiorentino della Santissima Annunziata, dove realizzò ‘Il Conte Ugolino’.


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